Recensione: Morte a Firenze

Morte a Firenze

Il libro, Morte a Firenze, che, devo premettere, mi è piaciuto, ha tuttavia qualche singolare pecca (nella mia personale classificazione di Anobii ha meritato quattro stelle su cinque, anche se il suo voto esatto sarebbe stato 3 stelle e mezzo, come la valutazione qui riportata in ‘mucchine’).

La trama è innanzitutto molto esile e se in un racconto potrebbe anche non rilevare, in un thriller fa la differenza e si avverte il deficit narrativo. È lo stesso Vichi, del resto, che lo confessa nella intervista riportata nelle ultime pagine del libro e, devo dire, con grande onestà intellettuale (non so se avrei fatto altrettanto) ammettendo, appunto, di non essere un ‘giallista’ (e per quello che ho capito, non ci tiene neppure).

Molto onesto, si è sottolineato, però è un ‘difetto’, quello rilevato, che si nota (e non poco) quando il giallo decide, nonostante tutto, di scriverlo. A volte sembra che la trama sia Firenze, a volte l’alluvione del ’66 (che è molto particolareggiata, ma scollata dalla storia tant’è che ci si domanda perché mai è stata inserita nel libro), a volte è l’omicidio del povero bambino di cui il commissario si occupa quasi distrattamente.

Quando l’Autore arriva al quid della narrazione, al picco della tensione che riesce abilmente a creare in poche pagine, archivia la storia in fretta, senza un valido perché, in un modo in ogni caso insoddisfacente, che sa di incompiuto o di interrotto. In realtà sembra che l’Autore si voglia sbarazzare abbastanza in fretta del problema trama (e giusto perché il giallo deve averne una) ma solo per parlare dell’argomento che più gli sta cuore: il personaggio Bordelli.

Tutto, in fondo, ruota intorno a questo personaggio ben costruito e caratterizzato (anche se con qualche stereotipo di troppo in punto di atteggiamenti da capitan fracassa o di guastatore intrepido del battaglione San Marco), senza il quale la lettura del libro si disorienta non avendo una direzione precisa. Se si fa la ‘prova di resistenza’, di togliere cioè, con un certo sforzo di immaginazione, il protagonista dal testo, mettendone cioè al suo posto un altro, magari scialbo e incolore, del libro rimarrebbe poco o niente.

E l’ulteriore riprova, a mio avviso, che il fulcro del romanzo è comunque e solo Bordelli, la si rinviene nella semplice constatazione che i personaggi secondari e di contorno (come Piras, Diotivede, Botta, gli assassini stessi, Totò, Eleonora, ma va detto che Rosa è invece molto ben tracciata e ben riuscita), rimangono solo abbozzati (anche come personaggi comprimari), senza una loro tridimensione che ne restituisca quantomeno il profilo psicologico sufficiente a farli ricordare dal lettore.

E la circostanza che Vichi non sia neppure amante dei gialli lo si evince anche analizzando il modo di procedere del commissario che è tale da far dubitare che possa essere ritenuto professionale, lavorando infatti, in modo piuttosto goffo, senza un serio metodo di indagine o di capacità introspettiva o deduttiva o persino di iniziativa investigativa. Anche il Bosch di Connelly o il più recente Adamsberg di Vergas (per non parlare del Maigret di Simenon, ancor prima), sono ‘investigatori’ atipici, ma non si ha mai l’impressione che non lo siano davvero.

Quel che pesa negativamente sull’opera però è il fatto che non vi sia un finale degno di questo nome, una conclusione che si connoti al carattere istintivo, caparbio e decisionale del personaggio. Ci si aspetterebbe, in altri termini, una soluzione originale, impensata, di frattura con la trama dopo che l’Autore l’ha volutamente confinata in un vicolo cieco; e invece la storia muore per inedia, per banalità, quasi per carenza di idee. E questo sorprende perché il libro è molto pensato e lavorato (lo si comprende bene) con pagine anche suggestive e di impatto, per non parlare della prosa scorrevole e dall’ottimo ritmo.

Su una scala da 1 a 5, per i pregi e difetti riscontrati, il libro merita (sul mio personalissimo cartellino, avrebbe detto Rino Tommasi) tre mucchine e mezzo.

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Morte a Firenze. Un’indagine del commissario Bordelli
di Marco Vichi
Editore Guanda
collana ‘Narratori della Fenice’
2009, 344 p., brossura
EAN 9788860883940
finito di leggere oggi 4 febbraio 2014 in formato cartaceo
valutazione 3½/5 mucchine
 

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