[RIASSUNTO DELLA PUNTATA PRECEDENTE: Luis ha diversi problemi in ufficio. Un suo collega, meno meritevole di lui, riesce a precederlo nella corsa alla carica di CEO della società. Da quel momento è sottoposto da parte di quello ad angherie e vessazioni. Luis cade in una grave depressione. Un uomo misterioso, dal cappello a larghe falde, si offre, senza voler nulla in cambio, di risolvergli 'in modo pulito' ogni suo problema di concorrenza e di restituirgli quanto gli spetta].
Poi Luis si ammalò sul serio. Non usciva più di casa. Solo la vicina anziana che lo aveva preso in simpatia veniva a trovarlo e a portargli da mangiare. Passava le sue giornate nel letto, in una sorta di dormiveglia soporoso che non presagiva nulla di buono. Si addormentava ogni tanto e poi si svegliava di soprassalto rimanendo a guardare immobile il soffitto per ore. Avrebbe voluto reagire ma si sentiva rinchiuso in una gabbia di inedia senza scampo.
«Adesso mi dà il suo consenso?» si sentì dire.
Lui si svegliò e se lo vide lì seduto sul suo letto. Con il cappello importante e la sciarpa azzurra. Ora che non indossava più gli occhiali da sole, i suoi occhi risultavano penetranti e bucavano la penombra. Ma Luis non si spaventò nel vederlo accanto, come fosse normale che ci fosse, né si chiese come avesse fatto a entrare a casa sua. La domanda cominciò a rimbalzargli nella mente come una biglia in una scatola di metallo. E forse, chissà, fu lo stato depressivo a parlare per lui, perché alla fine lui disse di sì. L’uomo con il cappello glielo chiese altre due volte, a conferma, perché voleva essere sicuro che fosse davvero quella la volontà espressa da chi aveva di fronte. E la risposta di Luis fu sempre la stessa. Dopodiché si sentì esausto.
Di lì a qualche giorno andarono a trovarlo i colleghi di ufficio. Gli riferirono increduli che Mark, il capufficio, era morto. Gli era andato di traverso un boccone di chissà cosa ed era soffocato. Lo aveva trovato la segretaria l’indomani mattina, riverso sulla scrivania, che già era freddo come il marmo. Ora Luis poteva tornare: il posto da CEO era suo. Nessuno aveva dubbi in proposito e che facesse presto perché lo aspettavano a braccia aperte: erano tante le cose ora da fare.
Lui ci mise un po’ tuttavia per rimettersi in sesto. E quando fu il momento di entrare nel suo nuovo ufficio non ci voleva credere. Era ancora più bello di quello che si ricordava. L’ampiezza, gli arredi, lo spettacolare panorama. Tutti lo salutarono con calore e entusiasmo. Persino sua moglie, che lo aveva lasciato quando era caduto in disgrazia, gli telefonò per complimentarsi con lui e fissare un appuntamento per pranzare presto insieme.
Quando Luis rientrò nella sua abitazione cercò di realizzare quanto era accaduto: ogni cosa era cambiata velocemente anche se sembrava unicamente tornata al suo posto. Dal punto di vista razionale riusciva ancora a tenere a bada i sensi di colpa sforzandosi di non ricollegare la presenza dell’uomo con il cappello con la morte di Mark. In fondo non era stato ucciso, si diceva tra sé e sé, si era ‘solo’ soffocato con del cibo. Era ‘evidente’ che doveva essersi trattata di una morte accidentale e il fatto che lui avesse acconsentito alla offerta dell’uomo misterioso non significava necessariamente che lui fosse anche il responsabile per la morte del suo capufficio: nessuno avrebbe mai potuto seriamente sostenerlo e soprattutto nessuno avrebbe potuto provarlo; era chiaro che doveva essere una semplice coincidenza. Poteva stare tranquillo. Ma poi: davvero aveva dato il suo consenso a una cosa simile? Stava troppo male per esserne sicuro.
Non voleva comunque rovinarsi quel giorno con quelle preoccupazioni, si disse, era il suo grande giorno e se lo meritava dopotutto. Ci avrebbe riflettuto in un altro momento.
Si affacciò alla finestra. Era pressoché l’ora del tramonto. Era particolarmente suggestivo, quasi anche il cielo avesse voluto contribuire a festeggiare con lui. Sì, era felice come non si sentiva da troppo tempo.
Poi, la sua attenzione fu attirata alla sua sinistra. Era il suo “odiato” vicino Sinclair che gli sorrideva facendogli ‘ciao’ con la mano da dietro la finestra. Aveva uno sguardo sornione che tendeva al perfido.
‘Ci risiamo’ pensò Luis ‘chissà ora che gli ho fatto…’
Subito dopo capì.
Sinclair si scostò dalla luce della propria finestra lasciando il campo a un’altra persona appena dietro di lui. Era l’uomo con il cappello che lo guardava fisso attraverso gli occhiali scuri. E subito dopo scomparve.
(fine)