Il Capo

Il Capo
Rare volte gli era accaduto, in passato, di rimanere simpatico al proprio Capo. Ma questa volta Terenzi, così so chiamava il Direttore, lo aveva preso davvero in simpatia. Non che Mino avesse fatto cose egregie sul lavoro, tuttavia era riuscito a far breccia con quel suo modo comunicativo e allegro di comportarsi che riusciva ad abbassare le difese altrui. E il Capo lo ricambiava favorendolo e privilegiandolo, a volte in modo inconsapevole, creando malumori e risentimenti tra i colleghi, a volte in modo sfacciato come quando, durante le riunioni di direttivo si rivolgeva prima a lui che ai capi servizio, saltando così la rigida catena di comando interna. Sfruttando questa situazione Mino aveva cominciato ad avere incarichi di prestigio che si rivelavano essere anche molto remunerativi e la sua scalata ai vertici sembrava imminente tant’è che ora che si era liberato un posto come vicedirettore si faceva con insistenza il suo nome.
«Vorrei che dessi un’occhiata alla mia pubblicazione, appena l’avrò finita» gli disse Terenzi entrando nel suo ufficio. «Ho cose egregie in serbo per te» gli disse tenendogli la mano sulla spalla. «Certo, Capo, la leggerò molto volentieri, anzi per me è un onore, lo sa». E invece per Mino era una gran seccatura e non solo perché quel lavoro riguardava una materia che non gli interessava. Era piuttosto che non stimava affatto quell’uomo, non lo riteneva particolarmente in gamba né all’altezza del suo compito, anche se la sua benevolenza, sempre piuttosto tirata verso altri, lo lusingava sicché aveva deciso di assecondarlo e adularlo in ogni caso per trarne il massimo dei benefici.
Il primo giorno di ferie, quando già aveva raggiunto la casa in montagna, gli arrivò un sms di Terenzi: «Sto per mandarti l’articolo via mail, come d’accordo, fammi sapere cosa ne pensi. È una pubblicazione piuttosto lunga, ma confido in te. Ti richiamerò per sapere cosa ne pensi». Non ci voleva. Quella pubblicazione articolata e noiosa da leggere proprio non ci voleva. Bel modo di iniziare le ferie! Mino chiuse il cellulare, fece spallucce e si tuffò nelle sue vacanze dimentico del tutto di occuparsi della questione, anche perché aveva lasciato il laptop a casa e non aveva nessuna intenzione di brigare per procurarselo.
Ed era appena tornato da una delle sue lunghe passeggiate in montagna, due settimane dopo, quando gli arrivò la telefonata di Terenzi. Appena sentì la sua voce gli venne in mente la pubblicazione non letta. Si sentì mancare.
«Carissimo Terenzi, stavo per telefonarti» fece Mino cercando di riparare in qualche modo. «Ho appena finito di leggere la sua bozza. Non l’ho chiamata prima io stesso perché volevo studiarmela attentamente. Devo dire che è un lavoro pregevole, una pietra miliare nel campo. È puntuale, esaustivo, efficace. Mi è piaciuto in particolare come ha sviluppato la tematica centrale e quei ricchi riferimenti bibliografici che fanno capire non solo come le stia a cuore l’argomento, ma anche come lei riesca facilmente a padroneggiare una materia così complessa e ostica. Davvero grande. Da lei non ci si poteva davvero aspettare nulla di meno.»
«Veramente volevo sapere come stavi» fece Terenzi imbarazzato. «La mia pubblicazione non sono ancora riuscito a inviartela. L’editore mi ha detto che era meglio pubblicare il lavoro dopo l’estate: dice che avrà maggior seguito. Ma tu a cosa ti stavi riferendo?»Il Capo
Poche volte gli era accaduto, in passato, di rimanere simpatico al proprio Capo. Ma questa volta Terenzi, così si chiamava il suo Direttore, lo aveva preso davvero in simpatia. Non che Mino avesse fatto cose egregie sul lavoro, tuttavia era riuscito a far breccia con quel suo modo comunicativo e allegro di comportarsi che riusciva ad abbassare le difese altrui. E il Capo lo ricambiava favorendolo e privilegiandolo, a volte in modo inconsapevole, creando malumori e risentimenti tra i colleghi, a volte in modo sfacciato come quando, durante le riunioni del Consiglio direttivo, si rivolgeva prima a lui che ai capi servizio, saltando la rigida catena di comando interna. Sfruttando questa situazione Mino aveva cominciato ad avere incarichi di prestigio che si rivelavano essere anche molto remunerativi e la sua scalata ai vertici sembrava imminente tant’è che ora, essendosi liberato un posto di Responsabile di Dipartimento, si faceva con insistenza il suo nome.
«Vorrei che dessi un’occhiata alla mia pubblicazione, appena l’avrò finita» gli preannunciò Terenzi entrando nel suo ufficio. «Ho cose egregie in serbo per te» gli disse tenendogli una mano sulla spalla. «Certo, Direttore, la leggerò molto volentieri, anzi per me è un onore, lo sa». E invece per Mino era una gran seccatura e non solo perché quella bozza riguardava una materia che non gli interessava, quanto piuttosto perché non stimava per nulla quell’uomo; non lo riteneva infatti  particolarmente in gamba né all’altezza del suo compito, anche se la sua benevolenza, sempre piuttosto tirata verso altri, lo lusingava parecchio sicché aveva deciso di assecondarlo in ogni caso, adulandolo quanto possibile, giusto per trarne il massimo dei benefici. 
E il primo giorno di ferie, quando Mino già aveva raggiunto la casa in montagna, gli arrivò un sms di Terenzi: «Sto per mandarti la bozza via mail, come d’accordo. È piuttosto lunga, ma confido in te. Ti chiamerò per sapere cosa ne pensi». Non ci voleva. Quella pubblicazione articolata e noiosa da leggere proprio ora che era in vacanza! Bel modo di iniziare le ferie! Mino chiuse il cellulare, fece spallucce e si tuffò nelle sue montagne dimentico del tutto di occuparsi della questione, anche perché aveva lasciato il laptop a casa e non aveva nessuna intenzione di brigare per procurarselo. 
Ed era appena tornato, due settimane dopo, da una delle sue lunghe passeggiate quando gli arrivò la telefonata di Terenzi. Appena sentì la sua voce gli venne in mente la pubblicazione non letta. Si sentì mancare.
«Direttore, stavo per telefonarle» fece Mino anticipando il suo Capo e cercando di riparare in qualche modo. «Ho appena finito di leggere la sua bozza. Non l’ho chiamata prima, io stesso, perché volevo studiarmela attentamente. Devo dire che è un lavoro davvero pregevole, una pietra miliare nel campo. È puntuale, esaustivo, efficace. Mi è piaciuto in particolare come ha sviluppato la tematica centrale e quei ricchi riferimenti bibliografici che fanno capire non solo come le stia a cuore l’argomento, ma anche come lei riesca facilmente a padroneggiare una materia così complessa e ostica. Davvero grande. Da lei non ci si poteva aspettare nulla di meno.»
«Veramente volevo sapere come stavi» fece Terenzi imbarazzato. «La mia pubblicazione non sono ancora riuscito a inviartela. L’editore mi ha detto che era meglio pubblicare il lavoro dopo l’estate: dice che avrà maggior seguito. Ma tu a cosa ti stavi riferendo?»