Minoranze protette

 

‘Gi mi aveva chiesto di accompagnarlo alle poste e io avevo deciso di fargli compagnia. Le poste di Lughi sono poco più di un gabbiotto per i polli con due soli sportelli di cui uno eternamente chiuso. La fila, pertanto, era inevitabile. Non appena fu servito il cliente davanti a noi, l’impiegato si alzò di scatto e con un’espressione imperturbabile piazzò davanti al naso di ‘Gi un cartello che avvisava di essere entrato in pausa. Restammo ad aspettare qualche minuto dopodiché, a un’altra impiegata che stava scrivendo al computer battendo i tasti con un solo dito, ‘Gi chiese cortesemente:
«Sa per caso quando torna il suo collega?»
«È in pausa» rispose secca quella senza neppure alzare lo sguardo dalla tastiera.
«Questo l’ho letto anch’io…» fece il mio amico, la cui voce si stava incrinando per il nervoso. «Le ho chiesto un’altra cosa. Se sa quando torna. È in pausa pranzo?»
«No, quella è fra un’ora. Adesso è in pausa meditazione.»
«Temo di non aver capito…» si schiarì lui la voce. La donna, sbuffando, spiegò:
«È del Buthan, e questa è la sua mezz’ora di meditazione. È nel regolamento interno per il rispetto delle minoranze.»
«Non può allora venire lei allo sportello, per favore?» domandò quasi supplichevole.
«Per carità. Non è il mio turno.»
«Posso sapere il nome dell’impiegato così lo denuncio?» fece ‘Gi con estrema calma.
«Non posso dirglielo» ribatté la donna senza cambiare il tono inespressivo. «È per la legge sulla privacy.»
«Posso almeno parlare con il Direttore?»
«Certamente, dovrà però aspettare una settimana quando sarà di ritorno dal corso obbligatorio di aggiornamento, che è obbligatorio. Ma può dire a me, sono io che lo sostituisco per eventuali lamentele. Vuole inoltrare reclamo? Le sarà inviata risposta scritta presso il suo domicilio fra quindici giorni.»
Vidi distintamente ‘Gi vacillare sulle gambe. L’impiegata lo stava invece guardando con aria interrogativa, come se stesse aspettando il da farsi.
«Lui è musulmano» feci io ad un certo punto mentendo spudoratamente. «Dovrebbe essere in preghiera da almeno dieci minuti. Lei sta violando la libera professione del suo credo religioso con un deliberato atto discriminatorio di una minoranza giuridicamente tutelata.»
L’impiegata mi squadrò nervosa. Quindi aggiunse:
«Perché non me lo ha detto prima? Di cosa ha bisogno?»