Pietro stava armeggiando con la moka: cercava di svitarla senza riuscirci.
«È questo cos’è?» fece la moglie giungendogli alle spalle con tono inquisitorio.
Lui si voltò; la moglie aveva un fogliettino in mano che sventolava all’altezza del naso come fosse un qualcosa che mandasse un pessimo odore.
«Che cos’è?» ripeté Pietro come un pappagallo imbambolato.
«Te lo dico io che cos’è! È la ricevuta di un ristorante della sera in cui mi hai detto che festeggiavate il vostro collega che andava in pensione. Solo che dovevate essere una ventina se non sbaglio, invece questo è il conto per due persone soltanto e pure in un locale romantico».
La moglie doveva aver frugato nella sua giacca. Pietro si morse le labbra per quell’errore imperdonabile. E dire che di solito ci stava attento.
«Vedi Carla,» cominciò lui prendendo un tono di voce suadente «questa tua gelosia ingiustificata mi addolora se non addirittura mi offende». Sapeva che fino a quando non avesse incrociato lo sguardo della moglie e avesse continuato a parlare sarebbe riuscito a cavarsela. «Posso spiegarti: quel conto l’ho raccolto dalla scrivania del mio collega, uno che quella famosa sera, appunto, non è venuto proprio perché impegnato in una serata galante; l’ho preso perché avevo bisogno di un pezzo di carta su cui appuntarmi una cosa poi, chissà perché, l’ho messo in tasca, così senza volerlo…» Poteva funzionare, pensò tra sé e sé soddisfatto. Alzò quindi gli occhi verso la moglie che però fissava un punto indefinito oltre la finestra, le braccia incrociate e un piede che tamburellava per terra. Il viso era contratto e pallido. I segnali non erano affatto buoni. Qualcosa era andato storto. Si fece coraggio e domandò:
«Non parli, tesoro?» chiese lui in modo esplorativo.
«Perché mi hai chiamato Carla? Chi è Carla?!?»
In effetti io sono sincera non fosse altro che per una questione di pigrizia mentale. Ricordarsi di cosa dici e a chi. E poi suvvia, Pietro! non te l’ha detto bobbo che a prescindere tutte le donne vanno chiamate “cara”, moglie inclusa?
sherazadeunsalutocarissimo
un dilettante questo Pietro: inventa bugie credibilissime su due piedi, e poi si perde per un nome!
bel racconto!!!!
una bugiarda patentata
ahiahia
si era quasi salvato e zack!
si fa vero il dire: Il diavol fa le pentole ma non… 😉
esilarante eheheh
@ MiCh3L4: Ci mancherebbe anche che lo fosse obbligatorio. Già l’aria di democrazia è fortemente viziata…
Abbè… passo di qua x risp a un commento e trovo un post sulle bugie… ci voleva!!
Vabbè faccio quello x cui ero venuta… in riferimento al negozio di ciò che è giusto… bè pure s’esistesse non sei obbligato ad andarci…
Buona giornata…
eh eh…le bugie hanno le gambe al pettine…(forse non è esattamente così ma ci siamo capiti lo stesso…) :-DD
Ahahah!
Era stato perfetto, astuto, pronto di riflessi e poi…casca su una buccia di banana!
🙂
io non sono capace di dire le bugie..per cui..non ci provo nemmeno!!^^
PinkyPrincess
passo per un saluto…
un abbraccio
Monica
Uno sgamo bello e buono 😀
Grazie per essere passata 🙂
Allora!!! Se uno è uno sciocco distratto cronico, deve rinunciare a farsi l’amante!!!! Perbacco, un briciolo di abilità questo ruolo la richiede! Ci sono professionisti della menzogna, mediocri bugiardi e tipi come il tuo protagonista, capaci di indossare il reggiseno dell’amante per sbaglio! Rido e ti mando un sauto Claudia
de hihi…
può succedere.. bisogna stare mooooolto attenti!
(il vecchio blog? non so davvero cosa sia successo.. un giorno non c’era più, puff scomparso!)
beh… certo che pietro stava messo veramente male!