L’uomo con il cappello (prima parte)

Quella sera Luis stava tornando a casa furibondo. Aveva litigato per l’ennesima volta con Mark, il suo capufficio. Non solo doveva sopportare il fatto che era riuscito a rivestire il prestigioso incarico che spettava a lui, ma non passava giorno che quello non lo criticasse anche in pubblico redarguendolo come fosse l’ultimo arrivato. Doveva trovare una soluzione: come il coraggio di licenziarsi.
Così Luis entrò nel parcheggio di casa. Sinclair, il suo vicino, aveva come al solito parcheggiato male la sua autovettura invadendo parte del suo stallo, cosa che impediva di fatto di poter sistemare la propria. Era già successo tante altre volte e questa era solo l’ultima tra le tante angherie che aveva dovuto sopportare. Sinclair lo aveva preso di mira fin dal primo giorno in cui si era trasferito in quel condominio. Una volta aveva trovato il suo zerbino inzuppato di urina e un altro giorno la sua posta tirata fuori dalla cassetta e sparpagliata per tutto l’androne; per non parlare di quando anche di notte, con la scusa che la propria mamma anziana era sorda, teneva la televisione a tutto volume. Luis aveva cercato di farlo ragionare, ma era solo servito a farsi insultare, per il colore della sua pelle, aveva detto una sera Sinclair fuori dai denti con gli occhi che facevano paura, e così Luis non era riuscito a caverne nulla. Una giornata perfetta, quella, niente da dire, pensò mentre usciva nuovamente dallo spiazzo del caseggiato per trovare un parcheggio.
«Io posso risolvere il suo problema» si sentì dire da un uomo che, il giorno seguente, si era messo a sedere al suo tavolino al bar mentre Luis cercava di far colazione.
«Come dice, scusi? Lei chi è?» gli chiese mentre stava sorseggiando la sua spremuta di pompelmo.
«Non ha importanza chi sono…» ribatté lo sconosciuto.
Il tipo che lo guardava attraverso gli occhiali da sole griffati aveva un’età indefinibile, un viso qualunque, un cappello a larga tesa che gli copriva parte della fronte spaziosa e una sciarpa di seta azzurra attorno al collo. Nonostante facesse freddo portava solo una giacca leggera.
«Mi dia il consenso e la libererò del suo capufficio…» seguitò ancora.
«Ma cosa dice? Se ne vada per cortesia! Mi lasci in pace.»
L’uomo dal cappello non aggiunse altro e se ne andò.
Trascorsero altri mesi da quel giorno e, se solo fosse stato possibile, la situazione in ufficio peggiorò. Ora Luis era stato demansionato oltre che essere stato fisicamente spostato in un altro ufficio, piccolo e angusto, al primo piano. Non veniva neppure più invitato alle riunioni ed era stato pressoché estromesso da ogni potere decisionale. Tutti i colleghi lo sollecitavano a reagire, invitandolo a rivolgersi ai sindacati, a intraprendere una vertenza. Lui però non se la sentiva. Non era nel suo carattere. E così, a poco a poco, scivolò in una cupa depressione senza apparente via di uscita. Era dimagrito parecchio e non dormiva più.
«Mi dia il consenso» ripeté l’uomo con il cappello sedendosi nuovamente, dopo tanti mesi, allo stesso tavolino di quel bar. Luis alzando gli occhi lo riconobbe a stento. Il cappello che calzava era sempre lo stesso, ma l’uomo, dall’aria sinistra e gelida, si era fatto crescere barba e baffi.
«Ancora lei! Ma cosa vuole?»
«Mi dica che posso farlo e io la sbarazzerò da quell’uomo… lei non può andare avanti così. Presto si ammalerà se non è già troppo tardi.»
«A parte che quello che mi sta chiedendo è un reato… non vedo perché lei si deve fare i fatti miei; e poi io non ho soldi da darle…e certamente non sono in grado di restituire, come dire…, il favore!» sbottò Luis meravigliandosi di aver pronunciato quelle parole.
«No, niente soldi e non mi dovrà alcun favore… diciamo piuttosto che è lei che sta facendo un favore a me.»
«In che senso? Non capisco.»
«È complicato da spiegare. È una cosa mia. Lei pensi solo a dirmi che lo posso fare e io le risolvo per sempre il suo problema. Lei avrà il posto da CEO che le spetta. E nessuno collegherà mai la morte del suo capufficio con me e tantomeno con lei… È un lavoro pulito. Sono un professionista. Lavoro in questo settore da sempre. Ho i miei vantaggi. Non mi dovrà nulla.»
Luis non sapeva cosa rispondere. Si accorse di lì a poco che gli era passato l’appetito. No, non poteva accettare una simile offerta. Era contro ogni suo valore e principio. Alzò gli occhi dal piatto che aveva appena scansato ancora ingombro di cibo. Ma l’uomo con il cappello era di nuovo sparito.

Continua la prossima domenica --> L'uomo con il cappello 
(seconda e ultima parte)

7 pensieri su “L’uomo con il cappello (prima parte)

  1. Trovo notevole il particolare del cappello a larga tesa sulla fronte spaziosa. Comunque la storia mi sembra arrivata a un ben preciso bivio, e sono curioso di vedere quale sentiero sceglierai per proseguire il cammino.

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