I Manipolatori del Tempo

Per svariati giorni Anaspasio (per quanti esattamente nessuno lo saprà mai e, per certo, neppure padre Jean Bolland, l’eminente gesuita belga che nel 2056, ritornato appositamente in vita, scriverà, da devoto seguace, un’accurata e approfondita agiografia del Sommo, divenendo anche autore di pregevoli trattati esegetici sulle Sue sentenze ) non fece che correre e ruzzolare, ruzzolare e correre per la Foresta del Monte Perduto.
Nella speranza di allontanarsi il più veloce possibile dalle attenzioni vogliose del Cabras, la cui voce continuava a risuonargli melliflua e sireneggiante nelle orecchie, il Presidente, sotto la vigilanza affettuosa dello Gnomo Ash, si buttò a capofitto per dirupi e scarpate spesso danneggiando la Sua lunare carnagione. Il Monte, racchiuso da una selva impervia e selvaggia, a tratti impenetrabile, era, infatti, buona solamente per i cinghiali e per il gelido Trønaans.
Un mastodontico grizzly, che Gli si era parato innanzi minaccioso sin dalle prime ore della fuga, dopo averLo leccato un paio di volte, Lo risparmiò, avendoLo trovato insipido e incartapecorito. Un lupo , avvicinatosi con aria trucida, intenzionato a consumare una frugale colazione con quello che restava attorno alle Sue ossa, mordicchiatoLo con malcelato disgusto, finì per farGli solo la pipì addosso. Alcune puzzole, infine, riconosciuto in Lui, un loro simile, decisero di adottarLo, prodigandosi all’alba del terzo giorno (in una gara di commovente solidarietà con una coppia di scoiattoli blu d’alta montagna) per portarGli qualcosa da mangiare.
Il Radioso stava rimuginando di aver perso l’orientamento e di essere, dunque, spacciato, quando, entrando in una vasta malga apertasi all’improvviso, si vide circondato da strani uomini, i quali, avendoLo visto arrivare, si erano calati con straordinaria agilità da lunghissime pertiche conficcate nel terreno.
«Chi… chi siete???» balbettò Anaspasio.
Gli uomini, quasi del tutto calvi, se non fosse stato per un’ingombrante treccia di capelli alla base della nuca, cui facevano, da contraltare, baffi larghi e spettinati sotto spessi occhiali da miope, Gli apparirono vestiti di un elegantissimo blazer blu, cravatta regimental e camicia azzurrina, impeccabile sopra un paio di bermuda a scacchi verdi e rossi, lunghi fin sui piedi pelosi. Gli si accostarono con cautela, caracollando incerti, solo per annusarLo un po’. Alcuni lanciarono anche sommessi ed indistinti mugolii, toccandoLo per saggiarne la consistenza.
Quello che pareva essere il Capo , con un vocione assordante, Gli chiese:
«Tu piuttosto chi sei???»
Anaspasio, che s’impaurì notevolmente a quel suono cavernoso, non seppe se fuggire, strillare aiuto o fingersi morto.
Non avendo ottenuta risposta, nell’evidenza tuttavia dell’innocuità di Anaspasio, anche per le fattezze auguste e raffinate del volto (benché assai sciupate), il Capo costrinse il Sommo a sedersi posandoGli il suo bastone di comando sulla spalla e spingendoLo verso il basso.
«Beh, chi sei ce lo dirai più tardi…» proluse quasi affabile quello «noi siamo i Manipolatori del Tempo… giusta Autorizzazione Celeste n. 43228576… rilasciata… rilasciata… beh, questo ora proprio non mi viene in mente…». Poi accorgendosi che Anaspasio era rimasto a bocca spalancata «… devi sapere che all’Atto della Creazione ad ogni Uomo viene consegnato in dotazione, come da Programma, un determinato quantitativo di Tempo da immettere nel Flusso del Divenire: un periodo variabile di Tempo-Vita da impiegare nel modo ritenuto più opportuno; il quantum non è purtroppo uguale per tutti, a chi poco a chi troppo (conformemente al volere imperscrutabile del Grande Costruttore). Questa apparente disparità però non ci riguarda, se non indirettamente. Il nostro compito, invero, è esclusivamente di gestire, appunto, il Tempo-Vita.»
«Non… non ci posso credere!» si lamentò Anaspasio.
«Il mio nome è Coscia di Cammello» seguitò il Capo «e sono il responsabile di questa piccola comunità che ha in gestione il Radiante 86 del Cerchio Doppia K. Come ben puoi osservare viviamo lassù…» e indicò le pertiche la cui sommità scompariva tra le nuvole «… la sistemazione si è resa necessaria per captare i segnali di chiamata poiché la nostra Funzione è di evadere le diverse richieste che ci pervengono ogni dì.»
«Richieste???» fece il Celestiale che aveva recuperato il coraggio di formulare domande che avessero un senso «quali richieste?»
«Soprattutto di Distruzione delle Cattive Rimembranze. E’ la nostra mansione più rilevante. A prezzi modici (ma facciamo pagare in anticipo perché, successivamente al trattamento, il soggetto manipolato é portato a dimenticarsene) ci incarichiamo di distruggere le Rimembranze che la gente non sopporta più di conservare nella mente, cioè di ricordare: le smantelliamo, per sempre, mangiandocele… un po’ per uno… a seconda dei Turni, la tecnica è indolore, perfino garantita… ‘smemorati o rimborsati’ è il nostro motto…»
I Manipolatori, che nel frattempo si erano seduti in circolo lasciando al centro Anaspasio e Coscia di Cammello, annuirono oscillando i capoccioni cotti dal sole con gran rumore di asticelle d’occhiali.
«Pazzesco!» bisbigliò Anaspasio che aveva riacquistato un colorito quasi naturale «… non avrei mai creduto ad una cosa del genere… e… e il prezzo modico quale sarebbe?»
«Ah… quanto a quello, è proprio una sciocchezza!» sorrise il Coscia «un’autentica sciocchezza che, in verità, dipende dall’Ampiezza della Rimembranza e dell’Intensità di Persistenza della Radicazione nella Memoria del Committente… uhm… ai valori attuali chiediamo da dieci a cento…»
«… sterline… dollari… dracme…?»
«… mesi.»
«Mesi???»
«Già, mesi di Flusso… del Divenire assegnato… di Vita insomma…» precisò il Capo avendo capito che Anaspasio non riusciva a comprendere «mesi di Vita che provvediamo a ritirare dal Cliente e a rivendere, poi, sotto differenti forme e pezzature ad altri Utenti.»
«Ma dite sul serio?!?» domandò oziosamente Anaspasio sperando che stessero in realtà girando un film e che qualcuno Gli gridasse: ‘STOP! PER ME BUONA LA PRIMA’.
«Io mi chiamo Brodo di Pollo» asserì un secondo Manipolatore che dava l’impressione di avere una miopia abbastanza accentuata in quanto strizzava spesso gli occhi per accomodare la vista «e mi occupo del Tempo Libero. Quotidianamente lo prelevo dal Mercato dagli appositi Sportelli Tempomat, gratis ovviamente, da chi si annoia durante le vacanze o le ferie o semplicemente nel corso della Vita… l’operazione è trasparente e rapida. Avanzata la richiesta, anche in via informale, un funzionario addetto, senza che l’interessato abbia ad avvedersene (e dunque a soffrirne), accorcia le giornate in eccesso assorbendo, con uno speciale dispositivo, le ore che per l’utente sono in surplus. E’ un servizio sociale molto utile ed apprezzato, che rientra, del resto, nell’ambito del Progetto di Rifruizione Globale e dell’Equa Ridistribuzione del Tempo. Chi ne ha in abbondanza (di Tempo) e non sa che farsene, è legittimo che lo perda a tutto vantaggio di chi non ne ha, al contrario, a sufficienza. E’ lo spirito di riequilibrio che informa tale semplice meccanismo che, in parte, va a contemperare le discriminazioni inevitabili operate all’Atto della Creazione di cui si è parlato prima. Ciò che viene economizzato è immesso, quindi, nelle Tramogge di Raccolta e riceduto (sempre gratis) a chi, al contrario, il Tempo Libero non basta mai.»
Il Presidente non accennava a chiudere la bocca. Un moscerino che passava di lì ne approfittò per organizzarsi una gita fuori porta.
«Il mio nome è Triglia alla Livornese» dichiarò compiaciuto un terzo Manipolatore grasso come uno zeppelin troppo gonfio «mi chiamo così per via delle mie origini… di livornese, ovviamente, non di triglia (che invece era il nome da nubile di quella santadonna di mia madre). Io… io cedo il Tempo Supplementare…»
«Prego?!?» domandò Anaspasio in quello che dovette sembrargli l’incubo più realistico della Sua vita.
«Sì, Tempo Supplementare… hai sentito benissimo, Tempo per l’integrazione ai Flussi in attesa di Diserogazione. Mi spiego… per chi è in lista per la Sospensione dal Processo di Vitalità cioè si trova, in altre parole, in punto di morte, qualora ne faccia istanza, persino in extremis (il nostro intervento è pressoché immediato), può essergli concesso del Tempo Ulteriore, unità di Vita aggiuntiva… giusto, eventualmente, per curarsi di faccende lasciate in sospeso per l’imminente dipartita (una litigata per un posteggio… una sveltina con l’amante…) o per portare a termine un’iniziativa rimasta a metà (un testamento, un giallo di cui non si conosce il nome dell’assassino, uno sformato nel forno…) o per prendersi una postrema soddisfazione (una vendetta trasversale… un chilo di gelato alla cioccolata con gli arancini amari non mangiato per seguire una dieta ferrea ecc…). Siamo in grado di poter erogare, ed è questo l’articolo che ci rende unici nell’intero Sistema Parallassico, sino a cinque cicli suppletivi (che corrispondono pressappoco a cinque vostri anni di Esistenza). Purtroppo, però, il costo dell’operazione è elevato.»
«Quanto elevato…???» s’incuriosì il Presidente.
«Si paga in sedicesimi…»
«In sedicesimi di che?»
«Di Anima…» s’intromise con solennità il Coscia «… sì, proprio in sedicesimi di Anima, che è la merce più preziosa sul Mercato d’Oltremondo…! Sappi che il Tempo è relativo, ma l’Anima è assoluta!»
Anaspasio s’incupì tradendo un moto d’inquietudine.
«… e, benché sia tra i più cari, è anche il servizio che ultimamente sta andando per la maggiore» precisò il Brodo.
«Ogni tanto, per invogliare il Cliente, organizziamo un saldo di fine stagione, un trepperdue… ma è abbastanza infrequente…» espose un quarto Manipolatore che si dimenticò, maleducatamente, di presentarsi (uno di loro, prima però, lo doveva aver chiamato ‘Ascella di Scimmia’).
«Vuole forse dire che c’è chi si danna l’Anima Eterna per una manciata di Anni sulla Terra?»
«E come no?!? E sono sicuro che se Ti facessi i nomi dei fruitori, avresti modo di meravigliartene ancor di più!»
«N-non ci credo…»
«Conosci il dr. Primo Fante?»
«S-sì!»
«Ebbene era pressoché del tutto transitato extracorporiamente quando ha richiesto la nostra mediazione tecnica…»
«E… e per fare che?»
«Mah, desiderava terminare a tutti i costi una sentenza lasciata incompiuta: non voleva che il suo Presidente (che doveva firmargliela) credesse che la Morte fosse una scusa sufficiente per non depositarla nei termini. Certo è che il dr. Scorreggina doveva proprio avere una stima sconfinata per quella persona per sprecare in tal modo parte della sua preziosissima Anima!»
Ad Anastasio vennero i lucciconi agli occhi.
«Allora chi sei e perché sei venuto qui?» interrogò il Capo accomodandosi la cravatta.
«Il… il mio nome è… è Anaspasio Trillozzo e… e… sono qui solo per mero errore… mi trovavo, come si dice, da queste parti…» disse con l’atteggiamento di volersi scusare, rendendosi conto che quelle parole dovevano suonare piuttosto false.
«Nessuno passa da queste parti per errore…» lo rintuzzò il Coscia riassestandosi il cappello cartaceo.
«… comunque… dal momento che ci sei, ‘da queste parti’… non potrebbe darsi che anche Tu abbia qualche Rimembranza o situazione spiacevole che Ti assilla e che vorresti, invece, rimuovere?» fece suadente il Triglia.
«No, no… cioè sì… voglio dire sì e no… ma, insomma non è poi così importante…» mentì confuso Anaspasio.
«A giudicare dalla faccia e da come sei conciato, azzarderei l’opinione che stai attraversando un periodo pieno zeppo di guai… forse possiamo scovare, nel nostro ventaglio di proposte, qualcosa che fa per Te.» I Manipolatori, all’unisono, assunsero un’espressione partecipe.
«Be’, non nego che sto attraverso un periodaccio…» mormorò il Presidente sfiorandosi il volto con il palmo della mano come per gettare lontano da sé un turbamento sgradevole «sì… a pensarci bene, se potessi avere il conforto di non farmi tornare in mente, di continuo, la Mia tragedia…»
Il Coscia si alzò e fissando nelle pupille il Sommo (di cui incredibilmente resse lo sguardo), Gli posò due dita sulla fronte:
«Non devi espormi nulla, mi è sufficiente toccarTi per conoscere l’entità e la qualità delle Tue vicissitudini…» poi come assorto nell’ascolto di voci interiori, il Capo dei Manipolatori se ne ristette in quella posizione. Quindi, dopo un paio di fremiti e di strabuzzamento d’occhi, si riaccovacciò a gambe incrociate, facendo risedere anche Anaspasio:
«Sì, ho capito tutto… certo è un bel problema… potresti anche non risolverlo mai… tuttavia, per formulare un’adeguata proposta, ritengo che non sia neppure necessario scomodare il Consiglio dei Gestori Anziani. Dunque… dunque posso assicurarTi… di poter esitare la Tua Pratica per… per… ventiquattro periodi, non uno di meno e non uno di più. Ti garantisco l’Oblianza Totale degli ultimi Tuoi tre mesi e venti giorni di Flusso, con asportazione profonda del Nocciolo Mnemonico… e con successiva sensazione di rilassamento di tipo postcoitale per la durata non inferiore a tre giorni… be’ facciamo quattro…» concluse con tono dolce e paternalistico Coscia di Cammello, abbozzando anche un bonario sorriso, convinto di aver appena formulato un’offerta irresistibile. I restanti Manipolatori grugnirono in segno di corale assenso con gran sbacchettamento di occhiali e aggiustamento di cravatta.
«Ventiquattro giorni di Vita?» si stupì Anaspasio «mi pare un’esagerazione!»
«Ma che scherzi?» sbottò il Coscia assestando, sovra pensiero, una vigorosa bastonata su di un bruco pellegrino che, per prendere una scorciatoia, era improvvidamente transitato per quel prato, circostanza fatale questa che interruppe in modo definitivo il suo Flusso del Divenire «macché giorni! Sono ventiquattro mesi… con tanto di Procedura Postinibitoria inclusa (da non sottovalutare).»
«Due anni!!! Dovrei sprecare due anni della Mia Vita e per cosa poi? Solo per non ricordarmi più di questa balorda vicenda e, per giunta, senza neppure venirne a capo???»
«I costi sono in lievitazione… caro il mio amico, il mercato è spietato, i cinesi ci stanno alle calcagna» spiegò, con una traccia neppure tanto velata di ironia, il Coscia rimirandosi con compiacimento le unghie dei piedi quella mattina particolarmente nere «se Tu consideri che l’Oblianza è generale, vale a dire, colpisce tutti coloro che hanno avuto a che fare con la Tua persona e la Tua pettorina scomparsa e che, quindi, appresso il Trattamento, potrai riconquistare oltre alla stima perduta dei Tuoi concittadini, anche le antiche amicizie… beh, in fondo, devi ammettere che non sono poi tanti due brevi annetti…»
«NO… NO… non posso permettermelo!» urlò Anaspasio accalorandosi e scavalcando d’un balzo il cerchio dei Manipolatori del Tempo «no… no… per carità… per carità… IO la desidero vivere fino in fondo la Mia Esistenza…!!!»
Tutti si misero a spremere le palpebre per vedere meglio, stupiti per quella reazione imprevista.
«Noi non Te la portiamo mica via la Tua Esistenza, Te la rendiamo soltanto migliore e più piacevole: d’altronde hai ancora molti decenni di Flusso da consumare, cosa saranno mai due modesti cicli Anaspasio… riflettici… proprio Tu che sei destinato, stando alla quinta profezia di Attlewood, a salvare l’Umanità dall’Immane Disastro…»
«GIA’!!!» sbraitò Anaspasio che aveva perso la proverbiale calma «ma senza pettorina non posso lavorare, mentre smarrire il ricordo della sua speciale funzione significherebbe dover cambiare mestiere… non so fare altro… IO, il futuro Presidente dei Presidenti! Che orrore, che ORRORE!!!»
«In ogni caso noi restiamo a Tua disposizione» disse il Capo infilando un dépliant nella giacca sdrucita del Sommo «basterà che desideri il nostro aiuto e noi, con sollecitudine, verremo in Tuo soccorso. L’offerta è valida però solo per tre mesi da oggi… pensaci bene… solo per tre mesi… dopo, temo, Ti costerà assai di più…»
Ma il Predestinato, senza neppure più voltarsi, stava già lasciando in modo precipitoso quel luogo orribile.
Girandosi e rigirandosi nel riparo di fortuna che, la notte precedente, si era costruito proprio sopra un formicaio brulicante di insetti cannibali, Anaspasio si destò scuotendosi. Sotto lo sguardo impassibile di un alce che ruminava delle tenere foglie di lampone, il Presidente intontito e stralunato, con la testa che Gli sembrava rimbalzare sul collo come un turacciolo nello stomaco di un dromedario in corsa per il titolo di dromedario più veloce dell’anno, diede un’ampia e trepidante occhiata attorno a Sé.
A parte il muso indisponente dell’alce, che poco dopo si mise a fissare il tronco di un’acacia pendula (che trovava più stimolante e vivace del Sommo) si avvide, con sollievo che, a 360 gradi, non c’era nessuno: soltanto alberi, una Foresta intera di tranquillizzanti e verdissimi abeti (più o meno interrati al dritto, al nostro dritto, cioè) ma nessuna pertica, nessun Manipolatore del Tempo, nessun Flusso o Riflusso. Niente di niente.
«Accidenti che incubo…!» esclamò Anaspasio levandosi di dosso le formiche più intraprendenti (facendo bene attenzione, però, a posarle con delicatezza per non recar loro alcun danno) «… sarebbe terrificante fosse davvero possibile una cosa simile!!! Meno male che sono un Uomo razionale, che non crede affatto né alle favole, né a qualsivoglia altra scemenza fantascientifica!»
Così, rialzatosi in fretta e pulite le poche cose dai famelici imenotteri che si spartivano i residui dei pinoli (portatiGli dagli scoiattoli blu), tallonato da Ash lo Gnomo Bracalone, che non lo aveva mai abbandonato (e che si stava litigando, per gioco, con il collega Epizefiri il dépliant sfilato dalla Sua giacca), riprese, più sollevato, il sentiero verso le Due Valli Amene.
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