«È lei il responsabile della sicurezza?»
L’uomo che mi stava facendo questa domanda, e che seppi poi essere il capo cantiere, era ben piantato, sulla cinquantina, un armadio in tuta arancione e un casco giallo in testa che, per la conformazione del cranio a uovo di pasqua, gli stava in bilico sbattendogli sulla fronte.
«Sì, certo!» gli risposi cercando di non farmi intimorire.
«Allora mi deve dire chi ha spostato la mia PACAR stanotte» incalzò come se si stesse chiedendo come avrebbe potuto sistemarmi braccia e gambe.
«La sua cosa?»
«La PACAR, la Piattaforma Aerea Cingolata a Ragno, quella che vede là, insomma…»
Per capire meglio mi spostai di lato visto che, per la stazza dell’uomo, non ero in grado di vedere oltre la sua spalla. Effettivamente sul prato c’era una macchina grigia, parcheggiata ai piedi della facciata, con le quattro braccia idrauliche rosso fuoco ben piantate nell’erba. Sapevo che erano in corso degli accertamenti sui panelli di protezione del complesso edificio e quella doveva essere una delle apparecchiature utilizzate.
«Guardi» gli feci reggendo l’occhiata aggressiva dell’uomo anche se dal basso vero l’alto. «Io non ne so proprio niente… Dopo una certa ora mi limito ad accertare che non ci sia più nessuno all’interno dell’area protetta e poi chiudo i cancelli. Quando ho fatto la chiusura ieri sera, sono sicuro che non c’era per più nessuno.»
«E quindi?» incalzò il capo cantiere come se non avesse capito.
«E quindi… mi domando piuttosto chi altri abbia le chiavi di accensione di quella macchina.»
«Solo io…» fece lui pronto. Poi si portò una mano al mento alzando gli occhi di lato. L’impressione che la mano tenesse in bilico quella testa enorme fu molto forte. «…e il direttore dei lavori!» concluse dandosi una manata a una coscia e scuotendo la testa. L’uomo, dopo una smorfia, se ne andò senza neppure salutare.
L’indomani è successa la stessa scena. Sembrava così identica a quella del giorno prima che temetti di avere quello che si chiama un ‘digiavù’ o come caspita si dice. Tanto che gli ho obiettato di nuovo il fatto delle chiavi e lui, questa volta, mi ha chiarito che le chiavi per il movimento dell’elevatore ce li aveva ora solo lui. Si era fatto consegnare quella in possesso del direttore dei lavori per ragioni di sicurezza. Nonostante questo, la macchina era stata spostata nuovamente.
Visionai personalmente i filmati delle videocamere a circuito chiuso del piazzale, ma non non era emerso nulla di sospetto. Si era solo verificato un malfunzionamento tra le ore 4.02 e le 4.33. La macchina sembrava infatti sparita dal piazzale per poi ricomparire all’improvviso, il che non era possibile. Ho aperto un ticket per la verifica di funzionalità dell’impianto di sorveglianza.
«Abbiamo chiarito cosa è successo…» mi ha detto poi la mattina seguente il capo cantiere con tono di scuse. Non mi sembrava sollevato. Si stava anzi grattando nervosamente la testa a uovo di pasqua con in mano il casco ciondoloni. «Sono macchine di ultima generazione, piene di controller e di microchip.»
«Vedo però che l’avete portata via… avete finito allora…» feci io indicando il posto vuoto nel prato.
«No, non esattamente… In quest’istante la PACAR è aggrappata al nono piano del palazzo e si sta sgranocchiando una finestra. Tirarla giù di lì sarà un bel problema.»
L’ha ribloggato su Edizioni Noubs http://www.noubs.it.
Un futuro non cos’ lontano direi, anzi, che già ci circonda.
sherabuonpomeriggio
Storia curiosa e divertente in un certo senso. Auguri passati.
Univers
Che storia simpatica e divertente.
Se questa Pacar avesse conosciuto Chappie il robot poliziotto di Humandroid, sai che scintille.
Oppure scoppiava il grande amore
ovvio, il grande amore
🙂
Buon compleanno!
Grazie, sei carinissima
🎂ecco la torta…soffia le candeline!
Ciao
Fatto! Grazie
L’imprevedibilità della tecnologia, così come tutto ciò che non riusciamo a controllare, è davvero spiazzante. Chissà che sapore hanno le finestre… de gustibus…
Buon compleanno e felice giornata 😉
al solito tu riesci a mescolare le carte così bene che ci si immerge totalmente per rimanere ogni volta sospesi pieni di domande….. ma una risposta oggi ce lho. ora so cos’è una PACAR
😊
Prima o poi le macchine si ribelleranno e ci renderanno loro schiavi. Forse lo siamo già!
Maledette nuove tecnologie 😀 😀 😀
https://nellyngtonpost.wordpress.com/
Beh per lo meno sanno dove sia 😅
Le macchine ci divoreranno? Forse, le facciamo sempre più “intelligenti”, e noi riduciamo il nostro acume.
La speranza è che preferiscono le finestre in PVC con vetro antisfondamento
🙂
La PACAR è dotata di anima e corpo. Mi pare giusto che che soddisfi la fame.
Certo che riportarla giù dal nono piano sarà una bella impresa.
Sempre avvincenti i tuoi racconti.
Questa macchina mi sembra tanto una gran ParAcar!
Ma se anche gli androidi sognano, vuole dire che è giusto che le Pacar si prendano le loro libertà la notte.
Anzi, tutto sommato potrebbe anche influenzare positivamente il PIL
Ci stiamo attaccando a tutto eh? 😉
🙂
Il problema è che non basta mai
Da quanto è scritta bene, non ho ancora capito se sia finzione o realtà 🙂
Ma é semplice.. la Pacar ha una relazione (extramachine) con L’ascensore,e vissero felici e contenti,con tanti… carrellini ! (la finestra é il pranzo di nozze)
Ma hai provato a mettere un antifurto?…potrebbe trattarsi di un caso di idiota che con un traino te la sposta…ma deve essere già spostato di cervello per fare questo…ahahahah
🙂 bella!
la chiave nulla può contro la fame
ciao
Per la serie la tecnologia ha molti misteri che la mente umana fatica a comprendere…bel pezzo…originale e ricco di suspance…la tua fantasia non delude mai…Se ancora stai nei beati sogni…buona notte!
Le rose selvagge dormono sempre così poco?
Una in particolare ha il sonno leggero dall’infanzia…predilige una luce accesa…perché concilia il sonno e al minimo rumore apre gli occhi…ed è andata migliorando…riesce infatti a dormire 8 ore per notte…svegliandosi un paio di volte e sogna quasi tutte le notti…☺