Blogosfera 2.0

Facebook si è abbattuto sul mondo dei blog come un uragano. Come cercherò di spiegare qui di seguito, è stato però, tutto sommato, un miglioramento.

Il blog infatti veniva usato, fino a qualche tempo fa, per le più varie funzioni. Innanzitutto quella solitaria-diaristica sotto varie forme (dal blog della casalinga disperata a quello della neomamma alle prese con il neo pargolo e marito non collaborativo, dal blog del depresso-compulsivo a quello del critico tuttologo) ma anche per ragioni di propaganda delle proprie idee, per la promozione di un’iniziativa sociale, per professare la propria fede calcistica, per condividere convinzioni politiche e finanche religiose, ma anche e soprattutto per chattare, vale a dire per dialogare con il prossimo.

Il blog, rispetto alle anonime chat-room, aveva l’indubbio vantaggio di dare l’impressione di ‘conoscere’ il proprio interlocutore, di entrare a casa sua, di venire a contatto con le sue preferenze, i suoi hobby, insomma con quel suo mondo particolare e accattivante, graficamente espresso con il sito, per cui accadeva che, a partire da una foto pubblicata o da una semplice frase, quasi fosse un mero pretesto, i lettori si stringevano attorno al blogger preferito per far due chiacchiere con lui nella sezione commenti in una sorta di circolo privato ma aperto al pubblico.

E Facebook, tra le tante cose, ha consentito proprio di venire incontro a questa preminente esigenza comunicativa dando uno strumento potente di aggregazione e non solo. Chi bloggava più per questa necessità piuttosto che per veicolare contenuti, ha trovato in Facebook uno strumento ideale, finendo per abbracciarlo in modo totale o quasi maniacale e persino esclusivo. Altri hanno però ‘assaggiato’ Facebook per curiosità per poi rientrare nei ranghi, tenendo magari aperto il contatto su quella piattaforma giusto per coprire un altro tipo di utenza o per altri svaghi.

facebookFacebook ha quindi senza dubbio ridimensionato la blogosfera, traghettandola, come si usa dire adesso, in una fase più matura (una specie di blogosfera 2.0) facendola diventare cioè sì un po’ più antiquata e meno appetita ai giovani, ma anche più vera e concreta; il social network ha avuto dunque il merito (sebbene non sia stato ovviamente un effetto voluto, bensì meramente collaterale) di ‘asciugarla’ da un suo uso superficiale, spensierato e fuggevole, facendo rimanere in gioco coloro che nel proprio blog infondevano ‘sostanza’, più o meno gradevole, più o meno condivisibile, ma pur sempre ‘sostanza’.

Non solo, ma i blogger rimasti (e non alludo solo a quelli ‘storici’) si sono fatti più consapevoli di questa epurazione, di questa pulizia di fondo, e dunque del loro ruolo nobilitato, mentre l’utenza in lettura (per lo più costituita da altri blogger, ma non solo) è divenuta più esigente, più attenta, ma anche più valutativa. Lo si percepisce dalla stessa lettura dei commenti: sono infatti sempre più rari quelli stereotipati, esangui, incolori, positivi e buonisti a prescindere dal contenuto del post, mentre sono sempre più frequenti le ‘risposte’ congrue, coerenti e articolate, aderenti al testo.

Il post, in altre parole, ora viene letto (anche se con minor frequenza, perché gli utenti sono notevolmente diminuiti di numero rispetto alla prima fase) quasi sempre con cognizione partecipata, per il piacere di leggere e non solo per voler  ‘esserci’ nei commenti o per invitare implicitamente il blogger commentato ad andare sul proprio blog. Ciò ha avuto, quale ulteriore conseguenza, l’innalzamento (medio) della qualità dei post perché i blogger sono consci di questa accresciuta pretesa nei loro confronti perché sanno che, se si vien letti, ciò avverrà in modo critico, a volta anche in modo aspro, ma comunque sincero. E anche questo è sicuramente un bene.
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2 pensieri su “Blogosfera 2.0

  1. Sono entrato tardi nel mondo del blog, ma forse proprio per questo ne faccio un uso più “adeguato” (non parlo dei contenuti, ma del mezzo).
    Facebook è un canale di comunicazione, come tanti, e per certi versi dispersivo e deleterio.
    I contenuti che ognuno di noi mette su facebook, oltre a diventare proprietà di Mr. Zuckerberg, sono fruiti in maniera non ordinata, frammentaria, sotto forma di pensieri, di botta e risposta.
    Nessuno di noi nella vita reale pensa, parla, o scrive così.
    E allora lasciamo al blog la funzione di esprimere quello che ci portiamo dentro, e che vogliamo far conoscere al resto del mondo.
    Facebook e twitter, con le loro peculiarità, rimarranno essenzialmente dei tool di marketing.
    Il vero impatto che il blog ha avuto su facebook, per quanto mi riguarda, è di allentare parecchio i confini delle mie “amicizie”, per l’interesse che avevo e che ho di far conoscere il blog.
    Spero di non pentirmene 😉

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