Un mortale frullatore

«Abbiamo una proposta da farvi…» urlò Banco in direzione dei Soci. «Abbiamo!?!» fece Franz guardando la moglie. «Il ragazzo sa quel che fa, caro…» fece Nora che aveva faticato non poco a ritrovare i suoi occhiali e ora stava litigando con i suoi vestiti per rimetterli in ordine. «Lascialo fare, se ha detto abbiamo, sarà così…» «Hai ragione cara, scusa, cara…» «Va bene! Parlate! Vi ascoltiamo!» fece Saruman con tono autoritario. «Per dimostrarvi che non abbiamo nulla da nascondere, usciremo a mani alzate e vi consegneremo la casa». «Potremo perquisirvi?» incalzò l’assediante. «Certamente! Però dovrete darci la vostra parola che ci lascerete andare…» Ci fu una pausa di diversi secondi. «D’accordo!» disse con voce chiara Saruman. «Bel colpo giovanotto! Sei davvero in gamba!» fece Franz dandosi una manata sul gilet, che subito si distese sul pancione. Franz e Nora si alzarono tenendosi ben stretti gli asciugamani sulla faccia. «Di quelli non c’è più bisogno!» sorrise divertito Banco. «E se mi arriva il portasigari sulla testa?» chiese Franz timoroso. «Non accadrà!» rassicurò il ragazzo gettando a terra il proprio asciugamano. «A proposito!» gridò Franz arcuando le sopracciglia «i miei sigari! Li stavo dimenticando!» L’uomo mollò a sua volta l’asciugamano e puntò dritto verso il suo studio. Nora lo bloccò afferrandolo per il gilet. «Non c’è tempo Franz, non c’è più tempo!» «Ma i miei sigari, cara» insistette lui come se dicesse che aveva dimenticato nell’altra stanza la bombola d’ossigeno indispensabile per sopravvivere. Nora lo girò di peso verso la porta d’ingresso e cominciò a spingerlo. «È ora che tu smetta di fumare!» Lui non rispose, fece solo un po’ di resistenza, quindi mise il broncio come un bambino. Banco aprì lentamente la porta e, dallo spiraglio così creato, gridò: «Siamo disarmati! Stiamo per uscire…» «Va bene, venite fuori, ma con le mani ben alzate!» Banco uscì per primo, seguito da Franz con l’aria di chi si aspetta, da un momento all’altro, una botta in testa e, infine, da Nora inspiegabilmente spettinata ma con un’aria nobile e fiera. I fedelissimi di Saruman si precipitarono subito sui tre perquisendoli in malo modo. «Una volta non eravamo tutti dalla stessa parte?» fece Franz con tono seccato a uno che stava frugando la moglie con troppo trasporto. «La guerra è guerra» se ne uscì Saruman lisciandosi la barba. «Non possiamo fare sconti. Siamo qui da troppo tempo ormai, senza cibo, né acqua. Andare via di qui è diventata una necessità impellente anche a costo di qualche sacrificio in termini di vite umane…» «E che ne è stato degli altri?» chiese Nora con apprensione. «Darth Fenner e gli altri non erano molto organizzati» rispose Saruman non nascondendo una certa soddisfazione. «Avevano un modo di combattere superato e senza fantasia… alla fine hanno dovuto cedere ad una strategia di guerra più efficace e più mobile: la nostra». «Non hanno nulla addosso!» fece un seguace con la benda sull’occhio e la bandana rossa sul capo, che aveva effettuato una accurata perquisizione. «Sono puliti!» «Bene» sogghignò Saruman guardando con sufficienza i tre «è meglio che ve ne andiate subito, prima che mi penta di avervi promesso di lasciarvi vivi…» Banco chiuse un attimo gli occhi e vide che le due creature diaboliche che avevano soffiato sulla casa si stavano rialzando. Quella che aveva ancora i pezzi di mestolo rotti nel collo se li tolse in modo rabbioso, cosa che le provocò uno squarcio in gola. Il dolore che provò la fece barcollare. Lanciò per questo un urlo raccapricciante che solo Banco evidentemente fu in grado di udire, perché nessuno dei presenti fece il minimo gesto di irritazione. Anche l’altro Demone Carena gli rispose ringhiando all’indirizzo di Banco per ‘ringraziarlo’ del buco trapassante che aveva su entrambe le guance. Notò in quegli istanti concitati che, curiosamente, i movimenti di quei due possenti Demoni erano a scatti, in contrasto in ogni caso con la fissità della loro espressione impassibile e fissata in una maschera orrenda e agghiacciante. Banco capì che doveva far presto. Le creature sarebbero state in grado, tra breve, di attaccare di nuovo. Fece un cenno a Franz e Nora come per sollecitarli ad allontanarsi da quel posto. Poi, accorgendosi che non recepivano l’invito, si affiancò a loro mormorando: «Accelerate il passo, ma senza correre!» Franz e Nora ubbidirono senza chiedere chiarimenti. Erano ancora intontiti dalla esperienza appena passata. Procedettero così in fila indiana a passo svelto. Sfilando davanti ai Soci ribelli, Banco poté riconoscere oltre al tipo con la bandana e a Lord Voldemort, anche un paio di Orchi. Era strano vedere tanti personaggi diversi nello stesso posto. Tutti, comunque, indistintamente, guardarono i tre fuggitivi con un’espressione che si sarebbe detta carica di odio. Con ogni probabilità, se il loro capo riconosciuto non avesse dato la sua parola, non li avrebbero lasciati andar via così impunemente. Poi, uno dopo l’altro, i Soci, entrarono nella casa stregata. Per un qualche motivo che a Banco riusciva ignoto i ribelli non dovevano aver assistito alle girandole furibonde della casa che loro tre avevano dovuto invece subire quando erano entrati a loro volta. Forse la casa doveva costituire una trappola anche per loro e per questo era apparsa ai loro occhi del tutto innocua. Non poteva spiegarsi altrimenti il fatto che gli assedianti fossero entrati là dentro senza nessun timore o titubanza. Passarono alcuni istanti, poi fatalmente, non appena l’ultimo dei Soci fu entrato nell’abitazione, questa iniziò a girare su se stessa con lentezza. In pochi secondi acquistò una ragguardevole velocità. Banco, Franz e Nora, che si trovavano oramai ad una cinquantina di metri più a sud della piana, si fermarono a vedere quella scena da lunapark. Dalla porta della casa rimasta aperta si vedevano infatti i Soci che venivano sbatacchiati l’un contro l’altro e poi contro le pareti come oggetti inanimati dentro ad una enorme girandola. «Ma cos’è che può creare un fenomeno simile?» chiese ingenuamente Nora. Il ragazzo chiudendo gli occhi vide i due Demoni Carena che stavano nuovamente soffiando con forza e odio sull’abitazione; con le mani si tappavano come potevano i buchi che Banco aveva procurato loro alla gola e alle guance. Quello cui aveva lasciato il mestolo spezzato nel collo, Gola Squarciata, per un attimo smise di soffiare e, sentendosi osservato dal ragazzo, gli digrignò contro trasmettendogli il proprio desiderio di vendetta. «Forse dovremmo fare qualcosa per salvarli…» sbottò Franz, in un moto spontaneo di compassione, alludendo ai Soci. «Dopo tutto sono nostri amici. Non è colpa loro se si sono rimbecilliti». «Per loro non c’è più niente da fare!» sentenziò Banco «allontaniamoci da qui!» I tre ripresero a camminare. La casa roteava così velocemente che non si riusciva più a distinguerne i contorni, né le fattezze. Poi, come se fossero stati esplosi dei fuochi d’artificio dall’interno della abitazione, in un fragore assordante, la casa sparì con tutti i suoi inquilini. «Gli unici sopravvissuti dell’intera Compagnia, ora siamo solo noi tre» mormorò a bassa voce Banco. Franz e Nora lo seguivano senza dire nulla. La tristezza la faceva da padrona. Giunti a metà della spianata si diressero verso le fortificazioni e le trincee che erano state il campo di battaglia dei ribelli. Sia da una parte che dall’altra giacevano i corpi apparentemente senza vita di decina e decine di Soci. Erano stati quasi tutti colpiti da sassi o lance o frecce. «Ma che brutta fine hanno fatto!» esclamò Nora tappandosi la bocca per non farsi prendere dal disgusto e dalla voglia di urlare. «Essere stati trasportati su questa Immagine è stata per loro una trappola fatale». «Purtroppo non sono neppure realmente morti» chiarì Banco cercando di rincuorare i Rettori. «Tago diceva che non si può mai morire veramente in un’Immagine: credo piuttosto che si trovino in una specie di catalessi molto profonda che impedisce loro di reagire. Sono vivi, ma è come se si fossero dimenticati di esserlo. E questo che avviene in questa strana Dimensione». Nora stava seguendo il ragazzo con molta attenzione, comprendendo che oramai lui ne sapeva infinitamente più di loro. «Forse se venissero riportati subito nella Realtà» seguitò Banco «e se fossero curati in una struttura ospedaliera adeguata, se la potrebbero anche cavare… ma qui… sono destinati a rimanere in questa condizione vegetativa per sempre, senza mai morire e soprattutto senza mai perder consapevolezza di sé. Una vita sospesa tra la morte e la nonmorte». I tre non si dissero più nulla e presero ad attraversare una radura con l’erba alta: erano pensierosi e preoccupati che una simile sorte potesse toccare prima o poi anche a loro. ‘Tutto sta andando per il peggio’, considerò Banco mestamente, ‘e la Banda dei Malvagi sta vincendo su tutta la linea. Che il Bene debba sempre e comunque trionfare sul Male, accade evidentemente solo nelle favole o nei racconti di scrittori poco realistici.’ «Ma dove stiamo andando?» chiese Franz che sembrava aver perso il suo proverbiale buon umore. «Di preciso non lo so» gli confessò Banco che aveva preso la testa del gruppo. «Quel che so è che dobbiamo allontanarci dalla casa il più possibile». Fecero un bel po’ di strada in completo silenzio: avevano l’aria di tre condannati a morte. Poi, all’improvviso, quando pensavano di trovarsi al sicuro, la terra cedette di schianto sotto i loro piedi. Precipitarono a corpo morto per diversi metri finendo uno sopra all’altro sul fondo di una buca. Non si vedeva niente, ma la si sarebbe detta una grossa tana. Banco guardò su. L’apertura era quadrata, due metri per due e si trovava una decina di metri sopra alle loro teste. Impossibile raggiungerla. «State tutti bene?» fece Banco togliendosi la terra di dosso. «Sì, grazie» fece Nora con voce affaticata. «Adesso ci mancava anche questa. Cos’è secondo voi? Una trappola per animali di grossa taglia?» «Ne dubito…» rispose pronto Banco «non ne ha l’aspetto. Credo che in quel caso sarebbe stato più piccolo qui sotto, mentre invece è come una prigione sotterranea». «Sarà la nostra tomba!» esalò Franz con un tono disperato. «E sono anche senza sigari!» «Non essere sciocco, Franz» lo incalzò Nora dandogli una manata sulla pancia che fece il rumore di un cocomero maturo: «c’è sempre una via di uscita e il nostro Banco la troverà… ne sono sicura!» «Se lo dici tu, cara». «Vero Banco?» chiese la donna. Il giovane stava per rispondere che di vie di uscita proprio non gliene veniva in mente nessuna, quando vide affacciarsi dal bordo dell’apertura prima il Demone Carena Gola Squarciata e poi il suo compagno Guance Forate. «Lo sapevo che in questa trappola c’era il vostro zampino!» urlò loro contro Banco, schiumando di rabbia. «Oddio, Franz, si è ammattito anche lui!» fece Nora con un sussulto. «Parla da solo!» «Lo sento cara, lo sento… per noi allora è proprio finita!» «Ma perché?» chiese meravigliato Banco parlando con Franz e Nora e indicando i Demoni che ciondolavano la loro testa spettrale dal buco. «Davvero voi non li vedete quei tipi lassù, sul bordo dell’apertura?» «Poverino!» disse per tutta risposta Nora al marito. «Deve aver battuto la testa quando è caduto». Gola Squarciata ringhiò di soddisfazione squadrando nella penombra le nuove prede con quelle sue inquietanti orbite vuote che ora brillavano nel buio. Poi, con un gesto repentino, avvicinò a sé qualcosa e lo gettò dentro al pozzo. Banco fece appena in tempo ad urlare a Franz e Nora ‘state attenti’ che qualcosa di pesante e voluminoso precipitò su di loro. Il ragazzo scorse per l’ultima volta il volto spettrale e senza espressione dei due Demoni Carena prima che gli stessi, con un riso beffardo, coprissero l’apertura con una botola di canne, facendo piombare nella fossa un buio impenetrabile.

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