È tempo di violette – Dietro al racconto

Il racconto È tempo di violette, nasce, come mi capita spesso, da una immagine mentale statica.

In questo caso si trattava più precisamente di un ragazzo e una ragazza seduti sulla battigia (l’ambientazione è estiva); gli unici “dati in movimento” erano il gesto del ragazzo di mettere il palmo della sua mano sulla battigia e l’invito rivolto alla ragazza di fare altrettanto. Nulla di più.

La frase “favolistica” (dell’ascolto del passaggio delle nuvole e dei sogni) si imponeva per la sua carica evocativa ed era quasi fatta apposta per coinvolgere e destare l’interesse di chi, come la ragazza della storia, si era messa in fase di ascolto; quelle parole continuavano a “frullarmi” nella testa insieme a tutto il resto e reclamavano un seguito.

Non avevo ovviamente la minima idea di come sviluppare questo spunto. Sicché mi sono messo a scrivere lasciandomi trasportare dal racconto mettendomi nell’ottica dei protagonisti. Ho pensato che il ragazzo, dopo diversi tentativi era riuscito finalmente ad avvicinare la ragazza della prima fila degli ombrelloni che gli piaceva tanto, volesse impressionarla nel modo che più sapeva riuscirgli meglio: raccontando storie avvincenti.

Solo che, goffamente, calca un po’ troppo sulle tinte fosche della storia (il pesce che trascinerà prima sugli scogli e poi in mare aperto il figlio dell’ex fidanzata altro non è se non il ragazzo rimasto tradito all’inizio del racconto) e rischia di ottenere l’effetto contrario, vale a dire l’allontanamento dell’ascoltatrice. Ma la ragazza, alla fine, incuriosita suo malgrado per quel ragazzo “strano” che cerca di sedurre raccontando storie, decide di dargli un’altra chance facendo il bagno assieme a lui. Cosa succederà poi tra loro, non è dato però sapere.

La storia raccontata è ovviamente inventata e trovo che evochi le atmosfere di alcuni racconti di Camilleri (tipo “La stagione della caccia“, per esempio). Ma magari è solo un mio desiderio.

Il titolo parla di violette perché effettivamente è questa la stagione della loro fioritura; la foto della pagina che raccoglie la storia in homepage (e anche in questa pagina, per la verità, quale particolare) è stata infatti scattata proprio oggi nel mio giardino di Poggiobrusco.
L’altra foto (la testa di gabbiano) è presa da Internet.

Questo è il cinquantesimo “Dietro al racconto” che ho scritto. Per leggere gli altri basta cliccare sul link apposito appena qui sotto.
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