Unici e irripetibili

Ci sono cognomi che attraversano un’intera esistenza. Fanno cioè capolino nel corso di una vita con una certa curiosa frequenza. Uno è abituato a identificare una persona solo con il cognome finendo con il credere che ‘quel cognome’ sia ‘quella persona’. E ovviamente non è così. Tanto tempo fa ho conosciuto un certo Arturi (ma il cognome non è proprio questo) che, quand’ero ragazzino, a una finale di calcio regionale, lui che era il (prepotente) capitano mi esautorò prendendo il mio posto in porta per parare un rigore fischiato all’ultimo minuto contro di noi. Il gol glielo fecero alla grande e noi perdemmo la coppa, mentre io non seppi mai cosa sarei riuscito a fare con le mie forze. E un altro Arturi l’ho conosciuto, molti anni dopo, in questa stessa città: era un architetto modesto, ma simpatico, che ricordo però solo per le sue cravatte a colori improbabili che lui diceva voler abbinare all’umore della giornata. Ho conosciuto un Fraschi (il cognome più o meno suonava in questo modo) che quando ero alle elementari mi dava sempre un po’ della sua buonissima schiacciata forse perché mi vedeva timido e magrolino, poi anni dopo con lo stesso cognome c’era uno che faceva l’edicolante ma che ogni volta mi vedeva mi parlava esclusivamente dei suoi malanni. Non c’era verso di fargli cambiare argomento e anche se gli dicevo che non ero un medico lui prontamente ribatteva: ‘ma lei scusi non è forse un dottore?’ Solo i Berlusconi, i Bossi, i Rutelli, i Padoa-Schioppa non li ho mai incontrati. C’è speranza, insomma, che almeno loro siano unici e irripetibili.

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