Riti di primavera

 

“Dammi un chilo di pere Decana, Sisto” gli dissi lasciando passare la signora, prima della fila, che era stata appena servita. Il negozio di ortofrutta di Sisto era, come al solito, pieno di gente.
“Ne ho di meravigliose… che cosa prepari di bello?”
“Voglio provare una nuova ricetta che ho letto ieri su di un giornale: risotto di pere allo zafferano e pinoli. Ho degli ospiti e volevo offrire loro qualcosa di innovativo. E quello cosa sta a significare?” chiesi io, cambiando discorso e indicando un cartello, appena dietro di lui, con su scritto ‘Cercasi neonato per l’Ostensione’.
“E’ l’Ostensione per i riti scaramantici della primavera. Per propiziarsi un buon raccolto, dopo la semina, da questa parti si va in giro, podere per podere, a mostrare, alla terra, un bambino appena nato, in modo che la forza e l’energia della nuova vita si trasmettano alle sementi già gettate affinché diano i frutti sperati.”
“A me sembra solo superstizione!”
“Forse un tempo lo era, ora alla cerimonia interviene finanche un prete, che benedice pure le zolle.”
“Ah!” feci io “parli di padre Ercole?”
“Sì. E’ stato lui che ha introdotto questa usanza per sostituire quella precedente…”
“Che sarebbe?”
“In quella precedente la ‘consacrazione’ la facevano gli stessi contadini sgozzando un agnello. Mettevano il sangue in un secchio e poi dopo aver intinto una zampa nel secchio ‘benedivano’ i campi lavorati.”
“Sì, effettivamente questo rito” dissi io assaggiando la consistenza di un cavolo cappuccio “mi sembra ancora più pagano dell’ostensione oltre che più crudele.”
“Ma questo è niente, fino a qualche decennio fa, c’era l’abitudine, sempre in questo periodo e come auspicio beneaugurale, di inchiodare alle porte dei granai, per le ali, un pipistrello vivo, in modo fa scacciare gli ‘aliti cattivi’ della terra.”
“Inchiodare un pipistrello vivo? Ma che schifo! E soprattutto che barbarie!”
“Pensa che si dice che questa sia una tradizione antichissima, che risale addirittura all’epoca romana. A quel tempo, alle porte dei granai, inchiodavano però i cristiani, portava bene, sembra, e i contadini erano convinti che quando il poveretto, dopo giorni di agonia, moriva, il suo spirito rimaneva a vegliare il corpo allontanando così, per un periodo di tempo sufficiente alla germinazione delle sementi, le avverse forze del male.”
“Non ho parole Sisto…” dissi sconsolato.
“Bieca superstizione, hai ragione. E anche tempi terribili, quelli. Per fortuna ora non è più così. Non bisogna essere superstiziosi! E’ proprio sciocco!”
Così sentenziando, mi consegnò il sacchetto pieno di pere, mentre io gli diedi i soldi. Ma mi accorsi che Sisto prese le banconote con la sinistra passandole poi alla destra. Quindi le posò sulla cassa per poi riprenderle ancora con la sinistra e riporle finalmente dentro al cassetto.
“Come mai fai tutto questo movimento con il danaro?”
“Quale movimento?”
“Di prendere i soldi con la sinistra per poi passarle alla mano destra e poi ancora alla sinistra…”
“Ah, quello! Non so, ho visto che mi porta bene…”


11 pensieri su “Riti di primavera

  1. ciao briciola, non avrei mai messo in dubbio che una persona fantasiosa come te avrebbe riconosciuto willy wonca…io il libro non l’ho letto, ma lo farò presto: mi piace rifugiarmi tra gli Umpa-lumpa e scappare da quello che per ora si vede in giro…

  2. Oggi la superstizione è diventata piu’ un gioco che non una realtà come tante. Oggi si preferisce parlare di “coincidenze”, eventi che coincidono in momenti particolari e che dovrebbero dare delle risposte a domande altrimenti irrisolvibili. A questo, a volte, credo. Ma non come un disegno lasciato al caso, un qualcosa di predefinito…….siamo autori e registi della nostra vita, ma spesso, camminiamo in avanti guardando all’indietro, e non ci rendiamo conto che per cercare una risposta al futuro basta voltarsi…… buona notte Briciola =)

  3. Ti ho scovato per caso, deduco sia tu quello che ieri è passato a far visita al mio Blog ed ha lasciato un post di apprezzamento. Ricambio quindi la visita e ti faccio i complimenti per le bellissime vignette, sei proprio bravo. Io, invece, a disegnare sono peggio di una capra, mentre mi piace scrivere. Spero di proseguire nel mio Diario tragicomico delle avventure e disavventure di Single e dintorni, che cercherò di aggiornare spesso tempo (poco) permettendo, il quale scaturisce in gran parte da esperienze di vita vissuta (mia e degli altri), rilette prevalentemente in chiave ironica (altrimenti non ci resterebbe che piangere… 🙁 …).
    Genoveffa (che, ovviamente, è un Nick)

  4. Piccoli particolari, superstizioni, filastrocche, proverbi….sanno di parenti che si ritrovano attorno a un tavolo.
    Un po’ come questo blog, grazie.
    Ciao,
    anima

  5. Della serie: non è vero ma ci credo……

    Ultimamente ho un numero ricorrente che è il 7. Me lo ritrovo dappertutto…chissà magari porta bene…

    un abbraccio affetuoso briciola

  6. Dicono cheil filosofo Benedetto Croce a chi gli chiedeva meravigliato, perché portasse cornetti ed amuleti contro il malocchio, appesi alla catena dell’orologio, usasse rispondere: «Non ci credo, ma non si sa mai!»
    Caro Briciola, ancora un tuo piacevole bozzetto, atto a regalarci una ventata di ironico ristoro letterario, scritto da par tuo. Con affetto, Gardenia.

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