L’alibi

Ero in coda alla posta per pagare le solite bollette. La fila non progrediva: una signora stava discutendo animatamente con l’impiegato, ma erano troppo lontani per poter capire cosa stessero dicendo. Ogni tanto la signora alzava da un lato l’ombrello chiuso, che nelle sue mani sembrava un’enorme bacchetta agitata davanti a una orchestra immaginaria.
«Chissà perché… la fila che si sceglie è sempre quella più lenta». La voce che mi arrivava alle spalle era calma, profonda. Mi voltai. Un uomo sorridente, sui trent’anni, una felpa canadese su jeans di marca: tra le dita un bollettino, tenuto in modo delicato, come non volesse sgualcirlo.
«Ha proprio ragione…» gli ho confermato «è sempre così. È strana questa cosa, a pensarci». L’occhio mi cadde sull’intestazione del suo bollettino. Era il conto corrente della Polizia municipale di Poggiobrusco: era una multa e pure salata.
«Per fortuna è una bella giornata» mi disse ancora in modo cordiale come se stesse per prepararsi a raccontarmi una barzelletta.
«Anche se sta per pagare una multa, vedo che sa mantenere il suo buon umore» mi venne spontaneo dirgli indicando quello che aveva in mano.
«Ah… non mi faccio guastare la vita per questo… e poi bisogna sempre pensare positivo».
«E cosa c’è di positivo in una multa da 200 euro?» gli chiesi ironico.
Lui alzò un po’ gli occhi al cielo, si grattò il mento e poi disse:
«Se fra qualche anno mi dovessero accusare di un efferato omicidio commesso il giorno e l’ora della multa… pensi, avrei un alibi perfetto. Ho anche la foto che mi ritrae al volante. Con soli duecento euro scanso l’ergastolo. Altro che avvocato!»