Disoccupazione

Anche se ostentava una certa spigliatezza e disinvoltura, l’uomo, piccolo di statura, la barba di qualche giorno, non aveva l’aria di passarsela bene.
«Le assicuro che sono bravo» disse all’edicolante indicando qua e là delle persone attorno a sé come se avessero potuto confermarlo. «Vedrà che se mi assume non se ne pentirà. Per esempio… so indovinare dall’aspetto della gente che giornale vuole».
«Non ci credo… non è possibile, non lo so fare io dopo tanti anni…» fece il giornalaio allargando le braccia.
«Mi metta alla prova… ecco, vede, quello che sta arrivando vuoi ‘il Gazzettino’».
E un signore, sulla cinquantina, camminando di fretta tanto da tenersi il cappello con una mano per non perderlo, si avvicinò all’edicola e disse:
«Il Gazzettino, per favore».
Il giornalaio rimase incredulo. Dovette farsi ripetere la richiesta una seconda volta prima di consegnare al cliente quello che voleva.
«E questa donna qui dietro vuole ‘Gente di Mondo’» incalzò l’ometto, certo di far breccia. E così accadde che la donna, non prima di aver posato per terra le tre buste della spesa, domandò proprio quella rivista.
«Ma è bravissimo… come fa?» fece il giornalaio che sembrava lo chiedesse a sé stesso.
«È un dono, l’ho sempre avuto. Lei per esempio al mattino legge solo ‘il Cittadino indipendente’ e, quando esce, il venerdì, dà un’occhiata alla rivista settimanale ‘Porti e ormeggi’, oltre… ad alcune riviste porno… s’intende…» e qui l’uomo abbassò la voce per farsi sentire solo dal suo interlocutore. «Allora, mi assume? Pensi che figurone farei con i clienti!»
«Mi spiace, ma non ho abbastanza lavoro al momento, e poi se avessi proprio bisogno di aiuto, francamente lo chiederei a mio cognato, che mia sorella mi sgonfia sempre che non ha un impiego… però lei ha un talento fenomenale, dico sul serio, lei è sprecato per un’edicola».
L’uomo piccolo aveva già girato le spalle e se ne stava andando via sfiduciato.
«E questo ragazzo che sta arrivando cosa vuole, eh? Cosa vuole?» domandò ancora il giornalaio che aveva l’aria di averci preso gusto. L’uomo, le mani incastrate nelle tasche, senza neppure girarsi, mormorò:
«Non vuole niente. Ha lui qualcosa per lei» e allungò il passo.
«Non ho capito? Cos’è che vuole?» fece l’edicolante sporgendosi dal suo baracchino. Nel frattempo il ragazzo era arrivato fino a lui. Sorrise di un sorriso stereotipato, incolore, freddo. «Buongiorno» fece. «Sono un ufficiale giudiziario, lei è Gerolamo Tempesti, vero? Bene. Devo notificarle una cartella esattoriale».

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