«Sono molto onorato, Sir Charles, di questo invito» disse varcando la soglia ancora incredulo.
«Il piacere è tutto mio, caro Donegall, glielo assicuro» fece quello appendendo, con composto distacco, il cappello e il cappotto. «Venga, mi dia il suo paltò e si senta a casa sua.»
Donegall si spogliò quasi meccanicamente; la sua attenzione era stata infatti catturata dall’interno di quella sontuosa villa: la volta era finemente affrescata, i mobili, i tappeti e i quadri erano preziosi e antichi, contribuendo a creare un’atmosfera calda da altri tempi. «So quanto lei sia esclusivo…» continuò riprendendosi dalla meraviglia.
«Scotch o cognac?» chiese Sir Charles tagliando corto e inoltrandosi nella sala sotto i bagliori di un caminetto acceso. I due uomini parlarono a lungo, amabilmente, fino a notte inoltrata. Poi nel bel mezzo di una pausa si sentì una fragorosa risata provenire dalla zona notte del piano superiore.
Donegall sobbalzò nella poltrona.
«Pensavo fossimo soli…»
«Non si preoccupi mio caro, è lo zio Ruben. Dell’altro cognac?» e Sir Charles, senza attendere un cenno di consenso, versò il liquido ambrato nel bicchiere dell’ospite. «Lo zio Ruben è il personaggio più… più eccentrico della famiglia.»
«Ah sì?»
«Non riesce mai a fare un sonno unico sino al mattino. Si sveglia tre o quattro volte durante la notte e, pensi, sempre per la stessa ragione.»
«Quale?» fece incuriosito Donegall ruotando lentamente in senso antiorario il suo calice napoleon.
«Per una barzelletta. Si sogna delle storielle davvero divertenti. Non si sa se se le inventi lui o se qualcuno nel sonno gliele racconti, ma sta di fatto che quando al risveglio me le riferisce sono irresistibili.»
«Da non crederci…» commentò Donegall che avvertiva attorno a sé l’intenso bouquet di quel cognac stravecchio.
«E se fra un po’ scende se ne accorgerà, è spassosissimo.»
«Però mi spiace» confessò Donegall imbarazzato «magari sono stato proprio io, parlando ad alta voce, a svegliarlo. Le assicuro che pensavo non ci fosse nessun altro in casa all’infuori di noi.»
«Non si dia pena, mio caro Donegall, nessun disturbo. E poi mio zio Ruben è morto da vent’anni.»
un saluto
Potevi scrivere almeno una barzelletta dello zio Ruben…o è la sua quella della vignetta???O forse è l’intero campionato un’allegra storiella…Moggi Babà e i 40 arbitri ladroni.
molto bella, si, ma …. mi tocca spiegargliele almeno tre volte, allo zio Rubens le mie barzellette ….
fosse così il sonno eterno: inframmezzato da risate!
Lo zio Ruben è vivo e lotta insieme a noi..io la penso così..tiè!!!!
imperdibile !
Grottesco il nostro Charles….. che ci si deve inventare pur di non sentirsi soli!!!!!
…carina questa!
Mi ricorda un pò la moglie malata di mente nascosta al piano di sopra dal signor Rochester in “Jane Eyre”…sicuro che lo zia sia morto? 😉
ooooh, che bello! Lo zio Ruben che si sveglia da un sonno eterno che eterno non è, ridendo!
Ben. Un pò d’ansia a inzio settimana è quello che ci vuole! Ciao.
🙂
bello bello bello bello! e poi adoro le storie di fantasmi e questo racconto li propone in modo insolito. 🙂
Stavo pensando…
E’ sempre un piacere leggere le tue storie,complimenti sono scritti molto bene