Nel buio profondo

casa - abbandonataEra stato avvistato dal telescopio spaziale Hubble quasi un anno e mezzo prima. Era come sbucato all’improvviso da dietro la galassia di Andromeda con una traiettoria decisa verso la via Lattea. Si trattava di un oggetto grande come tre o quattro grattacieli insieme e ruotava su se stesso.
«È il più grande meteorite avvistato da nostri dispositivi ottici» disse entusiasta Lars Halvorsen del Centro Studi Dybtrum di Copenhagen «ed è di una rara composizione ferro-rocciosa che potrà darci molte informazioni sullo spazio esterno.» Gli scienziati di tutto il mondo rivolsero così la loro attenzione su quel nuovo oggetto extra galattico che prometteva meraviglie e la NASA progettò una sonda speciale che potesse atterrare sulla sua superficie.
E man mano che HN-Y6629 si avvicinava (così era stato subito battezzato) dava informazioni di sé sempre più stringenti e importanti; fino a quando, appena poco dopo Pasqua, a Pasadena, l’ingegnere spaziale statunitense John Chavez-Brooks scoprì per primo che i calcoli predittivi davano per certo un impatto con la Terra, in poco meno di sette mesi.
L’effetto di questa notizia, che via via veniva confermata anche da altri Centri spaziali sparsi in tutto il mondo, creò il massimo allarme. Sembrava uno di quei film catastrofici cui il cinema ci aveva abituato. Solo che era la vita reale e non vi era alcuna soluzione praticabile per deviare e o distruggere un meteorite di quelle dimensioni. Avrebbe semplicemente impattato con il nostro pianeta e lo avrebbe spaccato in due.
Le reazioni della gente furono le più varie. Ci furono disordini, sommosse, tentativi di golpe. Ma anche conversioni di massa a questa o quella religione o setta; vi furono suicidi rituali, attacchi di panico, manifestazioni di isterismo collettivo, ma anche manifestazioni di agnosticismo, isolamento, atarassia. L’economia ebbe un tracollo mondiale perché la stragrande maggioranza delle persone, consapevoli della fine imminente, aveva perso il senso del proprio futuro cercando piuttosto di vivere alla giornata e nel modo migliore.
Intanto a Pasadena si era formato un gruppo di scienziati, decisi a trovare una via di uscita.

«Non ho buone notizie» disse un giorno Lars Halvorsen ai colleghi entrando nella Sala Quadrata allestita al Centro di Unità di Crisi Permanente di Palo Alto.
Gli altri alzarono lo sguardo chi dal monitor del computer, chi dall’ultimo report giunto dal telescopio, chi dalla parete di fonte.
«Sul meteorite è apparsa una lucina… Non l’avevamo notata prima perché l’Oggetto ha ruotato di due gradi sul suo asse longitudinale.»
«Una lucina? E allora?» fece l’astronomo di fama mondiale Graham Fujisuke posando una ciambella su un foglio che ne assorbì l’unto. «Si tratterà di un riflesso. Lassù è pieno di fonti di luce che arrivano da chissà dove…» fece masticando a bocca aperta.
«Non questa» fece Halvorsen aggiustandosi gli occhiali dorati sul naso. «Non questa… è intermittente e cambia colore.»
«Dio del cielo!» fece un altro scienziato dalla carnagione olivastra e con i capelli lunghi raccolti in un codino. «È un’astronave.»

Anche questa terribile notizia fece in un attimo il giro del globo aggiungendo caos a disordine. La minaccia comune non determinò l’effetto auspicabile di coalizzare tra loro le Nazioni. Anzi, ogni Stato pensò a sé limitandosi a sollevare nei confronti degli altri accuse di ogni tipo e a ridestare antichi e mai sopiti rancori.
Trascorsero mesi terribili. Oramai l’astronave aliena era visibile a occhio nudo ed era immensa e inquietante. Aveva anche aumentato la sua velocità e il suo ingresso nella nostra atmosfera era questione di giorni se non di ore.
Alla rabbia, allo sconforto, all’isteria dilagante era subentrata la rassegnazione generale. Le poche persone in strada vagavano senza meta, come zombie spaesati. Molti altri erano asserragliati in casa come se vi potessero trovare riparo.
E poi l’astronave, poco prima di entrare nella troposfera, passò oltre, perdendosi ben presto nel buio profondo.

Il meteorite

Gli astronomi lo avevano individuato già da qualche mese. Era un meteorite molto piccolo; gli esperti erano però certi che, pur puntando verso la Terra, il fenomeno non avrebbe costituito alcun pericolo: si sarebbe disintegrato infatti al contatto con l’atmosfera. Era comparso all’improvviso da dietro Marte che probabilmente lo aveva mascherato con la sua mole fino a quel momento. La curiosità della gente fu per l’occasione piuttosto grande, tanto che molti decisero di seguire l’avvenimento con telescopi e cannocchiali.
Fu non poca pertanto la sorpresa generale quando ci si accorse che il corpo celeste entrò nella nostra atmosfera indenne dirigendosi dritto verso l’Europa come un proiettile. L’allarme fu totale. Scattarono immediatamente tutte le procedure militari e della protezione civile del caso, anche se sembrava evidente che fosse ormai troppo tardi per apprestare una qualche difesa utile: l’impatto sarebbe stato inevitabile, con chissà quali conseguenze.
Invece, a qualche migliaio di chilometri della superficie terrestre, la ‘cosa’ rallentò di colpo. Aveva aperto una serie di paracaduti che ne stavano rallentando la corsa. Giunta sul suolo con una rilevante velocità residua, la grossa palla cominciò a rimbalzare nella piazza del paese colpendo prima un carrettino di frutta e verdura, poi il campanile della chiesa e poi ancora la tenda parasole della signora Beppa che se ne volò via come un aquilone. Mariolino, il rigattiere in pensione che abita proprio in piazza, affacciatosi alla finestra perché attratto dalle grida dei suoi compaesani, si prese in pieno l’oggetto spaziale rimbalzato sino a lui, finendo così per stramazzare a terra lungo disteso nella sua stanza. Infine, dopo aver travolto diversi tavolini, saltati come birilli investititi da una palla di bowling, la sfera di fermò. Il guscio piano piano si schiuse facendo fuoriuscire una macchinina cingolata che sferragliò lungo una pedana sino all’asfalto. Dalla sommità del robottino emerse quello che si sarebbe detto un periscopio che si girò con suono metallico sia destra che a sinistra. Quindi la macchina si mosse e cominciò l’esplorazione.