Quando giunse al portone pensò di aver sbagliato: il fabbricato era fatiscente. Eppure l’insegna non mentiva. Suonò. Venne ad aprire un punto di domanda.
«Cosa c’è? Cosa vuole? Lei chi è?»
«Sono un punto e virgola (pausa). Ho perso la virgola e mi han detto di venire qui».
«Ha perso la virgola? Ma allora lei è diventato un punto (pausa lunga)? Non preferirebbe rimanere così?»
«No guardi sono nato punto e virgola (pausa) e voglio rimanere tale».
«Faccio io! Non preoccuparti! Vai pure!» esclamò, di punto in bianco, il punto esclamativo intromettendosi nella discussione. «Il signore lo servo io! Venga con me!»
Il punto esclamativo e il punto ex virgola si inoltrarono per un lungo corridoio al fondo del quale entrarono in una ampia sala, dove erano state alloggiate alcune vasche trasparenti.
«Sono vasche piene di virgole!» puntualizzò il punto esclamativo «Ce ne sono di tutti i tipi! Le chiamo uno shop assistent! Non si muova di qui!» Il punto ex virgola rimase in attesa, meravigliato nell’osservare nelle vasche il brulichio di virgole di varia pezzatura che saltavano da una parola all’altra e da un numero all’altro. Erano tutte giovani e scattanti.
«Le porgo il mio saluto: buongiorno» disse il due punti presentandosi con una livrea linda a puntino. «Dobbiamo fare il punto» proseguì «perché noto che in lei le manca qualcosa: una virgola». Il punto e virgola sorrise, il due punti gli era simpatico. «Ci sono diversi tipi di virgole: mobili, fisse, sovrabbondanti».
«Ne vorrei una che fosse proporzionata al mio punto (pausa lunga)».
«Non ho dubbi: la sua scelta non può allora che cadere che su questa qui». E, così dicendo, il due punti afferrò una virgola al volo proprio mentre si stava tuffando tra due aggettivi. «A questo punto» disse i due punti «ho diverse opzioni: gliela incarto, gliela spedisco via DHL, gliela surgelo».
«Grazie» fece il punto ex virgola montandosi da solo con perizia la virgola nell’apposito alloggiamento. «Vado via così; se non le spiace». Il due punti sorrise compunto: «Bene, uscendo, vada pure alla cassa e lì potrà pagare: in contanti, con la carta di credito, con il bancomat».
Soddisfatto il punto e virgola si diresse dal cassiere che nel vederlo arrivare gli disse:
«Immagino che lei sia venuto per pagare la virgola appena acquistata… certo i costi sono ultimamente lievitati… sapesse però lei di che materiale sofisticato sono fatte… ogni acquisto è un affare, sotto tutti i punti di vista…»
«Mi faccia indovinare;» disse il punto e virgola «voi siete i puntini di sospensione».
«Dipende da chi lo vuole sapere…»
«Io sono un punto e virgola (pausa); e vorrei sapere il prezzo per cortesia; ho fretta; ho un appuntamento;»
«Dovrei controllare…»
«Credo che queste dovrebbero bastare; giustappunto;» disse mettendo diverse banconote accanto al registratore di cassa. E uscì.
Io adoro i punti e virgola!
Sei davvero bravo…
Brava…quanto mi piace leggere i tuoi racconti…
Carinissimo! Mi piace molto l’atmosfera minimalista del tuo blog, con i post uno dietro l’altro e i disegni piccini. Mi sembra un libro di lettura d’altri tempi, ma con un venticello di follia che lo fa volare fra le nuvole.
letto con piacere soprattutto perchè sto riabilitando il punto e virgola in quello che scrivo
gliela surgelo 🙂
geniale!!
questo racconto mi è piaciuto un sacco, davvero. ecco, ora c’ho pure la crisi letteraria e non riesco più ad esprimermi, ma insomma hai capito che mi è piaciuto, vero?
Giusto ieri pensavo che fino a qualche anno fa avevo un bellissimo punto esclamativo che mi portavo dietro con orgoglio.
Poi con il tempo è invecchiato e si è tutto ingobbito fino a diventare un ingombrante punto di domanda che adesso mi tocca trascinarmi dietro di malavoglia.
Hai ragione tu, meglio puntare tutto sul punto:-)
(bello, bello)
mio stato d’animo attuale come quello del punto e virgola all’inizio del racconto.
mi rallegra il fatto che esistano vasche piene di virgole……
grz
fenix
Anch’io avevo paura, come Deidrelastrega….
guarda che mi girano abbastanza.. eppure mi hai fatto ridere, diaolo di un briciola!
(e sono di nuovo in quella piazza, che vuoi farci?)
questa la porto a mio figlio! è una favola fantastica!
sai per un attimo ho temuto un finale tragico! gira meglio eh?
Bellissimo post!
Fin dall’inizio mi è piciuto… con quel
“venne ad aprire un punto di domanda”
ciao!!!!
Che bel blog! Complimenti!!
bravabravabrava!!!!
Tornerò a leggerti.
Anna
Che racconto interessante ghghgh
ormai i punti e virgola non li usa più nessunoç_ç
un saluto…
E’ vero è tutta questione di punteggiatura. La punteggiatura adatta a te Briciola e ai tuoi racconti: ! sicuramente, . e niente altro da dire, qualche volta ??
Ciao:)
Che bello, mi ricorda Gianni Rodari…
Delizioso, assolutamente delizioso! Mi ricorda i racconti che facevo a mia figlia dove prendevo a soggetto tutto ciò che era inanimato (posate, cartelli stradali, mouse di computer) Mia figlia era incantata e mio marito diceva che ero pazza.
“Mi sei piaciuto, briciola!” si complimentò il punto esclamativo. Il punto interrogativo, invece, aveva un sacco di domande da fare, ma siccome era un po’ timido gli capitava a volte di equivocare il suo ruolo e di subire una frammentazione della personalità fino a trasformarsi in punti di sospensione…