La coppia anziana stava passeggiando lentamente sul marciapiede interrompendo con il proprio passaggio le luci morbide e accattivanti dei negozi. Lei era in pelliccia lunga, con un cappello largo che stonava con il resto; lui si portava a spasso un’espressione impietrita e due mani chiuse a pugno sprofondate nel loden.
«Proprio non capisco perché mi hai fatto uscire con questo freddo» sbottò lui tra i denti.
«Ma te l’ho detto, tesoro, dobbiamo cercare il regalo per nostro nipote…»
«Quale nipote?» chiese lui arcigno come se la moglie gliene avesse voluto affibbiare uno non suo.
«Marco, no?»
«Glielo abbiamo già fatto!!!»
«Quello era per Natale, caro» seguitò lei paziente. «Ora è il suo compleanno.»
«Ma che ti sembra brutta quella?»
«Cosa hai detto?» domandò lei stupita di quella domanda e dell’intonazione con cui era stata formulata.
«Ma che ti sembra brutta quella?» insistette lui.
L’uomo si era immobilizzato, era rigido, pallido. Il volto era in preda a convulsioni. Strizzava prima un occhio, poi l’altro, storceva la bocca e corrugava il naso in un modo così strano che la moglie non pensava neppure fosse possibile. Era un’esplosione di tic incontrollabili che si trasmettevano al collo e alla testa, mentre il busto era bloccato in un tutt’uno con le gambe e il suolo.
«Tesoro, tesoro!» gridò lei allarmata vedendolo in quello stato. Istintivamente lo accarezzava e lo baciava e lo stringeva a sé. «Tesoro, ma cosa ti è successo? Mi spaventi!»
«Ma che ti sembra brutta quella?» continuava a dire lui come un automa.
«Aiuto! Aiuto!» fece la donna rivolgendosi alla gente che sfilava loro attorno. «Aiutatemi vi prego, mio marito sta male. Chiamate un’ambulanza! Presto!»
Nel frattempo un ragazzo di colore sbucò di corsa dal vicolo. Guardava indietro con la sua valigiotta di cartone piena di occhiali ‘griffati’ scppando chissà da chi quando urtò l’anziano per una spalla.
«Insomma, hai finito di sbraitare?» fece subito dopo il marito alla donna che ancora gli dava le spalle. «Possibile che mi devi far fare sempre brutta figura? Andiamo a scegliere ‘sto regalo e facciamola finita.»
TIA, si chiama TIA (un’interruzione temporanea del flusso di sangue al cervello, un piccolo ictus). troppo realistica?
accipicchia che film!!!
:))
un dolce saluto
Isabella
non so perchè io ho visto la scena nel tratto di strada che va da piazza della repubblica a via tornabuoni..lì all’altezza di palazzo strozzi . I due andavano in direzione opposta a piazza della repubblica e dal lato opposto a palazzo strozzi . lui stava alla destra di lei ..anche la borsa (di lei) era abbastanza curiosa.
ciao ,
allegr@
sì, decisamente è stato il cappello della consorte a ridurlo in quello stato! 🙂
(o forse la naftalina, che teneva nelle tasche della pelle di orso)
Che regalo avranno scelto?
Spiritosa, come sempre, anche la vignetta, ***
A me in effetti non sembra brutta quella 🙂
ciao briciola
Questo post sta diventando mio malgrado un test d’intelligenza… Però proprio mi sfugge… cosa c’è da capire?
nemmeno io l’ho capita…
o meglio… avrò dato la giusta interpretazione??… uhm…
non credo mica…
🙂
A volte viene fuori la parte nascosta…
ehi, briciola: per una volta ho scritto anch’io un racconto! ma la mia è una favola per bambini, piccoli piccoli..
EHM….chiedo lumi….:-)
già che c’erano potevano comprare subito gli occhiali dal tipo e rientrare a cambiarsi il cappello.
non l’ho capito………
Lilla
un uomo avrebbe la stessa pazienza?
E si, dopo una certa età gli uomini….Ciao Bric