L’uomo del jogging (prima parte)

joggingL’uomo di mezz’età entrò nel vasto e attrezzato negozio di articoli sportivi con atteggiamento reverenziale come se si trattasse di una chiesa. Di stazza corpulenta, una pancetta messa in evidenza da una t-shirt un po’ troppo stretta, si avvicinò con circospezione al bancone più vicino evitando di proposito la commessa bionda e carina che, con la sua spigliatezza e avvenenza, lo metteva a disagio.
«Buongiorno, in cosa posso esserle utile?» disse il giovane palestrato, sbucato dal nulla, lo sguardo franco e un sorriso mascellare contagioso.
«Volevo… volevo tutto l’occorrente per fare jogging…» fece l’uomo quasi sottovoce.
«È nel posto giusto, signore, abbiamo tutto quello di cui ha bisogno…»
«Ah, bene» rispose quello rinfrancato.
«E… a cosa pensava?» chiese il ragazzo chinandosi un poco verso il cliente e assumendo un’espressione complice. «A un long jog lento o long jog progressivo o piuttosto a un fartlek breve
«Eh?» fece l’uomo a bocca aperta come se il commesso improvvisamente avesse iniziato a parlargli in finnico.
Vista l’espressione dell’uomo, il ragazzo cambiò tattica.
«Ha mai praticato questo sport?» Il tono adesso era ancora più paziente, frutto di ripetuti corsi intensivi su come trattare la clientela complicata.
L’uomo scosse con forza la testa che produsse lo stesso rumore delle guance di uno shar pei bagnato quando si scrolla.
«Non si preoccupi» fece il ragazzo che in quel momento comprese che sarebbe stata una cosa lunga «Noi siamo qui per questo, per aiutarla, passo dopo passo», e qui fece il gesto con le dita per far capire al suo interlocutore di aver fatto un gioco di parole (il suo istruttore on-line sarebbe stato fiero della sua strategia, pensò) «Le faremo apprezzare le gioie del jogging. Il nostro motto del resto è: ‘Jog is not a Job’»
«Ah, bene» rispose di nuovo l’uomo.
Il commesso sparì nel retrobottega da cui riemerse, in un lampo, con pantaloni elasticizzati e corsari, t-shirt tecnica, canotta, maglia a manica lunga in elastene riflessivo traspirante, giacca kiprun, antivento e scarpe da jogging ammortizzate e performanti. Tutto rigorosamente della taglia giusta. E un dépliant.
«Le do, giuste le dinamiche virtuose del customer care del nostro negozio, anche questo nostro ricco dépliant dove è spiegato, con linguaggio chiaro e immediato, tutti i possibili rischi del jogging fai da te, in quanto, come risulta da una recente indagine demoscopica di una Università del Michigan, il 67,42% dei dilettanti, se non ben orientato e consapevolmente informato, può andare incontro nei primi giorni a lesioni tendinee, strappi muscolari e fastidiosi crampi; è per questo che qui si consigliano indispensabili corsi di training che può ascoltare comodamente in podcast anche mentre corre con gli auricolari…»
«In podcast…» ribadì meccanicamente l’uomo un po’ disorientato.
«E in questo stesso utilissimo dépliant» che il commesso consegnò finalmente nelle mani oramai sudate del suo interlocutore «ci sono anche gli indirizzi di esperti podologi cui rivolgersi per uno studio accurato della postura da corsa… ma anche per stipulare convenienti polizze assicurative con compagnie che con Noi sono convenzionate e questo per l’ipotesi che poi ci si faccia male davvero.» Il sorriso ora arrivava fino alle orecchie aderenti a una testa perfettamente scolpita che trasmetteva forza e fiducia.
«Sì, molto utile…» fece il cliente interdetto «d’accordo, molte grazie, mi faccia pure il conto…»
«Non vuole provare quello che le ho portato?»
«No, sono sicuro che mi andrà benissimo…» disse l’uomo che ne aveva abbastanza; la sua voce gli era però uscita dalla gola in falsetto tanto che la commessa, carina e bionda e poco lontana, si era interrotta dal servire una donna davanti a lei e si era messa a fissarlo come se gli si fosse appena appollaiata una gallina sulla testa.
L’uomo diventò rosso. Finse a quel punto una disinvoltura impacciata sfilando dal portafogli la carta di credito. Ma poi il portafoglio gli cadde per terra seguito poco dopo anche dalla carta di credito. Poi, recuperati entrambi gli oggetti, sotto lo sguardo di sufficienza della ragazza conturbante, posò la carta di credito sul bancone, accorgendosi solo in quel momento però che la t-shirt era salita a mostrare uno sgraziato ombelico assediato da forte peluria scura.
Il commesso davanti a lui, anziché muoversi per andare alla cassa, si mise a fissarlo.

per la seconda e ultima parte a domenica prossima --> L'uomo del 
jogging (seconda e ultima parte)

14 pensieri su “L’uomo del jogging (prima parte)

  1. Nella prima parte regna l’imbarazzo per cose minime quali l’ombelico sgraziato…mi aspetto che nella seconda parte ci sia una ripresa di fiducia per il povero ombelico…ahahahah
    BEL PEZZO
    Notte!!!

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