PID – Dietro al racconto

Il titolo del racconto PID fa riferimento al celebre acronimo ‘Paul is dead’ che, come si sa, tratta della leggenda della (presunta) morte di Paul McCartney, uno dei quattro componenti della mitica band britannica degli anni Sessanta The Beatles.

In breve (ma per saperne di più si rimanda alla relativa e completa voce di Wikipedia –> Leggenda della morte di Paul McCartney) Paul sarebbe deceduto in un incidente stradale (alla guida della sua Aston Martini) il 9 novembre del 1966 e sarebbe stato poi sostituito, essendo il gruppo a quel tempo all’apice del suo successo planetario, con un sosia che sarebbe stato anche sottoposto per quqesto, per rendere la sostituzione più credibile, a plastica facciale.

Sarebbero molti (moltissimi a dire il vero) gli argomenti portati a dimostrazione di questa diceria, tra i quali quelli disseminati a bell’apposta dagli stessi Beatles superstiti (tra i documenti ‘rivelatori’ più conosciuti ci sono la notissima copertina dell’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band con i suoi mille significati ambigui e, in tempi più recenti, il video del brano Free as a bird (–> Free as a bird, guarda in particolare ai minuti 2.20/2.37 dove c’è il chiaro riferimento all’incidente stradale in questione).

Devo dire che mi ha sempre molto affascinato questa leggenda perché si è radicata da subito nell’immaginario collettivo soprattutto dei fan e perché ha colpito un personaggio che, allora, era già famosissimo. Insomma, una ‘bufala’ ante web molto riuscita che con internet ha avuto nuovo alimento e diffusione.

Il racconto PID nasce però non da questa leggenda specifica ma dalla domanda che proprio la protagonista della storia, una miliardaria mercante d’armi che ho chiamato fittiziamente PID (ma è un personaggio inventato) si fa: ‘come sono da morti i grandi protagonisti della storia, dell’arte, della scienza. Conservano la loro specifica individualità oppure la morte li rende anche esteriormente tutti uguali?’. Mi è venuta in mente non so in quale circostanza ben precisa, ma sta di fatto che a un certo punto ne ho avuto consapevolezza.

Su questo interrogativo, me ne rendo conto piuttosto bizzarro, ho costruito l’intera trama innestando poi, pressoché al termine della storia, la leggenda metropolitana di PID.

Rispetto agli standard del blog il racconto è un po’ più lungo del normale. Non è stato possibile però, nonostante i tentativi, contenerlo in minor righe se non sacrificando delle parti importanti con una ricaduta negativa sulla storia.

Non vuole infine essere un racconto macabro (nonostante l’argomento e l’immagine di apertura), non era mia intenzione, ma solo un modo per suggerire qualche spunto di riflessione.

Ah, un’ultima osservazione. I lettori più attenti avranno sicuramente notato che tra i crani in esposizione al museo della miliardaria non è menzionato quello di Elvis Presley. Perché? Semplice! Perché Elvis Presley, al contrario di Paul McCartney, è ancora vivo (scherzo, ovviamente, eh?).
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