La prossima alba

Quando Pablo, svegliandosi, aprì gli occhi, gli parve che il cielo fosse così carico di stelle da essere diventato curvo sotto quel peso. Poi sgusciò da sotto la coperta per avvicinarsi al fuoco, cui aggiunse svogliatamente un pezzo di legno.

«Non riesci a dormire?» gli fece Segundo che faceva l’ultimo turno di guardia.

«No… ma è solo colpa mia. Sono questi lupi così vicini al campo che mi danno fastidio. Non fanno che ululare.»

Segundo si guardò attorno come se, nel tendere l’orecchio, si fosse accorto per la prima volta di quel suono. Poi si mise il fucile sotto l’ascella e tese le mani verso il fuoco. Il campo era immerso nel sonno e le sagome degli altri compagni erano sacchi scuri buttati a caso tra l’erba secca.

«Non ti è mai venuto in mente, in notti così buie, che l’alba potrebbe anche non arrivare mai?» chiese Pablo guardando fisso davanti a sé come ipnotizzato dai movimenti della fiamma: gli occhi erano stanchi e il viso tirato.

«Dicono che questa idea venga per una nostra paura ancestrale» gli rispose Segundo sfregandosi le mani. «Un tempo l’uomo non aveva il fuoco per vincere la propria paura dell’oscurità e temeva, con tutti i pericoli che le tenebre nascondevano, di non poter vedere l’alba successiva. Stava all’erta, insonne, ad ogni rumore, pronto a reagire all’aggressione di qualche belva feroce. L’alba era vissuta come un miracolo e, ogni volta che ne vedevano una, era come fosse la prima volta.» Le ultime parole furono coperte da un morbido sbuffo di vento tra i cespugli spinosi, laggiù, in qualche parte di quella prateria di confine. Segundo se ne stette per un po’ immobile ad ascoltare lo scoppiettio del legno di castagno, mentre un ceppo consunto scivolava arrendevole nella brace.

«Comunque non mi ricordo bene chi me l’ha detto…» fece lui voltandosi verso l’amico.

Ma Pablo si era rannicchiato e aveva ripreso sonno. Il suo viso bagnato dalla luce rossastra del falò sembrava ora sereno.
In tanto, dietro alle colline che nascondevano il Messico, il cielo aveva cominciato a perdere il suo colore di pece e si stava lentamente screziando di azzurro pallido.