Non so come fosse potuto accadere ma era successo; era stato qualcosa di ineluttabile, di invincibile, di definitivo. Lei era lì, nel baratro, appena appesa al mio braccio. Era scivolata sul pietrisco e in un attimo, nel tempo che una goccia di pioggia ci mette a trovare un varco tra due nubi, era caduta; l’avevo afferrata con un gesto spontaneo e la presa salda a un arbusto con le radici accartocciate alla roccia; e adesso lei penzolava inerme, senza forma, guardandomi silenziosa come se fossi stato io quello in difficoltà e stesse pensando a come tirarmi fuori da quel guaio.
Intanto stracci di nuvole, passate attraverso un setaccio rotto, passavano a branchi sotto di noi. Ci facevano capire quanto fossimo in cima, fuori da qualunque sentiero battuto o malga abitata.
Poi lei fece una cosa che non mi aspettavo. Sorrise.
«Perché sorridi, tesoro?»
«Perché è finita, amore mio, non c’è più nulla che possiamo fare…»
Scossi la testa senza riuscire a replicare. Pensai a quanto mi sarebbe piaciuto avere avuto da lei una bambina che tanto le somigliasse e avesse avuto quel piglio di sfida verso la vita.
«… e ho realizzato all’improvviso quanto ti amo e quanto ti ho amato; ho vissuto proprio bene accanto a te e adesso posso morire contenta.»
Non riuscivo a darle una parola di conforto. Non in quel momento. Feci solo un grande sforzo per tirarla su, ma lei era troppo in basso e la roccia su cui mi trovavo troppo sottile e protesa verso il precipizio perché, dondolandosi, potesse metterci un piede.
Urlai, chiedendo aiuto; sembrava lo chiedessi al sole pallido che, dopo aver indugiato per tutto il giorno nel cielo opaco, ora stava scendendo lentamente in un punto preciso al di là dai monti. È strano urlare in montagna a quella quota, pensai. Si ha ancor più la sensazione dell’immenso, dell’isolamento, della vertigine.
Ogni tanto lei guardava giù come per abituarsi allo strapiombo. Poi mi disse:
«Non ti angustiare, amore mio. È accaduto. Non doveva, ma è accaduto. Giurami che ti rifarai una famiglia. Finalmente potrai avere quei figli che non sono riuscita a darti e che ti saresti meritato. Sei un uomo meraviglioso e sono stata fortunata di poterti conoscere. Troverai presto un’altra donna che sarà pazza di te. Non dirle però come sono morta, ti prego. Non ci farei bella figura. Sarà il nostro piccolo segreto…»
Urlai ancora, più forte di prima. Un falco pellegrino, come se mi avesse sentito, sbucò dal profilo grigio della montagna e per un lungo tratto di cielo venne nella nostra direzione con le ali gonfie di vento. Gettò il suo verso acuto alle cime di neve senza ottenere risposta per poi buttarsi a capofitto in direzione dei calanchi che biancheggiavano più in basso.
La mano destra era serrata attorno all’arbusto ma il braccio sinistro cominciava a intorpidirsi e le dita a diventare scure.
«Coraggio, amore mio, ancora poco e ci potremo lasciare» mi mormorò sentendo che la presa si stava aprendo. «Non voglio portarmi dietro il tuo viso imbronciato, però. Regalami il tuo sorriso.»
Un forte colpo di vento, mi sorprese tanto che lei si mise a oscillare paurosamente. Nella fatica di tenerla un dolore lancinante mi infuocò la schiena e un crampo alla gamba d’appoggio me la fece piegare. Ero allo stremo.
«Vorrei poterti dare un ultimo bacio…» mi fece ancora lei con un’infinita tristezza negli occhi.
Urlai per la terza volta, con tutta la voce che mi era rimasta nell’anima; non mi riconobbi neppure e mi spaventai. Quella solitudine che sempre avevamo chiesto al mondo per la nostra protezione ora ci si rivoltava contro. Avevo voglia di piangere, di disperarmi, di svegliarmi da quell’incubo.
Poi, a un certo punto, una calma irreale mi allagò il cuore. Lei stava scivolando verso la morte e io ero diventato tranquillo come se ogni cosa avesse acquistato un senso.
«Guardami» le feci e lei mi guardò. E subito capì.
«Non lo fare…» riuscì soltanto a dirmi.
«E invece sì: è solo l’ultimo viaggio da fare assieme» le risposi e finalmente le sorrisi. E staccai la mano dall’arbusto abbandonandomi nel vuoto accanto a lei.
[space]
Beh… è stato emozionante davvero, e ti ringrazio. Riconosco l’ambiente e anche la situazione, seppure il finale nel mio caso è stato molto, molto più felice, e devo dire che l’hai descritta davvero bene.
Nooo!. troppo triste. No.
Ma è per amore… 🙂
per amore si vive, non si muore…
Questo in teoria…
non so. ma intanto mi viene in mente Battisti…https://youtu.be/oq67w-HVyTY ciao e buona vita
Come sei romanticoooo….
Eh già
😉
testo da alta quota … emozionante e senza respiro! bravo!
Wow, roba da Cliffhanger! Anche se ormai non riesco a togliermi dalla mente la scena di Ace Ventura col procione (che è ugualmente tragica, tanto che mi viene da piangere per il procione)
Dona emozioni pure. Un complimento sincero.
Univers
Buon inizio settimana
Anche a te
😉
wow….
Nella tua “top five”! Un racconto sensazionale. Non ridere: ho pianto.
Brava. 65Luna
In verità sono un maschietto… 🙂
Scusami! Bravo, bravissimo!!! Ciao,65Luna
Figurati… ma pensavo lo sapessi visto che mi segui da un bel po’ 😉
Mia mancanza, presunzione, scusami. “Briciolenellatte” l’ho sempre identificata come donna, il bello e’ che avevo anche letto la tua presentazione quando scoprii il tuo blog…mi spiace. 65Luna
Nessun problema. Mi rimane solo la curiosità di sapere perché credessi fossi femmina, nonostante tutto. E’ il tipo di scrittura? Il nick? Le tematiche? La mia parte femminile è curiosa sul punto.
Forse il nick…o forse altro…giochi di pensieri! Buona serata,65Luna
Un tocco di romanticismo nella tragedia…Ciò che mi ha colpito è la solitudine che l’uomo vive, comunque…
Sì, è proprio quello che volevo trasmettere
brano molto apprezzato per la particolarità della situazione (anche se avrei abbreviato i dialoghi che sembrano rispondere più a esigenze di fiction che alla ricerca di verosimiglianza) e per la tua scelta finale.
per come hai condotto il racconto, questo è un lieto fine anticonvenzionale che mi è piaciuto.
ml
Io lo dico sempre e l’ho pure scritto che la montagna è pericolosa. Non poteva che finire così anche se io amo il lieto fine. Qui, in ogni caso non ci sarebbe stato. Coerente e senza lasciare orfani. Tutto sommato è andata…bene 😉
Bel pezzo…stavi virando verso il finale vedovo inconsolabile quando hai scelto verso il suicida per amore…stai andando alla grandissima…se continui così ad ogni pezzo mi strappi una lacrima…bella suspense ma preferivo il finale con risveglio…ciao😢
E dire che ho pensato che questa volta avresti apprezzato l’aspetto romantico del racconto
Si…mi piaci quando sei romantico…molto!Però il finale lo preferivo diverso!😃
non sempre è meglio che muoia uno che due
ciao
i figli che non sono riuscitA 🙂
ps: bello!
🙂
Tenaci, questi arbusti di alta montagna…
😉
Nel 1889 Maupassant scriveva “Fort comme la mort”