No comment

commentoUn aspetto delicato da affrontare durante la vita di un blog è la gestione dei commenti.

Come si sa, la possibilità di commentare un post è una funzionalità che tipizza il blog costituendo un po’ il momento cruciale della sua conduzione, una sorta di validazione ex post dello scritto da parte del lettore, aspetto del tutto mancante per un’opera cartacea. Il blog consente infatti l’autopubblicazione del proprio testo senza preventive mediazioni autoritative di soggetti responsabili vuoi della forma vuoi della sostanza, sicché il primo diretto censore della sua tenuta, in punto di fruibilità, diventa proprio chi legge. Spesso è questa mancanza di un efficace ammortizzatore tra blogger e utente finale che può determinare importanti frizioni.

A prescindere dai contenuti pubblicati, i commentatori, infatti, a volte, non hanno nessun riguardo formale nell’esprimersi e la loro critica suona cruda, tagliente, provocatoria raggiungendo lo stesso effetto di un sasso gettato contro una vetrina. C’è così il blogger che reagisce togliendo la possibilità a tutti di commentare, sentendosi aggredito e minacciato, e c’è quello che invece si lancia a spada sguainata a contrastare punto per punto le invettive ricevute e c’è infine chi, in fase di moderazione, si limita semplicemente a non pubblicare il commento quando una simile opzione è prevista dalla piattaforma che ospita il blog (come wordpress) o, addirittura, a cancellarlo successivamente.

Prima di esaminare il comportamento da tenere nelle varie situazioni, credo che occorra però distinguere tra il commento offensivo del classico troll e quello solo sgradito al blogger perché non in linea con le sue aspettative. Quanto alla prima ipotesi il commento, non risultando funzionale alle ragioni per le quali un post viene pubblicato e provenendo, secondo l’azzeccata definizione di Wikipedia, da persona che interagisce con gli altri utenti tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l’unico obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi, il blogger può, a mio avviso, rifiutarsi di pubblicarlo o anche eliminarlo in un secondo momento. Il blog, in fondo, è del blogger che, normalmente, non è un ente pubblico, né tanto meno gestisce un servizio o una funzione pubblica, sicché non si capisce perché il blogger debba consentire ad altri di farsi insultare pubblicamente per un mal inteso senso della libertà espressione. Il diritto di dire la tua non può non fermarsi davanti al mio diritto di non farmi offendere."Blog" button

Se il blogger volesse invece pubblicare ugualmente il commento ingiurioso oppure non potesse intervenire in questo senso con l’attivazione della moderazione (ma oramai tutte le piattaforme lo consentono) l’esperienza mi ha suggerito di non cadere mai nella tentazione di raccogliere la provocazione persino quando è minima. La maggior parte delle volte non ne vale infatti la pena (e al termine dell’accesa discussione non ci saranno vincitori, ma solo perdenti) e l’immagine che si finisce con il dare di sé è quasi sempre non positiva (e questo non può non nuocere al blogger). Nei casi estremi si potrà, semmai, reagire con una denuncia alla polizia postale, ma il più delle volte l’arma vincente è l’indifferenza (perché alla maleducazione, purtroppo, non c’è rimedio).

Si dovrà poi tener conto anche del fatto che il contenuto del commento potrebbe pure integrare un reato, come per esempio la diffamazione (o il vilipendio o l’ingiuria e altro) ragion per cui, pubblicarlo, potrebbe addirittura far incorrere in responsabilità per concorso quando si ha la possibilità di impedire la pubblicazione del testo.

Trovo invece non condivisibile la scelta di privare il blog della possibilità di commentare; il blog stesso perderà a mio avviso gran parte del suo fascino diventando un sito a senso unico privo della sua peculiare caratteristica dell’interazione.

Ancor meno condivisibile è il non voler accettare il commento che invece risulti al blogger semplicemente non gradito. Una valutazione negativa fa parte delle regole non scritte dell’autopubblicazione, della libertà di espressione delle altrui opinioni, dello scotto da dover pagare per essersi messo in gioco pubblicamente. Il giudizio del lettore è un momento di ineludibile verità, un prezioso feedback del proprio lavoro, sovente utile per la presenza di spunti intelligenti e stimolanti che consentono di migliorarsi e di comprendere i propri errori di comunicazione, di approccio o di contenuto.

Certamente un commento non gradevole ci potrebbe apparire, how to bloga nostra volta, opinabile, frustrante, per non aver tenuto conto il lettore del lavoro svolto a monte ovvero persino ingiusto perché il contenuto del post non è stato capito a causa della superficialità del lettore stesso e della sua carenza di competenze cognitive o intellettive; non di meno il dissenso (legittimo) rimane la pura estrinsecazione della libertà di espressione, vera ricchezza del libero pensiero, e va accettato senza isterismi per quello che è.

Non innamorarsi ottusamente di ciò che si scrive consente poi di lasciarsi davanti un buon margine di miglioramento che potrebbe essere altrimenti precluso.
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9 pensieri su “No comment

  1. Il mondo è bello perché è (a)vari (ato)… Un tempo cercavo di non pubblicare determinati commenti, soprattutto quelli che erano una palese auto pubblicità del proprio blog… Poi, col tempo, mi sono resa conto che non ne valeva la pena di perdere il mio tempo. – Gli utenti, quelli seri, non sono per niente stupidi – mi son detta – quindi perché non far si che i “commentatori” maleducati e gli spammer vengano riconosciuti come tali? –
    Per loro non è certo una buona pubblicità… E io metto ancor più in evidenza il mio obiettivo, consentire a chiunque di poter esprimere la propria opinione, bella o brutta che sia, perché ogni dialogo, ogni esperienza, in fondo, ha sempre qualcosa da insegnare, in primo luogo alla sottoscritta.

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