E’ questione di magnetismo

Banco prese il carrello della spesa e si avviò tra i banconi. Si guardò un po’ in giro: gli sembrava il solito via vai normale di persone di un qualunque ipermercato. ‘Forse mi sono sbagliato’, pensò toccandosi il polso. ‘Il Demone sarà entrato qui per altri motivi e magari la sua destinazione è un’altra’. Banco decise di chiudere gli occhi per accertarsi se attorno a lui ci fossero dei Demoni. E, non appena lo fece e si fu concentrato su quel luogo, vide che tutti gli inservienti e le cassiere e i clienti, tranne alcuni frequentatori del tutto ignari, erano Demoni. Demoni dagli Occhi Blu, Demoni Carena ed altre creature che non aveva mai visto. Era impressionante: era un covo di creature infernali. Il ragazzo aprì gli occhi come se si svegliasse da un incubo. Il fatto di trovarsi lì, pur in mezzo alla Realtà e non nel Mondo delle Immagini, gli faceva correre senza dubbio e in ogni caso un gravissimo pericolo. Doveva andarsene immediatamente. Stava muovendosi in direzione dell’uscita quando un colpo ben assestato sulla testa gli fece calare il buio davanti dagli occhi e lo fece rovinare a terra contro una pila di scatole di conserve. * Banco faticò a risvegliarsi. La botta sulla nuca era stata violenta. O forse era stata la somma di tutti colpi, i lividi e le sbucciature di quella interminabile giornata. Quando rinvenne si ritrovò penzoloni su di un baratro di cui non si vedeva neanche il fondo. Ai lati dell’ampia fessura nel terreno che aveva sotto di sé, una ventina di Demoni Carena, dall’uno e dall’altro lato della voragine, tiravano con delle funi spesse terminanti con grossi ganci infissi nel terreno. Era visibile lo sforzo che le creature dovevano fare per tenere aperta la spaccatura da cui uscivano in continuazione gas e fumo denso. Era dunque quella l’ultima trovata del Malvagio per alleggerire la Terra e sterminare il genere umano! Il ragazzo, da quella posizione dominante, notò poi molte altre creature infernali ferme a guardare all’insù nella sua direzione, tra cui poté riconoscere quei simpaticoni del Bigio e del Polacco, che non vedeva da un bel po’. Quest’ultimo, peraltro, esibiva ancora una larga fasciatura alla spalla: era il ‘ricordino’ che gli aveva lasciato il figlio del contadino sparandogli. Erano tutti sorridenti. Segno tangibile questo del fatto che fossero soddisfatti che lui fosse appeso lì come un prosciutto a stagionare. Realizzò così solo in quel momento di essere sospeso in aria, a circa una decina di metri dal precipizio, senza essere legato ad alcunché. Non c’erano corde o ganci o intelaiature di sorta che lo sorreggevano. Si voltò e vide accanto a sé, nella medesima condizione, sua sorella Tessa e, più in là, Franz e Nora, anche loro sospesi nel vuoto. Le esalazioni che provenivano dal centro del pianeta erano non solo calde e avvampanti, ma anche stordenti e tossiche. Era per questo che loro tre, sollevati da terra probabilmente da più tempo, erano svenuti con il capo reclinato da una parte. «Sei davvero cortese a insistere nel volermi far visita ogni tanto» cominciò una voce che sembrava perfino affettuosa. «Ho trovato molto divertente lo scherzo che hai giocato al mio Ai’bargor. Sei proprio in gamba, mi devo proprio ripetere». Era Fritzmaster che, con la sua aria da ragazzino semplice e di buona famiglia, aveva fatto ingresso nel capannone. ‘Già, un capannone!’ pensò Banco: ‘con tutta probabilità deve essere nel magazzino annesso all’ipermercato che si vedeva da fuori. Una copertura davvero efficace’. «Non potevo non riservarti, anche dopo il modo piuttosto brusco con cui ci siamo lasciati, un posto in prima fila per poterti mostrare da vicino la mia ultima invenzione» continuò il bambino. «Vedi… qui abbiamo l’esemplificazione concreta di quanto ti avevo preannunciato a voce: attraverso la fenditura nella terra, tenuta diligentemente aperta dai nostri fedeli collaboratori, allentiamo la pressione sul nucleo solido del Pianeta, che in questo modo è libero di fondersi. I gas che si sprigionano dalla fusione, evaporando, diminuiscono progressivamente la massa terrestre e la sua forza di gravità. Con tutte le conseguenze che già ti ho spiegato sull’atmosfera e sul caldo. Tutto molto semplice, ma molto geniale, non trovi?» Banco non aveva la forza per dire qualcosa. Anzi, gli si stava annebbiando la vista ed era sul punto di perdere anche lui i sensi. «Comunque, a parte questi noiosi particolari tecnici» sproloquiava di buon umore l’inventore «ti avevo promesso un gran finale ed eccolo qui. Non devi essere triste, Banco, sei in buona compagnia! Non eri forse alla ricerca di tua sorella? Eccola accanto a te per l’occasione. Ho fatto venire anche i miei genitori, così siamo tutti riuniti in una grande famiglia e possiamo dare il via alla festa». La battuta lo fece ridere di gusto. Non c’era dubbio, lui si trovava divertente. «Sarà un bel salto» seguitò ilare Fritzmaster «un salto che, secondo i miei calcoli, durerà persino qualche minuto; ma ci pensi!?! Chi mai tra gli esseri umani potrà vantare di aver visto il centro della terra con i propri occhi? Peccato che non potrai tornare a raccontarlo, visto che finirai nella lava fusa». «Falla finita!» gli disse Banco, che lottava per rimanere cosciente. «Facci cadere nel tuo inferno e non se ne parli più. Mi hai annoiato con le tue invenzioni da pazzo scatenato». «Non avere fretta Banco… e poi non sono io che posso decidere quando togliere le forze elettromagnetiche che vi consentono ora di rimanere appollaiati lassù…» «Dì piuttosto che non ne hai il coraggio…» «Illazione sprecata con un bambino, mio caro Banco. Non raccolgo le provocazioni: sono improduttive e fanno perdere solo del tempo. La soddisfazione di decidere se eliminarvi oppure no, la prenderà qualcun altro… ben più importante di me». Queste parole stavano ancora risuonando nel cervello appannato del ragazzo, pronunciate in modo così allegro che facevano pensare che stesse spiegando quali gusti di gelato avrebbe scelto di lì a poco, quando apparve nel capannone una luce accecante. Sembrava avessero scoperchiato il tetto dello stabile e che il sole stesso fosse entrato lì dentro. Banco vide che, tranne i Demoni incaricati di tener aperta la fessura, tutti gli altri si erano inchinati fino a prostrarsi a terra. Non c’era dubbio: quello che era appena entrato doveva essere Baalzeniah, il Malvagio. Il ragazzo si ricordò delle parole di Canio che aveva incontrato l’Essere sul Ponte Vecchio a Firenze e che era stato letteralmente abbagliato dalla sua visione. ‘Ma perché mai avevo pensato che sarebbe stata una figura tetra e nera’ commentò tra sé e sé il ragazzo ‘e non piuttosto un qualcosa di luminosissimo come si conviene ad una entità di energia pura?’. Poi il Malvagio dopo aver sostato per un attimo per rendersi conto della situazione, dovette fare un cenno di assenso all’esecuzione perché Fritzmaster cominciò a digitare in modo competente sulla tastiera di un portatile che fino a quel momento Banco non aveva notato. Quindi il bambino, alzando lo sguardo, dopo aver dato un’ultima beffarda occhiata a Banco, con un sorriso candido stampato sulla faccia, premette enter. Tessa, Franz, Nora e Banco caddero giù di schianto per diversi metri. L’accelerazione svegliò di colpo la sorella e i due Gran Rettori. Ma la caduta, contrariamente a quanto Fritzmaster si aspettava, si arrestò a poco meno di un metro dalla voragine. Il caldo era sempre più insopportabile e i gas accecavano i quattro. Tessa, Franz e Nora, intravedendo il baratro sotto di loro, cominciarono a urlare. Fritzmaster, accortosi che qualcosa non stava funzionando a dovere, si era messo a digitare nervosamente sulla tastiera, controllando a scatti il monitor. Il Malvagio era già scomparso. ‘Come mai non siamo precipitati?’ si chiese Banco roteando nell’aria mani e braccia come volesse sbattere le ali. Poi gli venne in mente che in tasca aveva ancora l’invertitore di onde convettive che non aveva funzionato quella mattina a scuola. Forse operava con masse più grosse di una mosca, come appunto erano le loro e poteva essere quindi per questo che erano rimasti bloccati in aria senza poter precipitare. Il giovane estrasse dalla tasca l’invertitore e, pilotando la loro sospensione, depositò se stesso, la sorella, Franz e Nora a terra. Poi, mentre Fritzmaster stava ancora armeggiando con il computer, non essendosi accorto che i prigionieri si erano liberati, Banco estrasse dalla cintola, con mossa fulminea, il suo boomerang tagliente. Prese bene la mira e lo lanciò con forza. Il boomerang fece il giro dell’orlo della buca tagliando uno dopo l’altro le funi che la tenevano aperta. I Demoni Carena, che reggevano le robuste corde, nella tensione spasmodica di quella trazione all’improvviso interrotta, si rovesciarono malamente all’indietro finendo per cadere diversi metri all’indietro. L’ampia fessura nella terra, sotto la spinta delle Forze Conservative della Natura, si chiuse immediatamente con un rombo profondo e sussultorio. Questa rimarginazione repentina del terreno creò come un tappo al gas che fuoriusciva ancora potente lungo tutta la lunghissima condotta che proveniva dal centro del pianeta. Di lì a poco cominciarono delle forti scosse sismiche provenienti dal sottosuolo. Banco, ripresosi il suo boomerang fermatosi in aria, ubbidiente, a pochi centimetri da lui, si rivolse alla sorella e agli altri due compagni: «Allontaniamoci immediatamente!» Fritzmaster era rimasto al suo posto di comando. Stava cercando di riequilibrare la pressione nel condotto e di scaricare l’accumulo dei fumi e dei vapori in eccesso, ma dalla sua espressione preoccupata si sarebbe detto che non ci stava riuscendo o forse si era innescata una reazione non più gestibile. Si ripeterono in rapida successione altri e più potenti sussulti del terreno. Banco, Tessa e i due Rettori corsero verso l’uscita, ma trovarono molta resistenza, perché, se i pochi clienti umani stavano cercando di spingersi fuori dai quei locali, presi dal panico, i tanti Demoni presenti nell’iper si stavano invece precipitando verso il magazzino per aiutare gli altri. C’era una grande confusione in quel luogo, urla, rumori assordanti, esplosioni. Ci fu anche qualche persona che, approfittando come al solito della situazione, cercò di accaparrarsi quanto più cibo poté uscendo direttamente dal magazzino con il carrello ricolmo di prodotti. Un’altra fortissima scossa colse i quattro fuggitivi nei pressi della linea delle casse. Il rombo fu così potente che loro finirono addirittura a terra tra pezzi di intonaco e blocchi di muro oltre a interi banconi che stavano rovinando al suolo. Banco prese per mano Tessa e la tirò a sé con forza fino in strada. Anche Franz fece lo stesso con Nora, che prima di lasciare lo stabile chiese al marito: «E nostro figlio? E lì dentro!» «Non ti preoccupare di lui, cara, a quest’ora è già in salvo!» la calmò Franz dandole inaspettatamente un bacio sulla guancia. «Lui, del resto, da tempo non ha più bisogno di noi». I fuggitivi avevano appena raggiunto il marciapiede opposto che una esplosione squarciò il tetto del magazzino. Tutte le vetrate dell’iper e quelle delle case nel raggio di un centinaio di metri andarono in frantumi: le pareti del magazzino, subito dopo, si accartocciarono come fogli di carta. Seguirono altre detonazioni con fuoriuscita di miasmi maleodoranti ed esalazioni scure. La scena era apocalittica per le fiamme che si sprigionavano violente e altissime da quel luogo, ma anche per le urla agghiaccianti e roche che si levavano da sotto le macerie e che poco avevano di umano. In poco tempo l’intero ipermercato divenne un cumulo di macerie tanto che i vigili del fuoco, che già dopo qualche minuto dalla chiamata erano sopraggiunti sul posto, non potettero che constatare che non c’erano sopravvissuti. Avevano davanti ai loro occhi il più veloce e devastante incendio cui avessero mai potuto assistere: come era divampato furioso, così si era spento consumandosi in brevissimo tempo. Banco abbracciò la sorella stringendola forte. Quante volte aveva temuto di averla persa per sempre! Tessa, che pure era restia a quelle affettuosità del fratello, contraccambiò emozionata. A quell’abbraccio si unirono anche Franz e Nora e questa volta la ragazza non ebbe nulla da ridire. «Grazie, figliolo!» fece Franz dando un lieve buffetto sulla guancia al ragazzo. «Sei stato al di sopra delle più ottimistiche aspettative. Siamo davvero contenti che ora ci sia tu dalla nostra parte». «Senza di te non ce l’avremmo mai fatta!» fu sincera Nora, commossa. «Da come era cominciata e proseguita questa avventura, il finale ha del miracoloso». Dopo aver dato un’occhiata alle rovine fumanti dell’iper, Franz e Nora si allontanarono. L’uomo teneva un braccio sulle spalle della moglie: erano visibilmente provati. Poi Franz, voltandosi, fece sorridendo a Banco: «Teniamoci in contatto!» E Tessa rispose: «Non ci conti».

1 pensiero su “E’ questione di magnetismo

  1. Bello l’abbraccio tra il fratello e Tessa…e il finale miracoloso con il trionfo del bene mi piace molto!
    Sogni d’oro!

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