Articolo di Raffaella Milione

Gentilezza d’animo mista a sorprendente determinazione maschile: questa è la penna del quasi “sheakpeariano” blogger Briciolanellatte briciolanellatte.splinder.com. Un misterioso uomo dalle mille scoperte e dalle mani di fata, le stesse che noi donne vorremmo toccassero i nostri pensieri, e magari non solo quelli.

Una scrittura che fa del suo blog un mondo parallelo entro cui poter rifugiare i pensieri più nobili. Una stanza di racconti, di personaggi sempre diversi, capitati — per caso o magari per pura Provvidenza — nel posto giusto al momento giusto.

Perché le storie racchiuse nel suo blog, come lui stesso racconta, “trattano principalmente della vita di provincia: di quello che accade nei paesini dove l’esistenza sembra essere più semplice (per quanto i problemi ci siano anche lì) e più vicina e attenta ai valori umani e sociali.

I paesi in questione sono poi quelli della Valle d’Argea e quindi Poggiobrusco, Lughi, Pievàni, Bigialli, Collefili… e altri”. Episodi dove “la metafora o il messaggio occulto che molto spesso i lettori cercano, non c’è; e non perché non ce la voglia mettere, ma semplicemente perché non c’è”. Una passione per la scrittura cresciuta, dunque, tra aneddoti vestiti in maniera semplice, ma allo stesso tempo elegante e raffinata. Una delicatezza di stile che al nostro blogger ha molto spesso fatto arrivare apprezzamenti anche da parte del sesso maschile.

Perché leggendo di lui, non capisci se ci possa essere un uomo capace di sorprenderti allo stesso modo. Sheakespeariano, dunque, per questo motivo: per la sua completezza e generosità di stile. Anche uno spirito materialista come il mio — donna dalle mille diffidenze maschili — ha ceduto a tutto quello che non mi sarei mai aspettata, a tutte quelle sensazioni che noi donne consideriamo irripetibili.

Si dice molto spesso che le donne siano molto più sensibili — e per questo più complicate — dei maschietti, e magari è davvero così. Ma è pur vero che le stesse non disdegnano attimi di carezze, seppure immaginate… E Briciolanellatte, entrato 5 anni fa nel mondo della blogosfera, ha così deciso di ammaliare con la sua scrittura, restando sempre fedele al fascino del mistero, quello per il quale molte volte deve andare incontro perfino ad avances che nel quotidiano lo vedono come fiero protagonista.

“Non fatevi trarre in inganno da quella ‘a’ finale di Briciola. In fondo Luca, Andrea o Nicola, non sono nomi maschili? E poi lo stesso termine ‘latte’ non è forse maschile? Pertanto non scrivetemi commenti ai post del tipo ‘sei dolcissima’ e ‘sei molto aggraziata’ né inviatemi e-mail che iniziano con ‘Cara Briciola, sono un ragioniere di Vigevano, sono single e pieno di buone intenzioni, mi piacerebbe tanto invitarti a cena…’ perché tanto non attaccano. Mi piacciono le donne (e solo quelle). E anche parecchio”.

Seppure con un velo di imbarazzo, continuo ad interrogare la sua magnetica riservatezza: “Può la scrittura avere un proprio sesso, anche per il solo scopo di essere empatica con i lettori?”. Netta e chiara la sua risposta: “Ritengo che la scrittura non abbia di per sé sesso, semmai possiede una sensibilità di genere…

Una delle spiegazioni che mi sono dato per questa sorte di apparente enigmaticità legata al mio stile (che peraltro nessuno rileva quando tratto materiale scientifico) è forse quella di essere io in ascolto in fase creativa anche della mia ‘parte femminile ‘, quella che ogni uomo ha pur se non lo vuole ammettere. Se così fosse, sarebbe pur sempre un riconoscimento per questa mia ricerca continua del mio mondo interiore, anche se ciò non deve autorizzare il lettore a ritenere che io sia una donna, perché sarebbe pur sempre il frutto di una lettura superficiale del mio lavoro.

Non credo poi sia possibile essere empatici con il lettore. Anche se chi mi legge è per lo più di sesso femminile (ed è questo un altro effetto della mia scrittura che meriterebbe un’indagine a parte) la mia attenzione è rivolta a chi mi legge in quanto tale, come soggetto cioè che costruisce le mie storie nella sua testa; il mio obbiettivo è quello di essere efficace, godibile, di effetto, in modo da lasciare un mutamento emozionale a blog chiuso più che consegnare intellettualmente ciò che il lettore stesso si aspetta”.

Non contenta della sua determinazione, continuo imperterrita nella sua meravigliosa analisi: “Credi sia possibile una popolarizzazione della scrittura dovuta a questo aumento così rapido dei blog, molte volte creati da menti sì creative, ma non sempre colte e preparate? Come a dire, restando in tema: c’è il rischio che si diano le perle anche ai porci?”.

Diplomazia a parte e solita sincerità in tasca, Briciolanellatte non si piega alle mie domande intente a provocarlo: “Il blog ha dato l’opportunità a tutti di poter pubblicare i propri lavori, anche se i blogger che si cimentano con la scrittura strutturata (in racconti) non sono molti.

La scrittura è ad appannaggio di chiunque e la sua facilità d’uso, la sua immediatezza e ora la mancanza di filtri di pubblicazione (come quelli di editing di una casa editrice) e spesso di una sana autocritica sulle proprie potenzialità artistiche, hanno portato necessariamente alla popolarizzazione che dici. Questo però non è affatto un male, perché scrivere è migliorare anche se, senza una buona tecnica di base, un solido background culturale e un vivace bagaglio creativo, non si va di solito molto lontano (con le debite eccezioni, s’intende).

Ma il blog serve proprio a questo. Nella stragrande maggioranza dei casi infatti si tratta proprio di persone che non vogliono andare da nessuna parte, bensì solo esprimersi, fare comunità, conoscere altre persone, con nessuna o scarse velleità letterarie. I ‘blog’ cosiddetti ‘letterari’ sono e rimangono di nicchia e auto selezionano il proprio pubblico che, quando c’è, è molto attento e di qualità. L’utente-tipo che affolla un certo blog che va per la maggiore (di cui non farò adesso il nome, ma ti assicuro che esiste e ovviamente non è l’unico) e che magari ha pubblicato un post del seguente tenore: ‘La mia vita fa schifo’, registrando un picco di 5.500 contatti giornalieri e di circa 300 commenti a quello stesso post, non verrà mai da me per leggere i miei racconti o se capita sul mio sito scapperà in qualche nanosecondo”.

Ed è proprio così: perché da Briciolanellatte ci vai solo se hai la giusta sensibilità per saperlo cogliere e per imparare a conoscere meglio questo fiore; come fece il Piccolo Principe che, quando incontrò il suo, non poté non notare che “sceglieva con cura i suoi colori, si vestiva lentamente e aggiustava i suoi petali a uno a uno”.

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