Intervista rilasciata alla rivista Il Silmarillon

Briciolanellatte, quando hai iniziato a pensare di scrivere questo corso? È un’iniziativa straordinaria, un bellissimo regalo alla rete…
Era da molto tempo che avevo in incubazione questa idea: fin da quando, ragazzino, ho cominciato a scrivere. Mi sarebbe piaciuto già allora che qualcuno mi spiegasse, in modo che risultasse a me chiaro, i meccanismi della narrazione, i trucchi della creatività, i metodi operativi spiccioli, quel bagaglio tecnico, in altri termini, che non si impara se non con la pratica. Nelle guide e nei manuali si insegnano infatti troppo spesso solo il formalismo linguistico, la grammatica e la sintassi di base oltre al corretto stile espressivo, ma mai ‘il come fare’. Anche se nella scrittura non esistono scorciatoie, ma competenze multiformi, una guida così l’avrei molto apprezzata, giusto per instradarmi da subito in modo appropriato, senza dover aspettare di perdermi migliaia di volte dentro alle mie stesse parole. Passati gli anni, abbandonati i corsi e le dispense, credendo molto nella trasmissione della conoscenza, ho pensato che fosse venuto il mio turno per dare il mio contributo.

Nei testi ti muovi con agio, dimostrando molta familiarità con le varie forme di narrazione. Il passaggio dalla scrittura su carta a quella su blog come è avvenuto?
È avvenuto in modo spontaneo, quasi per ‘autocombustione’. Mi ricordo ancora quando lessi incuriosito del fenomeno blog in una delle newsletter che mi arrivano quotidianamente nella mia casella di posta. Sono andato a vedere di cosa si trattasse e sono rimasto impressionato dalle enormi potenzialità di questo medium. Ho iniziato così a scrivere per il web rendendomi però ben presto conto che lo strumento, per poterne sfruttare appieno la penetrazione e la pervasività, richiedeva una forma dialogica sua propria, una struttura d’impianto e un ritmo peculiare di narrazione. Il testo su carta doveva in altre parole essere trasformato, ‘piegato’ alla diversa logica drammaturgica del web interattivo, senza che la trama dovesse nel contempo perdere in aderenza e in capacità di avvincere il lettore. Si presentava insomma una nuova sfida sia evolutiva che adattiva.

Il blogtale è un esercizio particolare, che schiera elementi letterari e alcune influenze giornalistiche. Potresti riassumerne il senso e la direzione? I lettori per i dettagli andranno poi direttamente al corso…
Il blog-racconto ha la necessità di imporsi sulla distrazione cronica (in senso buono) che ha il lettore web. Chi naviga è letteralmente bombardato da notizie, immagini, video e informazioni e salta da un sito a un altro come potrebbe fare un’ape da un fiore a un altro, procedendo a caso tra prati anche non contigui. Siccome i siti web distano tra loro un solo clic di mouse (eseguito il quale non si sa dove il lettore potrà andare e neppure se mai tornerà sui suoi passi) lo scritto deve avere la capacità di attirare l’attenzione del lettore non solo con il titolo del post o con il testo vero e proprio, ma anche con l’immagine che lo accompagna e persino con i contenuti che gli stanno attorno. Una volta che il lettore ha deciso di leggerti deve essere poi invogliato anche a terminare la lettura per cui va gli instillato, con la trama e l’immaginario che il racconto crea nella sua testa, l’idea subliminale che gli costerebbe molto di più, in termini di curiosità e fascinazione, smettere di leggere piuttosto che proseguire. Però attenzione: il blogtale non è un racconto che è stato travestito da post per poter essere letto, è invece un testo nato appositamente per la pubblicazione on-line, con peculiarità stilistiche e di contenuto che lo rendono un genere letterario a sé, con tutti i suoi pregi e difetti.

Il blog è diventato un luogo eletto per le forme di narrazione che non trovano spazio negli asfittici circuiti editoriali. Che succede quando lo scrittore incontra ogni giorno il suo lettore?
A volte è proprio una fatica. Perché il lettore è vario e indefinito: può appartenere a uno dei tanti possibili strati culturali e sociali. Può capitare sul tuo blog chi ad esempio non entrerebbe mai in una libreria e ciò nonostante legge il tuo post lasciando il primo commento che gli viene in mente. Capita anche di non essere compresi perché è andato perduto, complice una lettura troppo veloce e superficiale, il senso profondo di quanto si è scritto. Succede persino che il lettore si lamenti di non essere riuscito a trovare ‘la morale’ come se un racconto dovesse sempre insegnare qualcosa (un po’ come quando si cerca per forza il ‘messaggio’ nelle canzoni). Molte altre volte invece il feedback funziona, l’interazione con il lettore è costruttiva pur nella critica un po’ acerba. Il riscontro in chi ti legge serve non solo per abbattere la propria inutile torre d’avorio, ma anche per rispecchiare la propria scrittura nella mente degli altri, per verificare come gli altri ti vivono, per accertare quali delle emozioni che pensi di aver trasfuso nello scritto siano transitate nel lettore. E anche se questa risposta va pur sempre vissuta nella sua giusta dimensione, la sua sollecitudine resta la ricchezza infinita del blog, un termometro continuo sullo stato di salute della propria capacità di comunicazione letteraria.

Le tecniche che segnali sono molto importanti per la struttura del racconto. Ma quanto conta “il genio” dell’ispirazione?

Le tecniche sono e restano degli strumenti. Poi bisogna applicarle, senza stancarsi mai. In un capitolo del corso prendo appositamente in esame quella che ritengo essere la ‘configurazione minima’ che un lettore deve avere per poter iniziare a scrivere. In quel set di presupposti necessari e indefettibili (tra cui ho inserito un buon background di letture, una più che sufficiente conoscenza della grammatica e della sintassi, la fantasia, la capacità di osservazione e di incuriosirsi del mondo oltre alla indispensabile passione per la scrittura) non ho voluto appositamente inserire il talento. Questo purtroppo è ‘fuori commercio’ e non basterebbero tutti i corsi esistenti e quelli futuri per poterlo acquisire. Pur nutrendo una sana invidia nei confronti di chi ce l’ha (perché potrà raggiungere l’eccellenza) non di meno posso tranquillamente affermare che la passione, l’incrollabile fiducia nei propri mezzi e tanta, tanta pratica (con qualche suggerimento qua e là) potranno pur sempre far conseguire ottimi risultati.

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