La caccia proseguì per il paese senza soste. Si sapeva che erano pochi i luoghi dove ancora poteva nascondersi: negli sms e in alcuni post. Poi una notte, mentre la cappa (pardon la kappa) era uscita furtiva da un monitor spento per guadagnare il vicino confine cadde in un’imboscata tesale dagli Attivisti per un Italiano Migliore. Subito fu tratta in catena e gettata nelle segrete del palazzo delle Consonanti.
«A morte!» urlò inferocito il popolo tutto. «A morte!» ordinò la M, magnifica nel manto maestoso, un po’ turbata per una spallina caduta alla prigioniera che le aveva fatto intravedere delle superbe robe di Kappa.
Poi l’indomani, nel corso di una solenne cerimonia, la kappa fu trascinata in piazza davanti a verbi difettivi, aggettivi sostantivati e vecchi ossimori che la insultarono gettandole virgole e accenti acuti.
«Ke farete senza di me? Se mi kancellate, kome farete a skrivere: kolossal, kermesse e varano di kommodo?» chiese la kappa implorando pietà.
«Che sia eliminata da tutte le tastiere!» strillarono la O grossa e la I smilza rese sorde dall’orgoglio per l’ortografia. «Che alla kappa sia messo il kappio, volevo dire il cappio!» insistette l’H bislacca e la Z analfabeta. E la Q, quatta quatta, facendosi aiutare dalla L imbelle e dalla N, che però svenne, mise la Kappa sul ceppo e in un attimo la tagliò letteralmente in due a fil di spada. Seguirono canti e balli dove nell’ombra vennero a formarsi confusamente parole sgrammaticate e frasi senza congiuntivi. Gli analocuti ebbero presto la meglio e gli ossimori si unirono in scorribande indicibili anche contro scrittura. Insomma tutti erano felici per aver liberato il mondo dall’odioso nemico e soprattutto che si potesse finalmente parlare di chimono, chiller e Chucc Palaniuc senza tema di vergogna alcuna.
La kappa, divisa a metà, agonizzò per tutta la notte in un lago di inkiostro (pardon di inchiostro).
Ma al mattino, dai tronconi tagliati, già si stavano riformando gli arti mancanti.
Solo un breve saluto per dirti che ti leggo sempre. E con grande piacere.
Un bacio
Ogni tanto pronunciano il mio nome con la K invece che non la C e già questo mi infastidisce…. figurati!
Briciola è un uomo…
E’ la prima volta che vedo questo blog. Komplimenti, questo rakkontino è fenomenale 😉
p.s. Chucc Palaniuc fortissimo
che bel racconto, ironico e divertente come sempre!
(ma dovevi proprio farla “riformare”?!)
Divertentissimo 🙂
Inquietante…
A quando un K2 – la vendetta in alta quota? 🙂
come si scriverà Shakespeare?
Bellissima, sei bravo, Ciao Giulia
quando sk, sk
Bellissimo, ironico e spassoso! Io sono di quelle vecchio stampo (non per niente vecchia gallina) che la K la tiran fuori dal cassetto solo per infornare un cake, guardare un incontro di karate o versare nella tazza una bella manciata di corn flakes!
Ciao
Gallinavecchia giammai Gallinavekkia 😉
questo è il genere di racconti che preferisco!!!! lo leggo incantato!
mi spiace solo che quando uscirò dalla doccia non potrò più usare il mio akkapatoio!
kakkio!
😀
lunga vita alla kappa 😉
ora che ti ho letta, sarebbe ancora più un onore darti degli spunti per scrivere!
bellino! mi fa ricordare il mio kompagno ..che quando ci conoscemmo mandava sms pieni di kappine ed io per quello ho dubitato molto che potesse interessarmi ..quindi pur amando la purezza non posso odiar la kappa . è una questione di kuore .
(stava per uscirmi un’altra cosa….)
Ally
io ne ho una di kontrabbando, se interessa.
originale e divertente, io però mi schiero dalla parte di coloro che difendono la nostra lingua. Ciao
e la targa di Crotone (KR) che fine farà?
complimenti per la fantasia: bel racconto!
Bellissima metafora!
Il famoso abc della vita!
ciao!
Bello. Bentornato! TT
Briciola sei straordinario!
Comunque a morte la kappa!!!
Spassoso, ironico e, purtroppo, vero nell’alfabeto come tra gli uomini: voglia di eliminare gli scomodi, i diversi.
Chissà se è rimasto una Briciola di K per augurare Buon Kompleanno!