Non starò qui a rammentare quali siano i principi della dottrina filosofica spinoziana in quanto non basterebbero per certo queste poche righe e andrei abbondantemente fuori tema — che, è bene ricordarlo, è di raccontare cosa c’è dietro al racconto. Però, per chi volesse approfondire le tematiche di questo importante filosofo (raffigurato nella immagine in basso), può trovare interessanti informazioni sulla pagina –> Baruch Spinoza, Etica.
All’epoca della scomunica (il titolo del racconto, cherem o herem in ebraico, significa appunto bando, scomunica, anatema) Spinoza aveva 28 anni e da quel giorno (che deve aver segnato pesantemente la vita del giovane, anche perché la scomunica non è mai stata revocata da allora, neppure a tutt’oggi) saranno trascorsi 364 anni il prossimo 27 luglio.
Ho voluto ricostruire la presumibile atmosfera della dichiarazione dell’anatema (che ha peraltro un preciso fondamento storico, come brillantemente raccontato da Emilia Giancotti Boscherini, –> Emilia Giancotti, nel suo “Baruch Spinoza 1632-1677, Dichiarazione rabbinica autentica datata 27 luglio 1656 e firmata da Rabbi Saul Levi Morteira ed altri”, Roma, Editori Riuniti 1985, p. 13 e ss.) perché, da quanto ho potuto leggere, è stata molto suggestiva.
C’è anche un taglio narrativo di tipo “cinematografico”, che è possibile ritrovare nel carico delle aggettivazioni “sensoriali” (suoni, assenza di suoni, luci, colori) e nell’attenzione al movimento della scena. Un modo per dare “colore” e forza al racconto.
La foto di apertura della storia è tratta dal sito Pixabay.
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