Se c’è una parte della scrittura particolarmente bistrattata da tutti (una specie di terra di nessuno) questa è senza dubbio la punteggiatura.
Ciò avviene principalmente per tre ordini di motivi: il primo è culturale, il secondo di metodo, terzo di interesse. Quello culturale è che la punteggiatura è comunemente percepita come non particolarmente rilevante rispetto al contenuto.
I segni vengono collocati senza particolare attenzione, un po’ qua e un po’ là, perché ‘tanto si capisce…’, stando attenti forse alle pause più evidenti, a quelle cioè che si farebbero se il testo venisse letto a qualcuno, ma niente di più. Da qui un sovrabbondante uso (spesso fuori luogo) di virgole, di puntini di sospensione, di punti esclamativi deprimendo la varietà dei segni di interpunzione e svilendone la vera funzione.
Il secondo motivo è invece metodologico o meglio di assenza di metodo: la punteggiatura (come del resto l’accentazione delle parole) non si insegna a scuola o se ne parla di sfuggita, giusto per poter sostenere che se ne è trattato, ma comunque di fretta e solo per passare ad argomenti ‘più seri’.
Così si finisce per saper tutto (o quasi tutto) sulla poetica della Cavallina storna o sulla legge del trisillabismo nel greco antico ma nulla sulla interpunzione, sulla sua storia, sulla sua evoluzione nella nostra letteratura, sulle differenze tonali (sulla salienza valoriale) dei diversi segni, sulle loro appoggiature espressive, sull’uso che ne hanno fatto e ne fanno i grandi autori.
Il terzo motivo inoltre, diciamolo pure, è che si tratta di un argomento che potrebbe anche apparire non troppo coinvolgente, che ci distrae dal nostro vero obbiettivo che, come tutti sanno, è quello di scrivere un best seller. Un po’ come perdere tempo a “Metti la cera… Togli la cera…” anziché imparare immediatamente le mosse letali di karate (–> Karate kid).
Si viene così a ignorare che la punteggiatura ha in realtà quantomeno una duplice valenza: serve infatti
- a conferire personalità al testo valorizzandolo, ma anche
- a costituire una valida guida in fase di lettura.
Sotto il primo profilo la punteggiatura è un elemento imprescindibile dello stile di scrittura, un aspetto formale che ci parla dell’Autore, del suo modo di pensare e di porgere la parola, di canalizzarla nel flusso del racconto. È uno strumento flessibile e raffinato per costruire le frasi, gli effetti interni ai periodi, i chiaroscuri, per orchestrare i colpi di scena.
Possono così essere predisposte pause, preparati silenzi, impresse accelerazioni di ritmo e imposti arresti improvvisi, ma servono anche per intessere armonie, architettare contrazioni e dilatazioni del tempo narrativo, stendere le linee sottili dei più piani di lettura.
Ma la punteggiatura, come dicevo prima, è utile anche a chi legge; il lettore grazie a essa viene instradato sui binari voluti dallo scrittore, non solo per poter ‘respirare’ tra un periodo e l’altro, ma anche per poter orientarsi agevolmente tra i significati espressi e impliciti, per aver modo di pensare e riflettere su ciò che legge, oltre che per comprendere a fondo il testo nel processo di interiorizzazione dello scritto.
La punteggiatura ancorché appartenga alla fase di rifinitura del testo, proprio perché parte viva del narrato, deve essere allora corretta e conforme al proprio stile oltre che posizionata nel rispetto delle regole, per lo meno di quelle di base. Dunque qui più che altrove, poiché la scrittura e figlia della creatività, deve valere il principio secondo cui è bene imparare le regole per poi (consapevolmente) infrangerle.
Ciò che è importante è che la trasgressione, l’uso persino spericolato o disinvolto dei segni di interpunzione, sia un effetto voluto e non frutto del caso perché fatalmente, prima o poi, il lettore se ne accorgerà per le incongruenze non giustificate che verranno palesate.
In ogni caso la punteggiatura dovrà essere leggera, morbida, ancor meglio invisibile nel senso che deve essere così rispettosa del ritmo della frase da ‘dover essere’ lì e in nessun’altra parte, così ‘presente’ da smettere di esserlo.
Chi legge deve scorrere sul testo con naturalezza come fosse stato il lettore stesso ad aver sistemato in quel modo le parole o le sentisse suggerite dentro al proprio orecchio; non deve disorientarsi o incepparsi nella lettura e men che meno deve cadere in un equivoco di senso o in un vuoto interpretativo.
La punteggiatura è dunque un potente e prezioso mediatore subliminale a disposizione dell’autore per dosare gli ingredienti della sua strategia drammaturgica onde renderla più efficace. E questo potenziale enorme non va mai sottovalutato; a meno di non chiamarsi Joyce o Saramago.
Si parla di punteggiatura in questa stessa Sezione di Scrittura creativa anche alle pagine: –> Come usare il punto e virgola; –> Come usare la virgola; –> Come usare il punto e i punti di sospensione.
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IN CONCLUSIONE
Dunque, ricapitolando, di cosa si è parlato in questa pagina:
La posa della punteggiatura nel testo è un momento fondamentale della scrittura perché:
- conferisce personalità al testo valorizzandolo;
- partecipa della cifra stilistica dell’Autore;
- costituisce una valida guida del Lettore in fase di lettura.
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- Un esame di coscienza prima di mettersi a scrivere
- Il lettore, questo sconosciuto – Il co-protagonista creativo
- Oralità e scrittura – Un dualismo ricorsivo senza fine
- Testo olografo, meccanico, tipografico e digitale
- Quale mezzo usare per sentirsi a proprio agio con la scrittura?
- La punteggiatura? – Un argomento importante da non trascurare
- Come usare il punto e virgola e non pentirsene
- Come usare la virgola e non pentirsene
- Come usare il punto e i punti di sospensione e non pentirsene
- Lingua, lessico e linguaggio – Differenze tra concetti simili
- L’approccio modulare al racconto prima di scriverlo
- Un luogo tutto mio che mi aiuti a scrivere meglio
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- L’effetto cinematografico nella scrittura
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- L’editing del testo a pubblicazione avvenuta
- La Regola del Tre – Una tecnica narrativa per rendere equilibrato il testo
- Il trattino e la lineetta negli incisi – Per non fare più confusione
- Il punto fermo e a capo nei dialoghi diretti – Per non fare più confusione
<– Quale mezzo usare per sentirsi a proprio agio con la scrittura?
–> Come usare il punto e virgola e non pentirsene
Briciolanellatte ti ringrazio molto per gli spunti e le “lezioni” che metti a disposizione di scrittori e aspiranti tali. Sono una follower del blog già da un po’ , tuttavia finora non mi ero mai addentrata nelle sue diverse sezioni.
Trovo molto interessante gli argomenti del blog in particolare i contenuti sulla scrittura creativa che,devo ammettere, non ho letto in modo approfondito, promettendomi di farlo prossimamente.
Ho trovato questo articolo sulla punteggiatura molto utile: è vero, è un elemento che troppo spesso, scrittori e non, trascurano. Alla prossima e grazie ancora!
Se vuoi farti “un giro” sl mio (ilblogdipamelapreschern) e lasciare qualche commento, sarà un piacere leggerlo.
Pamela
P.S. Ero convinta che l’autore del blog fosse un’autrice. Sarà il titolo….
Farò senz’altro un giro da te, molto volentieri.
Sulla questione dell’ “autrice” –> https://wp.me/P25Bol-uH
Grazie! L’ elenco di FAQ nel blog è senza dubbio utile. Nel caso avessi commenti o suggerimenti per il mio blog non esitare.
Volevo dirti qui, visto che sotto il relativo articolo non si può commentare, che adoro la frase: “La ‘magia’ della scrittura è in fin dei conti, se ci si pensa bene, quella di ‘inverare’ l’astrattezza del pensiero”.
A volte capita anche a me di scrivere e rileggere, ma non sempre sono cosi’ attento. Alcune volte ho bisogno di qualcun altro che legge per me per sapere se quello che ho scritto, ma soprattutto come l’ho scritto, è facilmente leggibile. La virgola, ad esempio, determina il senso delle parole donando comprensibilità alle stesse. Alcuni, spesso la dimenticano.
Grazie per l’articolo lo trovo stimolante per riflettere sui modi del respiro della lettura. Spesso leggo delle stesure affannate.
Grazie
La cura e l’attenzione, in questo genere di articoli, sono, a mio avviso, indispensabili.
Grazie a te, Renato, del tuo passaggio.
Conosco e comprendo il valore della punteggiatura, ma le virgole (ma anche i puntini di sospensione) sono il mio cruccio, ne metterei a decine :); poi rileggo ed allegerisco molto, ma sono per me come una droga, non ne posso fare a meno …
Ti capisco, sono anch’io così. Ma il fatto di alleggerire, rileggendo, vuol dire che, tutto sommato, non siamo irrecuperabili. 🙂