Innanzitutto il testo definitivo sarà sempre e solo una parte della fabula (per saperne di più sulla fabula –> La fabula e l’intreccio del racconto) una selezione cioè, più o meno severa, di quello che si vuole raccontare.
È impensabile infatti scrivere tutto quello che si ritiene debba accadere (o sia accaduto) riportandolo in modo notarile e puntuale come se si dovesse provvedere alla fredda ‘sbobinatura’ di una registrazione; se così fosse il testo diventerebbe non solo probabilmente troppo lungo (e questo sarebbe il meno) ma anche piuttosto noioso e piatto; la nostra storia, poi, si trasformerebbe in una semplice operazione diaristica dove vengono riportati anche eventi inutili e insignificanti per una trama, la cui menzione sarebbe giustificata unicamente dal fatto che sono accaduti.
Nella scrittura non è mai così. Di tutto quanto accade deve essere salvato, scelto, solo ciò che serve alla progressione narrativa, alla caratterizzazione di un personaggio, alla creazione di una tensione emotiva; in altre parole, a un fine.
La trama, più che un cerchio inscritto nel più ampio cerchio della fabula (–> La fabula e l’intreccio del racconto) è il risultato di una selezione, di quanto è stato ritagliato da quest’ultima e mantenuto nella narrazione. Così del nostro personaggio-chiave non ci interesserà se durante la notte ha fatto o meno brutti sogni, se al mattino si è sbarbato o se ha fatto una buona colazione (–> Come il Personaggio interagisce con gli altri Personaggi).
Certamente il nostro personaggio avrà svolto queste e mille altre azioni, ma sono e rimangono irrilevanti e ininfluenti se non sono strumentali al racconto.
In altri termini, i fatti specifici che sono stati scelti per il racconto devono essere unicamente quelli che, ancora una volta, sono congeniali alla storia.
Murakami Haruki nel suo libro ‘19Q4’, ma anche in ‘Kafka sulla spiaggia’ (–> E ancora nessuno sa decifrare il mistero della sua scrittura) ha scritto che Cechov (–> Il risentimento di Anton Cechov)
soleva dire che, se in un romanzo compare una pistola, prima o poi ci aspetta che sparerà. Cosa significa?
Significa che la (ineludibile) scelta di ciò che si vuole inserire nella narrazione costringe l’autore a privilegiare solo quello che è efficiente alla trama, vale a dire ciò che si trova in una relazione di causa/effetto con la storia avendo una ricaduta drammaturgica diretta o indiretta, ma comunque utilitaristica, sul significato di ciò che si vuole raccontare.
Se quindi, a un certo punto del racconto, si parla di un’arma, il lettore si aspetterà necessariamente che, prima o poi, assolva alla funzione cui è preposta, cioè o che spari o che, quantomeno, venga usata per minacciare qualcuno.
Certamente potrebbe anche capitare che l’arma in questione non sia usata né per l’uno né per l’altro scopo (proprio come succede del resto in 19Q4) ma l’oggetto in questione dovrà finire per assolvere a quel suo ruolo specifico che lo scrittore gli avrà riservato, fosse anche solo quello di depistare il lettore verso una determinata conclusione deduttiva più ovvia.
Dunque, anche se la scena in cui abbiamo introdotto la pistola ci è costata tempo e fatica e ci piace molto (ben inteso, anziché di un’arma potrebbe trattarsi di qualsiasi altro fatto/oggetto: dalla vicina che fa un segnale a qualcuno nella via, all’orologio da tasca che fa capolino dal gilet del vostro personaggio), non ha senso mantenerla se rimarrà inconducente, fine a se stessa, come un filo staccato dalla matassa.
Un fatto-evento, meramente descrittivo, spesso non vale la pena sia mantenuto nello scritto solo perché assolve a una funzione meramente decorativa: il lettore ne sarà disorientato (o rimarrà perplesso) e il lavoro risulterà appesantito (e il lettore può annoiarsi e abbandonare la lettura).
La correlazione non riguarda infatti solo i fatti-evento del testo: coinvolge in realtà più piani del narrato come le azioni, i personaggi, l’ambiente in cui l’azione si svolge fino a riguardare le causali dei fatti e dei comportamenti e finanche la morale sottesa alla storia.
L’interdipendenza è, in conclusione, la rete relazionale su cui si basa la coerenza logica e strutturale dell’intero testo.
È il tout se tient di de saussuriana memoria (–> Ferdinand de Saussure), che svela l’interconnessione degli elementi sottostanti pur nell’ampia libertà della loro ideazione.
Se uno di questi elementi viene meno o un altro viene aggiunto nel compendio di narrazione prestabilito (e magari definitivo), il pericolo di alterazione dell’equilibrio complessivo è molto alto, proprio perché l’interrelazione tra gli elementi narrativi è spesso molto stretta, sotterranea, multiforme e non sempre così evidente.
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IN CONCLUSIONE
Dunque, ricapitolando, di cosa si è parlato in questa pagina:
il racconto (così come il romanzo o qualunque altra unità letteraria) è un unicum chiuso e autoreferenziato dove tutte le parti che lo compongono sono, non solo essenziali alla trama, ma anche strettamente interdipendenti l’una dall’altra. La parte ha una funzione “servente” del tutto e se invece non “serve a nulla” (né da punto di vista estetico né dal punto di vista narrativo perché non fa procedere la storia), va eliminata.
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