Martha la città se l’era immaginata così. E ora la stava sognando.
Passeggiava per le vie del centro, con il suo passo morbido, una leggera brezza tra i riccioli rossi. Non c’erano però persone, solo manichini. Manichini ben fatti, privi di volto, ma vestiti di ogni accessorio. Sbucavano dalle maglie, dalle t-shirt, dai pullover, colli eburnei e mani snelle non sagomate, orologi ai polsi, borse a tracollo, occhiali da sole sui nasi ben fatti. I manichini erano ritratti nelle pose naturali del vivere quotidiano, come se un incantesimo avesse fermato il mondo e trasformato le persone in statue eleganti e opalescenti. Il sortilegio sembrava appena accaduto perché il gelato offerto dal gelataio non si stava ancora neppure sciogliendo, il caffellatte nella tazza al bar era fumante, il cane aveva appena fatto la pipì e ora stava guardando il padrone chiedendosi perché mai non si muovesse. Tutta la città si adagiava pigra sotto lo sguardo di lei inondato di luce, vetrine a perdita d’occhio, ristorantini romantici, monumenti imponenti. Un mondo silenzioso penetrato da un sole caldo vestito di primavera. Anche se era inverno in quel luogo straniero che aveva perduto il senso del tempo.
Dopo tanto camminare la donna, stanca, si fermò al bar che aveva visto ore prima. Si sedette allo sgabello del bancone. Il caffellatte del vicino ormai era gelido. Guardò il barman di spalle: era così verosimile che gli ordinò un caffè come se si aspettasse si dovesse girare da un momento all’altro. Si mise a ridere per quell’illusione così reale. Poi si voltò verso il signore accanto a lei con un borsalino a larga tesa sul capo; gli prese il cucchiaino tra le dita e lo posò sulla tazzina; non sapeva il perché di questo suo gesto spontaneo, ma le sembrava più ordinato così; poi pensò a quanto fosse stata strana la sensazione che aveva provato sfiorando quella mano; e la toccò: era calda.
Graham la città se l’era immaginata proprio così. E ora la stava sognando.
Scese in fretta dal taxi perché si era fermato all’improvviso, senza motivo e non accennava a ripartire. Si avvicinò arrabbiato alla portiera del guidatore battendogli furioso sul vetro; l’aveva infatti chiamato vanamente più volte dal sedile posteriore ma l’autista non si era degnato di rispondergli. Ma l’uomo alla guida non c’era più; al suo posto ora c’era un manichino. Come avevano fatto a sostituirlo così velocemente? Si voltò attorno. Anche i passanti erano manichini: la famigliola a passeggio, il giocoliere di strada, il carabiniere. La città intorno a lui pareva essersi bloccata. Pensò a un flash-mob spettacolare ad uso e consumo dei turisti. Ben riuscito, sì, certo, nulla da dire. Ma ora come avrebbe fatto a raggiungere il luogo della conferenza? Era anche in ritardo. Poi ad un tratto, con la coda dell’occhio, vide una bellissima donna dai capelli lunghi e rossi che ancheggiava sicura come incedesse su un tappeto rosso tra ali di fotografi e pubblico adorante. Aveva un viso intenso, provocatorio, irraggiungibile. La chiamò pur sembrandole un’apparizione, ma la voce gli si arrotolò in gola e lei proseguì. L’uomo ritornò rapidamente dentro il taxi per riprendersi la borsa del computer e quando ne uscì notò che la donna stava entrando in un bar. Si mise a correre per raggiungerla. Una volta nel locale trovò però solo manichini. Il barman dava le spalle alla porta nell’atto di armeggiare con la macchina del caffè e, al bancone, seduta sugli sgabelli, una coppia che si teneva per mano.

Leggi –> Dietro al racconto
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Mi piace! Complimenti!
Ciao briciola. Questa volta mi hai spiazzato. Manichini, logicamente, fermi. Un mondo cristallizzato che “ingloba” per contatto. Vita ferma (o spenta?). Lineamenti: nessuno.
Più volte ho pensato ad un mondo di soli automi, anch’essi senza volto, in continua ripetizione di gesti inutili, non finalizzati, senza alcun obiettivo, Che vanno avanti pochi passi per girarsi e ritornare con lo stesso numero di passi. O che girano in tondo senza fermarsi. Senza sosta. E così all’infinito.
Mondi da brivido. Mondi da paura.
Comunque sia, bravo per l’atmosfera che riesci sempre a creare. In tal caso rarefatta come se si fosse in un gelido corridoio d’ospedale senza umanità alcuna.
Buon fine settimana.
banzai43
E’ uno degli incubi dell’uomo postmoderno: di vivere in un mondo iperconnesso, ipercollegato, ma del tutto anonimo e spersonalizzato. Grazie per le tue osservazioni
Parole adatte che si amalgamano per produrre buone sensazioni mentre si legge. Un piacere. Saluti. Univers
Breve. Intenso. E davvero molto particolare.
M’è piaciuto molto.. suggerisce un’atmosfera surreale e metaforica, in cui s’intreccia un mix di emozioni davvero suggestive.
Caro briciolanellatte, spero ti sia giunto il mio messaggio,
mi farebbe piacere contattarti 😉
A presto!
Giada
Certo che l’ho ricevuto, ti ho anche risposto
Scrivi proprio bene e mi piace leggerti! Tutto qui. Grazie e buona continuazione!
Grazie, molto gentile
Pingback: Se l’era immaginata così
Grazie, sei gentile
Già l’ho detto che mi piacciono i tuoi “dietro…”? 😜
Scritto così sembra che tu stia parlando del mio ‘lato B’ 🙂
😃
A me l’effetto manichino lo fanno molte persone reali… perché non ci faccio caso, non non so perché, come potete ne avverto la presenza ma sono sempre concentrata su altro…
Prima o poi, a turno, siamo tutti un po’ manichinini di qualcun altro (almeno nel senso della storia)
Davvero un gran bel racconto, sembra di trovarsi in una scatola di ovatta, almeno fino a poco prima del finale che rovescia, direttamente, tutta la scatola
Anche a me ha ricordato le atmosfere di Saramago: Cecità
è il mio sogno!!! 😀
Buon di tutto, in quantità esagerate.
besos
Sally
un sogno o un incubo? Non so ma credo che sia Martha, sia Graham ne usciranno sconvolti. Una città di manichini
Solo alcune persone ci scaldano il cuore.
Le altre sono solo comparse nel nostro viaggio in questo mondo
mai avere contatti con gli sconosciuti…..Auguri Briciola, buon anno ricco di ispirazioni!
Ma forse voler toccare la mano del manichino per capire se è calda porta a rimanere pietrificati…”un pochino di sani fatti propri” alle volte salva la pellaccia…ahahahah
Ma che la mano è calda ne siamo sicuri? Impossibile esserne certi se non la abbiamo toccata…
Ciao…come vedi i tuoi sassolini danno molti spunti di analisi…
Lo specchio della nostra società: individualità, distacco, apparenza. E per fortuna l’Amore….almeno nel cuore.
Raffinato racconto.
“una coppia che si teneva per mano”…..quindi la rossa e il tipo con la mano calda, manichini anche loro a quanto pare. Un’epidemia virale?
atmosfere ipermoderne tra Mannequin Challenge e Jessica Rabbit. Bell’immaginario, ma neanche troppo irreale. Buon anno Briciola
Grazie, anche a te
irreali atmosfere mi ricordano qualcosa di Saramago
Mi piace molto!
è l’effetto che deriva dal visitare mostre d’arte, credo
ciao
Mi sovviene la sensazione di teste senza sguardo…senza pensieri propri…senza sentimenti sinceri…senza anima…
Proprio un bel pezzo…pungentemente sagace…
Certo che le sagome senza volto …che affollano strade e luoghi sono simili ad ombre…
Che strano…questo pezzo non mi fa un effetto negativo anzi…solo che non avere volto…non avere sguardo…non avere voce…non avere espressione…significa non dare alcuna comunicazione…sembra di stare in un posto dove nessuno è pensante e nessuno ha niente di proprio da comunicare!!!
Chissà cosa hai pensato mentre scrivevi…volevi comunicare questa sensazione?
Bel pezzo …sagace a modo tuo!