Sollievo

Si addormentava tardi, sfinito, i pugni chiusi. Si svegliava di soprassalto due o tre volte per notte per poi destarsi del tutto verso le quattro, senza riuscire a riprendere più sonno. Il campanile rintoccava le ore il cui suono rimbalzava nella casa vuota come un pallina da ping pong in una scatola di vetro. Erano sei mesi che aveva perso la moglie, dopo quarantun anni di matrimonio, e la voragine senza fondo che gli si era aperta nel bel mezzo della sua esistenza non faceva che dilatarsi. Si metteva allora a girare per la casa, inquieto, da una stanza all’altra, come se la cercasse di continuo e lei facesse di tutto per non farsi trovare. Si affacciava alla finestra, allungando il collo e in punta di piedi, casomai la vedesse arrivare da in cima alla strada. Era intollerabile quell’assenza, ingiustificabile. Perché mai lo aveva lasciato solo? A volte, quando era disperato, apriva l’armadio e si metteva a toccare i suoi vestiti ancora appesi, lo scialle, il cappotto, le gonne. L’odore di lei gli si sprigionava addosso all’improvviso come un’esplosione di polline attorno a un fiore. Chiudeva gli occhi e accennava a un sorriso, dondolandosi nel ricordo. Poi provava a coricarsi ma gli occhi rimanevano inchiodati al soffitto a veder danzare le ombre mischiate dal passaggio repentino di luci provenienti dalla strada.
Una notte, senza aspettare i bagliori del mattino, si alzò di nuovo e riaprì l’armadio. Non sapeva cosa dovesse fare, ma era lì. Tentennò. Si voltò per tornare indietro, ma poi ci ripensò. Sfilò la vestaglia di lei dalla gruccia e tremando la indossò. Gli era stretta per cui cercò di muoversi lentamente per non strapparla. Tirò fuori anche le pantofole di lei e le calzò. Andò in bagno dove erano i trucchi e si passò il rossetto sulle labbra e un po’ di fard sulle guance. Dal cassetto estrasse la parrucca bionda che a volte le aveva visto usare e se la mise in capo faticando per trovarle la sistemazione giusta. Sì, era Clara, non c’era dubbio. Clara era tornata ed era davanti a lui. Si rimise a letto, con il corpo che si era fatto leggero. Si raggomitolò sopra le coperte, come un gattino che avesse appena preso il latte. Clara era tornata e lui poté addormentarsi profondamente.

5 pensieri su “Sollievo

  1. l’avevo visto ieri poi ora l’ho letto, è davvero incredibile cosa fa fare l’assenza, spesso quando metto un maglione vecchio di mio padre mi pare sentire ancora l’odore del suo dopobarba, la cosa che spesso noto è che le coppie quelle che vivono per anni assieme si assomigliano quasi a parer fratelli,
    ciao e grazie briciola,
    cricri

  2. Sai, quando sono triste, quando penso alla mia vita, a quanto ho sofferto, a quanto ho sopportato, spesso penso di andarmene, di ricominciare altrove. Poi, mi rendo conto di come, comunque, la mia vita sarebbe vuota. Trentatrè anni insieme sono tantissimi. Insieme abbiamo condiviso tutto: gioie, dolori, figli, affetti. Allora, probabilmente sbagliando, resto lì. Ancora e sempre lì. Ha ragione Alessandra, questo è bellissimo. TT

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