L’Anonimo

Stava bussando così forte alla porta che sembrava volesse buttarla giù con le nocche.
«Chi è?»
«La tua casa fa schifo, la tua porta fa schifo, qui tutt’attorno nell’androne è brutto e insulso, vergognati!»
«Ma lei chi è?»
«Non te lo posso dire, sono un Anonimo…»
«Ho capito… beh va bene, grazie per la sua opinione, arrivederci».
«Dove vai? Non ho finito. Devo ancora insultarti ben bene, mortificarti quanto basta e poi forse me ne andrò».
«Ok, ok, la smetta di bussare però, mi rompe i timpani. E poi qual è il problema, scusi? Non le piace casa mia? Che posso farci? Non si può mica piacere a tutti. Nessuno la obbliga a star qui. Il mondo è grande, non se ne è accorto? Ci sono un mucchio di altre persone che avranno sicuramente bisogno della sua critica arguta».
«Non hai capito. Io sono un Anonimo. Non posso andare subito da un’altra parte, almeno non subito. Prima devo romperti accuratamente le scatole: è la mia funzione sociale».
«Ma perché fa questo?»
«Perché sono uno sfigato. Non so fare pressoché nulla e così mi è più facile criticare gli altri, dando l’impressione di sapere quello che dico e quello che faccio. La mia opinione in realtà non la vuole sapere nessuno, neppure mia madre. Dissentendo e offendendo la gente per quello che fa acquisto invece visibilità e mi illudo per un attimo di valere qualche cosa anch’io».
«E per far questo c’è bisogno di rimanere Anonimo?»
«Sì. Il fatto che tu non sappia chi sia io, mi permette di tirare fuori il peggio di me. Io normalmente sono una persona gentile, con grossi problemi relazionali, certo, soprattutto con le donne, ma tuttavia tutti mi conoscono per una persona timida e introversa, ma educata e cortese. L’anonimità mi dà l’illusione di essere invincibile, di essere qualunque altra persona diversa da me, permettendomi di sfogare tutta la rabbia e la frustrazione che ho dentro per il ‘sistema’, per le persone che, come te, hanno una bella casa e immagino un mucchio di amici e tutte quelle soddisfazioni dalla vita che io non ho e non avrò mai».
«Non ci avevo pensato, scusa. Chissà quanto soffri. Se le cose stanno così, allora entra e accomodati pure. Se anzi posso esserti utile in qualche modo… Però non sporcare più di tanto, per cortesia».