«Voglio la Crema Pepitaciok, mamma!» fece il bambino reclinandosi con il busto all’indietro e indicando la vetrinetta-frigo del supermercato che stava scorrendo sotto i suoi occhi. Il carrello su cui lui era seduto nell’apposito sedile vacillò.
«Non ci pensare nemmeno» disse risoluta la mamma tirando dritto. «Che poi ti vien male al pancino e ti metti a piangere.»
«Ma no che non piango e poi io voglio Pepitaciok…» fece lui con una cantilena strascicata, oscillando il corpo come un pendolo.
«Stai fermo una buona volta che cadi dal carrello!»
Il bambino incrociò le braccia in modo teatrale mettendo il broncio.
«Ti va bene lo yogurt alla fragola?» gli domandò lei, dopo un po’. Lui rispose scuotendo la testa sciogliendo le braccia dalla precedente postura e rimettendole subito conserte con ancora più vigore. La mamma cercando di trattenere un sorriso ripose lo yogurt nel carrello.
«E cosa mangeresti volentieri questa sera? Un hamburger di chianina o una sogliolina al limone?» chiese lei cercando di essere seria.
«Voglio la Pepitaciok, ho detto!» ribadì lui con un ampio gesto della mano a indicare la crema ormai alle sue spalle.
Lei, dopo qualche metro:
«Guarda, ci sono i giocattoli… vai a scegliere il regalino per il compleanno di Luca… che sei bravo…»
Il bambino gettò un’occhiata veloce davanti a sé: scaffali ricolmi offrivano ogni tipo di giocattolo. Rimase a bocca aperta. La madre prontamente lo sganciò dal sedile del carrello e non appena gli fece toccare a terra lui si mise a correre. «Sono qui che finisco la spesa, Matteo, torna subito, però…» gli disse quando lui era ormai sparito. Dopo cinque minuti se lo vide ritornare.
«Hai fatto presto, Tesoro, come mai quella faccina?» gli chiese accarezzandolo.
Il bambino guardava a terra, impacciato, era leggermente pallido. Lei lo tirò su e lo piazzò nuovamente seduto sul seggiolino del carrello.
«Cos’hai Matteo… non stai bene?» e gli mise le labbra sulla fronte per sentire se aveva la febbre. Il bambino fece spallucce: aveva un’aria assente, distante. ‘Forse è annoiato‘, pensò lei, ‘o ha solo sonno o è ancora arrabbiato con me e sta usando un’altra strategia‘. «Hai visto qualche giocattolo che può piacere a Luca?»
«Forse» rispose lui, anche se non subito.
La madre continuò a fare la spesa, ma ogni tanto squadrava il bambino stranamente silenzioso: stava giocando con un laccetto del suo giubbino in un atteggiamento che non gli era solito.
«Non la vuoi più allora la tua Pepitaciok?»
Il bambino la guardò con l’espressione di chi non sapesse di cosa si stesse parlando: quindi tornò a giocare in modo apatico con lo stesso cordino. D’impulso la donna tornò indietro nel vicino reparto giocattoli. Doveva capire. Rapida fece il giro degli scaffali. Non c’era nulla di diverso o di strano tra quei giocattoli, come di consueto, del resto. Alzò gli occhi in modo interrogativo verso il suo bambino che aveva lasciato nel carrello a qualche metro da lei: aveva ancora un atteggiamento indifferente, chiuso in un mondo tutto suo. ‘Cosa ti succede, piccolo mio?’ sembrò chiedergli a distanza. Poi svoltò il bancale per per percorrere l’ultima corsia: si accorse che per terra c’era la scatola di un giocattolo: “La Porta tra i Multiversi”. La raccolse.
«Mamma, mamma, allora me la compri la Crema Pepitaciok?» si sentì dire. Matteo era vicino a lei, sorridente: le tirava la gonna con la sua consueta irruenza e la solita luce vivida negli occhi. Lei guardò verso il carrello. Il suo bambino era ancora lì, seduto e tranquillo.
«Matteo, bambino mio…» fece lei inginocchiandosi per terra e abbracciandolo forte.
«Ehi, mamma, ma così mi fai male…» le disse «che ti prende?»
«Ma allora… ma allora… quel bambino là, chi è?» chiese la madre a Matteo come se lui avesse potuto avere una risposta.
«Quale bambino?» chiese il figlio con un occhio chiuso e un aperto e le mani sui fianchi.
«Quello lì!» fece la madre indicando il carrello dietro di lei. Sul carrello non c’era più nessuno.
La morale è: in un universo parallelo raggiungibile attraverso uno scaffale del Centro Commerciale c’è un figlio meno rompicognomi di voi.
Dateve ‘na regolata…
Anche nella PepitacioK deve essere bandito l’olio di palma…sei sicuro che non lo abbiano usato?…ahahahah
Bisogna stare sempre attenti con i multiversi!
Come di consueto, una gradevole lettura. Univers
Io un mio doppio non lo augurerei a nessuno.
Bel racconto. Bravo.
devo riconoscere che sei proprio brava,riesci sempre a creare suspance e mi piace molto la libertà che lascia al finale
Gratias, obligado 🙂
Sì, l’avevo letto anch’io sull’Osservatore Romano. Nella Pepitaciock ci mettono i bosoni di Higgs al posto delle mandorle, per cui in determinate condizioni quantistiche (ad esempio nei reparti giocattoli dei grandi magazzini verso l’ora di chiusura) può verificarsi che il continuum dello spazio-tempo si scolli un po’ e, per qualche minuto, lasci entrare in contatto due o più universi paralleli.
(La Nutella invece, che è più un condensato di Bose, ha degli strani effetti sui gatti di Schrödinger, ma questa è un’altra faccenda)
In ogni caso, di solito con un paio di sberle si aggiusta tutto.
Mai sottovalutare l’effetto terapeutico e aggiustatutto di un bel paio di sberle.
Peccato che ormai sono come il modernariato, il 45 giri e il gettone telefonico.
E la Due Cavalli, lo Walkman, l’Idrolitina, le lampade a petrolio e la biga. Che poi a pensarci bene anche la biga in fondo è una due cavalli. Che idiozia. Merito due sberle. 🙂
Vero… anche se non hanno mai stabilito con precisione con un pieno di biada quanti chilometri fa un cavallo. Giusto per saperlo, visto che i distributori di biada non sono proprio dappertutto, soprattutto in città.
Che ingiustizia. Speriamo che nella prossima finanziaria abbiano messo da parte qualcosa per impiantare qualche biadotto.
A proposito di sosia…oggi ho visto un cane sosia di un grosso cane bianco che abitava nella mia zona…
Ciao!!!
Gli conveniva alla mamma, comperare il Pepitaciok, ma da subito. O.o
Anche prima di subito 🙂
Il giocattolo per terra ha fatto il miracolo. Da un bambino imbronciato a un monello scatenato.
Sempre gustosi i tuoi post.
Comunque se si fosse trattato di un sosia dopo pochi secondi la realtà ha avuto la meglio…il figlio non è il tipo pacioso nel carrello ma quello che le tira la gonna…
Non è un sosia, ma il “doppelganger” di Matteo.
Lo spiego rispondendo al commento di “Ehipenny”.
Penso che il piccolo sia sceso dal carrello con abile manovra dettata dall’impulso di cioccolata…del resto anche da piccini si deve capire che non tutto ciò che si vuole di può avere…capricci o strepiti…
Bel pezzo…ciao!!!
Non ho ben capito cosa volevi raccontarci qui …
In effetti è un racconto un po’ più elaborato del solito 🙂
Ogni volta devo prendermi un pò di tempo per leggere i tuoi racconti perchè poi inevitabilmente la mia mente si auto-propone un miliardo di possibili alternative….e mi piace che non ci sia un finale sempre definito, un pò di fantasia e interpretazione è il colore che mi serve nelle giornate 😉
Inquietante sì, esiste un seguito o una spiegazione?? 😀
Tu cosa hai capito? 🙂
Allucinazioni, uno scherzo del bambino, un fantasma, un sogno, sdoppiamento della personalità, un bambino perduto che si finge il figlio vero… è una di queste? 😅
Secondo le mie intenzioni, ma non so se ci sono riuscito, si tratta di una interferenza sulla linea spazio-temporale tra due Universi paralleli.
Il bambino di un altro Universo si è trovato, per una sorta di corto circuito (forse dovuto alla scatola, toccata prima dal bambino poi dalla mamma, con il gioco difettoso ‘La Porta tra i Multiversi’) in questa dimensione dove c’era il suo doppio (doppelganger); per un po’ Matteo e il suo doppio sono coesistiti nella stessa dimensione, ma poi la coerenza propria di ciascun Mondo ha fatto sì che il doppio venisse eliminato (o meglio ritornasse nel suo Universo).
Non ci sarei mai arrivata credo, ma mi piace! È ingegnosa 😉
È un viaggio questo racconto!!
Troppi bambini nei supermercati, troppe mamme che hanno troppo a cui pensare…e alla fine succederà che qualcuna tornerà a casa col bambino di un’altra… 😀
E’ che la mamma del racconto ha rischiato di tornare a casa con suo figlio e con la copia di suo figlio 🙂
Voglio Pepita Moreno la diva del rock
Voglio ballarle sul seno nell’atrio del Ritz
…
Ecco cosa mi ricorda!!!!!
Interessante…
offri al bimbo qualche opzione e ti manda in confusione
ciao
Inquietante….davvero
INQUIETANTE…….in quel “market” vendono armi? beh! calibri grossi da usare allo stand giocattoli e …GIOCATTOLAI!