Seppur seduti a due tavoli separati, nel bar pieno di gente, si trovavano così vicini da sembrare insieme. Lei leggeva un tascabile con le pagine ripiegate di una pagina sotto quelle ancora da leggere. Teneva il libro appena sopra una tazza di tè chiaro dove galleggiava una fetta di limone.
«Insomma!!!» sbottò lei all’improvviso posando con una certa forza il libro sul tavolino. Il cucchiaino sobbalzò sulla ceramica. «Cos’è che ha da fissarmi?»
«Oh, mi scusi. È che lei… lei…» l’uomo pareva annaspare «…ha diverse parti del suo viso che mi ricordano alcune persone che sono state molto importanti per la mia vita». La donna dai lunghi capelli ramati inclinò appena la testa alzando le sopracciglia finissime. «Sì, voglio dire…» proseguì ancora l’uomo «ha le labbra della mia prima ragazza da adolescente e di cui ero follemente innamorato; ha gli occhi di mia madre e il naso di una mia carissima amica, che purtroppo non c’è più». La donna cambiò espressione. Prese il cucchiaino dalla tazzina e cominciò a spingere la fettina di limone sotto la superficie del tè. «Mentre le orecchie…» fece lui abbassando il tono della voce e tornando a consultare il menu «…beh le orecchie non si vedono bene… non saprei dire». La donna fece prima un movimento nervoso della testa per liberarsi il viso dai capelli, poi con un gesto sincrono di entrambe le mani spostò i capelli all’indietro mostrando orecchie piccole e aggraziate.
«Uhmm… sì, forse quello di sinistra… ma non ne sono molto sicuro» fece l’uomo dando una fuggevole occhiata.
«Come? Vorrebbe forse dirmi che ho le orecchie diseguali?»
«Certamente no, è solo una questione di luce».
«Quindi secondo lei, avendo il viso che le ricorda più persone, sarei una persona comune?!?».
«Affatto, è proprio il contrario: la cosa che sorprende di più è che una donna sola riesca a ricordarmi tante persone così straordinarie… lei stessa quindi lo deve essere a sua volta».
La signora si azzittì, bevve il suo tè. Intanto il libro si era richiuso da solo facendo perdere il segno. Posò quindi la tazzina:
«È la tecnica di abbordaggio più strampalata che io abbia mai sentito» fece trattenendo a stento un sorriso.
L’uomo contraccambiò, appena, rimettendosi a leggere il menu. «Sì, però ha funzionato».
Quando posti? Non ho più niente da leggere…. 🙂 TT
concordo con 1# , ti avviso che da questa settimana il nostro blog dsarà più dinamico e leggero e rinnovato graficamente a presto
E il nuovo post? O _ O
E’ stato comunque utile rileggerlo.
Un saluto, c’è un pezzo mio nuovo sul bistrot.
ti è dunque andat sempre bene, bric? abbracciomattutino
simpatica, però non mi ero accorta fosse una tecnica di abbordaggio, pensavo a chissà quale finale! ciao
ciao mio caro, sempre impegnato eh?
FANTASTICO!
è assolutamente necessario bere più te!
ti ho scoperto ieri per caso, sono affascinata da come scrivi. e grazie per le dritte del blogtale!
E’ proprio vero che per attrarre l’attenzione di una donna un poveraccio non sa più cosa inventarsi…
Magari sono le tecniche che usi tu… 🙂
Formidabile 🙂
Raccontare storie è il tuo istinto. Di qualsiasi tipo. Hai una specie di benedizione, sai?
Intanto ti rimando al mio blog, anche lì ho inserito dopo qualche tempo una nuova storia. Più oscura. Ma io sono fatto così.
Saluti e ossequi.
Che sfizio, quando si usa la fantasia per “attaccare bottone” di solito nella realtà si ritrovano sempre frasi fatte…