Il momento giusto

 

Paolino aspettava da tempo il momento giusto. Aveva fatto anche alcuni sopralluoghi rendendosi conto che il rottweiler rimaneva alla catena quando mangiava. E quella sera c’era anche uno spicchio di luna che sembrava guardarlo di traverso, ma che l’avrebbe aiutato nell’impresa. Si avvicinò così con il suo sacco mezzo floscio alla recinzione verde. Il cuore gli batteva forte, ma ormai era deciso. Come si era immaginato più volte, bastò mettere il piede nell’incavo di un mattone mancante e l’altro sulla quercia per trovarsi in un attimo dentro al giardino. C’era un profumo di erba tagliata e di glicine in fiore, ma Paolino avevo l’occhio fisso alla porta di ingresso che pareva tranquilla. Erano in casa, probabilmente ancora a tavola, a giudicare dalle ombre ferme nella sala da pranzo. Trascinando il sacco prese allora a correre chino: la vicina di là della staccionata se ne stava spesso in veranda fino a tardi e poteva trovarsi lì anche ora. Attraversò la linea degli alberi da frutto arrivando al giardino antistante la casa. Si acquattò sotto il vecchio e monumentale rosmarino. Trasse un profondo respiro; poi letteralmente volò fino alla porta accucciandosi sullo zerbino.
‘Devo fare presto, devo fare presto’ si ripeteva per farsi coraggio.
Intatto il rottweiler lo aveva fiutato nell’aria iniziando ad abbaiare furiosamente. Paolino aprì il sacco con le mani che gli tremavano. Si sbrigò in pochi secondi come se quei gesti li avesse ripetuti tante altre volte. In un attimo era già sulla via del ritorno. Era vicino alla recinzione quando vide che la porta della villetta si era aperta: era una ragazza bionda con una strana espressione sul viso.
«Zitto, Pilato, non c’è nessuno» fece lei cercando di bucare con lo sguardo il buio del giardino. Poi, prima di rientrare, la ragazza le vide adagiate sullo zerbino di casa. Erano solo tre parole, ma scritte con gerbere, rose e mughetti: ‘Io ti amo’.

 

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