Pane e frittata

Aveva preso quell’abitudine in tanti anni da muratore. Perché sua moglie Marta gliela faceva buonissima: agli spinaci, alle bietole, finanche con i carciofi. E ora che la moglie non c’era più e lui era in pensione, la frittata se la concedeva una volta alla settimana. Il medico non avrebbe voluto neppure quello. Se la preparava seguendo con scrupolo la ricetta che aveva ritrovato nel quaderno di lei: ci metteva le spezie profumate e poi la sistemava ripiegata, ancora calda, dentro al pane. Il giorno della frittata si concedeva due passi fino alla rupe sulla ferrovia e lì si sedeva in pace a guardare il paesaggio e a gustarsela. Fino a quel giorno in cui vide arrivare rabbioso l’Eurostar per Collefili. Era sullo stesso binario di un merci che, anziché fermarsi al semaforo, tirò dritto rispettando un verde che non avrebbe dovuto esserci. Si levò in piedi agitato, togliendosi il cappello e stropicciandoselo tra le mani. Non poteva essere vero, non poteva essere. Disperato, con un gesto che non faceva più da quando era bambino, chiuse un occhio e con l’indice e il pollice della mano ‘afferrò’ nell’aria il treno spostandolo. E l’Eurostar docilmente piegò sulla destra sfrecciando sul binario accanto al merci che sferragliò illeso. Era stato lui? Oppure se l’era solo immaginato?
Il giorno dopo comprò il quotidiano. C’era un trafiletto di qualche riga nella cronaca locale. Si parlava di un semaforo non funzionante ma che il macchinista prontamente aveva azionato lo scambio a distanza evitando lo scontro. E se invece fosse stato lui? Si andava chiedendo. Forse dopotutto poteva ogni tanto anche andare lassù per vedere se poteva dare una mano. Cosa gli sarebbe costato? Magari aveva un dono, perché non usarlo? Marta sarebbe stato contento di lui e lo avrebbe incoraggiato, ne era sicuro. Così prese ad andare alla rupe più spesso con o senza la sua frittata. Ci rimaneva qualche ora, giusto per controllare se tutto andava bene. Ci aveva provato qualche altra volta a fare il ‘gioco’ del pollice e dell’indice. Spesso non accadeva niente, ma un paio di volte aveva spostato dei piccioni anche di qualche metro.
Passarono mesi fino a quando non accadde di nuovo. Il semaforo sulla linea della direttissima improvvisamente diede luce verde liberando la furia di un Eurostar che procedeva a tutta velocità. Dall’altra parte, dietro al curvone, c’era un locomotore in manovra che stava andando a ritroso. Non l’avrebbe visto. Toccava a lui fare qualcosa. Si alzò con tanta veemenza che non si accorse del suo panino che aveva appoggiato in grembo: volò giù dalla rupe come un sasso. Cercò di afferrarlo gesticolando vanamente nell’aria ma riuscì solo a seguirlo con lo sguardo mentre si spiaccicava sul cemento dieci metri più in giù. La sirena dell’Eurostar richiamò la sua attenzione. Era troppo tardi. Fu uno schianto terribile e contarono i morti fino all’alba.

9 pensieri su “Pane e frittata

  1. Adoro tutti i tipi di frittata. In particolare quella con i carciofi. E amo i treni, che a me – a differenza che ad altri – mettono allegria. Infine, ho un debole per gli illusionisti, i maghi, i circhi dove i tempi si sospendono, l’impossibile accade; basta un dito su un occhio per veder cambiare le luci. Insomma, questo post è perfetto.
    Compresa la sottile malinconia che chiude questa merenda profumata e magica. Come accade con la vita.

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