Sonnenstein – Dietro al racconto

shoahIl racconto Sonnenstein nasce da un passo del racconto ‘Organo indipendente’ del nuovo libro di Murakami Haruki, ‘Uomini senza donne’ (pag. 91, Einaudi, giugno 2015 –> Uomini senza donne, la mia recensione la puoi leggere qui –> recensione Uomini senza donne), dove il protagonista, nel corso di una conversazione con l’amico sulla fragilità della esistenza umana, nel fare un esempio, ricorda l’episodio di un medico ebreo di Berlino che, stimato e ben voluto, si era visto deportato in un campo di concentramento riuscendo però a sottrarsi alla camera a gas solo perché era, appunto, medico essendo risultato utile all’interno del lager.

Questa sorta di ‘suggerimento’ dovuto alla lettura di un libro, devo dire, mi succede spesso (anche se in questo caso lo spunto è più marcato che in altre occasioni, tanto da sembrare uno spin-off) soprattutto con Murakami che è sempre ricco di suggestioni e di idee.

Il fatto di essere in ferie, tra le splendide montagne delle Dolomiti altoatesine, ha peraltro accresciuto l’influenza ‘tedesca’ del racconto. Forse, chissà, la lettura dello stesso libro, qualora fosse stata fatta a Poggiobrusco, non mi avrebbe suggerito nulla.

In un primo momento mi era venuta l’idea di un finale tragico (come spesso è mio costume). Avevo pensato infatti, in alternativa all’epilogo (happy end), poi adottato, che Gottlieb K., dopo qualche giorno di musica ‘forzata’, si arrendeva alla insensata fatica autocondannandosi alla camera a gas al cospetto della quale però, ritrovata la forza e l’orgoglio perduti, imbracciava di nuovo il violino per continuare a suonare fino a quando la morte non veniva a liberarlo. Poi ho ritenuto che un finale tragico in una situazione drammatica (quale è quella di un campo di concentramento) era qualcosa di troppo scontato e quindi possibilmente da evitare perché di scarso effetto letterario.

Inoltre, per la prima volta, ho scritto questa pagina di ‘dietro al racconto’ prima del racconto stesso, circostanza che potrebbe avere di per sé poco senso visto che queste righe dovrebbero servire a ‘rivelare’ il retroscena della scrittura della storia. Ma l’idea del racconto e soprattutto il suo sviluppo mi sono apparsi subito molto chiari (e il racconto è in fondo così breve) tanto che era come se l’avessi già scritto.

PralongiàDa ultimo voglio precisare che il titolo del racconto ‘Sonnenstein‘ è quello del campo di concentramento in Germania sorto nella omonima località dove, in prevalenza (l’altro era Bernung), venivano avviati (per l’eliminazione con la camera a gas) i prigionieri troppo deboli o incapaci di lavorare a Buchenwald (che era il campo dove i deportati morivano di sfinimento e consunzione per il lavoro –> Buchenwald).

Gottlieb K. e Otto Steiner, i personaggi della mia storia, sono solo il frutto della mia fantasia e non sono mai esistiti.
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3 pensieri su “Sonnenstein – Dietro al racconto

  1. ho letto con molto interesse la genesi di questo racconto, mi intrigano molto i “dietro le quinte” e le origini di qualsiasi forma d’arte

  2. Lo scenario delle Dolomiti ha dato frutti ottimi mio caro . Ma ovunque la tua fervida immaginazione avrebbe potuto fare altrettanto. Sei bravissimo. Isabella

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