Fuor di metafora, sono dunque un lettore ‘compulsivo’, nel senso buono del termine (almeno spero), in quanto la lettura è diventata con il tempo, più che un semplice diletto, un’esigenza, direi quasi un’urgenza. E mi definirei dunque per questo, come mi piace a volte pensare, un ‘librivoro’, un divoratore di libri.
Ma ciò non significa di conseguenza che leggo qualunque cosa mi venga a tiro. Anzi, con gli anni (ma in realtà lo sono sempre stato) sono molto selettivo, nonché attento e scrupoloso nella scelta del testo da leggere, non solo perché il piacere della lettura aumenta con la piacevolezza della stessa (ma questa è una scontata banalità) ma anche perché sono molto restio, una volta acquistato il libro, a non terminarlo. So benissimo che abbandonare una lettura non piacevole o non convincente è uno dei (tanti) diritti sacrosanti del lettore, non di meno una simile opzione la vivo come una violenza sul testo, una sorta di sconfitta, non solo per me ma anche per chi ha scritto il libro.
Così mi creo preventivamente una sorta di lista di attesa, di wishlist meditata, che formo via via che trovo o sento in giro suggerimenti e spunti (sul web, tramite passaparola, su riviste specializzate, nella pagina culturale dei giornali) in modo da formarsi sempre un preventivo orientamento abbastanza preciso all’acquisto e una riserva di preferenze.
Mi sforzo di evitare invece il più possibile di farmi una scorta di libri da leggere, come uno scoiattolo potrebbe fare con noci e ghiande per l’inverno, perché mi crea ansia vedere la pila di libri non letti crescere sul comodino a prender polvere (soprattutto per la mancanza cronica di tempo) impedendomi peraltro di preferire (senza sensi di colpa) un altro libro che magari mi interesserebbe di più.
Di solito, poi, leggo più libri contemporaneamente (ma non più di tre), dislocandoli in luoghi diversi (così quando mi sposto ho già il libro sul luogo) e suddividendoli per funzioni differenti. C’è così un libro per il viaggio (più leggero, tascabile alla ‘Sellerio’), un libro da comodino (quando di un certo peso e volume) e a volte quello del weekend quando (spesso) lo trascorro altrove rispetto al luogo di lavoro. L’unica attenzione che faccio, nella lettura ‘coeva’ di libri plurimi, è quella, se possibile, di variare nel genere (evitando così, per esempio, di avere in lettura due gialli con protagonista un commissario o due raccolte di racconti inglesi del Novecento o due romanzi sci-fi) giusto per facilitarne la lettura stessa ed evitare possibili confusioni tra le rispettive trame.
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La domanda è d’obbligo: in cucina hai qualche libro di ricette?
Sei fantastico
CIAO
Pure io ma sopratutto di arte contemporanea, saggistica, scienza e di questi due ed altri http://www.artribune.com/2013/05/john-fante-e-philip-k-dick-odi-et-amo/
È impressionante!! Leggevo e rivedevo me stessa, l’unica cosa che ci contraddistingue e che io divorò un libro per volta,pure io prima ancora di finire quello che sto leggendo vado a cercare subito il libro vche lo seguirà.
Non potrei vivere senza leggere,è qualcosa che fa parte di me fin dai primi anni di vita,ho iniziato da sola a 4 anni e non ho più smesso.
ciaoooo
liù