Un regalo a metà

nataleQuando il pubblico ministero entrò in quella casa la situazione gli parve subito non chiara. Era un monolocale povero, di gente modesta, in un quartiere poco raccomandabile. Ma ciò che non quadrava non era tanto che nulla apparisse fuori posto, quanto piuttosto che tutte le persone che si trovavano lì dentro lo stessero fissando come se non riuscissero a comprendere perché non capisse. C’era un giovane che consolava una donna che a sua volta piangeva singhiozzando; un paramedico che annotava qualcosa su un block notes come se qualcuno gli stesse dettando cosa scrivere; più a sinistra una bambina accovacciata, accanto all’albero di Natale, che guardava la scena con indifferenza; infine un carabiniere che, parlando animatamente al cellulare, guardava fuori dalla finestra. E poi c’era lui che guardava tutti loro. Per il resto, regnava un ordinario clima natalizio, come testimoniavano l’albero di plastica, piccolo ma festoso, i regali sparsi per terra, pochi ma colorati e gli addobbi sistemati un po’ ovunque.
«Non vedo il morto» sbottò il magistrato sottintendendo la domanda più importante: ‘perché mi avete chiamato con urgenza?
Il maresciallo Terenzi gli si avvicinò e, con rispettosa cautela, gli sussurrò nell’orecchio:
«È lì, dottore, non lo vede?»
Il dr. Sbarbaro si stava spazientendo. Non che la pazienza fosse mai stata il suo forte, ma certo è che trovava quel frangente imbarazzante. Si voltò in giro per darsi un contegno, ma poi scosse la testa ed allargò le braccia in segno di resa. Stava per sbraitare contro il povero Terenzi quando si accorse che l’unico personaggio immobile in quella scena era la bambina. Attorno a lei, a osservare meglio, una pozza d’acqua si stava allargando.
«L’abbiamo trovata così» fece il milite come per scusarsi. «È proprio la bambina sparita ieri: la figlia del notaio Speri.»
La piccola, spiegò il maresciallo, era stata surgelata e non solo perché fosse conservata il meglio possibile, ma per meglio dividerla in due. La metà, tagliata in modo sagittale, dalla testa ai piedi, cioè, era appoggiata all’albero.
«Chi… chi può aver fatto una cosa simile?» balbettò il giudice rannicchiandosi davanti alla piccola vittima.
«Abbiano rinvenuto in loco anche questo» disse il maresciallo allungando una busta come se quella fosse stata la risposta preparata da tempo. Era un cartoncino di auguri raffigurante Babbo Natale sopra a una slitta su uno sfondo blu punteggiato di stelle. “A voi che lo desideravate tanto…” c’era scritto; poi, più sotto, con grafia minuta: ‘I bambini dei ricchi sono pochi e voi siete tanti. Scusate se ve ne regalo solo metà, vorrei accontentare tutti” firmato ‘Babbo Natale’.
Il dr. Sbarbaro guardò il maresciallo. I due uomini si scambiarono un’intesa di infinita tristezza, mista a rabbia e impotenza.
«L’altra metà della bambina l’abbiamo trovata in un casolare a due chilometri da qui» aggiunse Terenzi distogliendo gli occhi. «Gente semplice, pure loro senza figli. Era accanto al presepio.»
Dopo pochi giorni fu rapita una seconda bambina e anche in questo caso le due metà furono trovate in casa di coppie disagiate, senza prole, con il solito bigliettino di auguri, le stesse frasi e la medesima firma. La vigilia rapirono anche la figlia di dieci anni del sindaco. Babbo Natale stava facendo una strage.
Il sindaco cominciò a tempestare di telefonate il dr. Sbarbaro che, sulle prime, fu cordiale e disponibile, poi, gettata la maschera, si mise a urlare che lo sentirono sino in Municipio, anche senza telefono. Il caso era complicato e richiedeva tempo, non aveva davvero bisogno che qualcuno gli alitasse sulle orecchie. Il serial killer, del resto, non lasciava tracce. Usava guanti, sapeva quando agire ed era molto abile a entrare e uscire da case che non avevano nulla di blindato: di solito nessuno ruba alla povera gente.
Poi l’inaspettato. Il dr. Sbarbaro, sotto pressione, istituì minuziosi posti di blocco. Avrebbe reso lo shopping dei compaesani un inferno, ma avrebbe anche intralciato gli spostamenti del killer. Più che controllare determinate zone, mise i posti di blocco sulle strade che dai quartieri alti portavano in periferia. Ci volle un po’ di tempo, ma l’intuizione diede i suoi frutti.
«Come mai esce dell’acqua dal sotto il suo portabagagli?» chiese il brigadiere affacciandosi al finestrino di una vecchia Volvo.
«È l’aria condizionata» fece l’uomo al volante mostrando evidenti segni di nervosismo. Il milite si era fatto serio e aveva spostato il dito indice dal calcio del mitra al grilletto. «Usa l’aria condizionata a dicembre? Scenda dall’auto, per cortesia.»
Così nel baule portabagagli fu trovata la figlia del sindaco che si stava scongelando per il troppo tempo passato dall’assassino in fila. Purtroppo, di lei c’era solo una metà. L’altra era stata già recapitata a una signora anziana di circa ottant’anni che avrebbe tanto desiderato una nipotina. Si scoprì anche che il killer era un portalettere con l’hobby della caccia. Gino Mirollo, si chiamava, da tutti chiamato ‘Momo’. Il freezer capiente in garage, per fagiani e lepri, gli aveva suggerito l’idea di far giungere alle persone meno fortunate la benedizione di un bambino tanto cercato.
E quando entrò nella stanza degli interrogatori il dr. Sbarbaro si trovò davanti un uomo che non si aspettava: aria gioviale e simpatica; capelli brizzolati, barba ben curata, occhio attento e sereno. Insomma: una persona disgustosamente normale. Se ne stettero uno di fronte all’altro, studiandosi per qualche attimo. Poi il magistrato cominciò a compulsare le carte in modo concitato. Nella testa gli frullava, tra le tante, una domanda prepotente:
«Questa però me lo deve chiarire subito…» sbottò ad un certo punto.
«Se posso, dottore…»
Il PM si alzò portandosi due dita alla tempia destra, come di solito faceva per concentrarsi.
«Perché ha rapito solo bambine?»
Momo si rabbuiò. Gli venne un groppo in gola. Negli occhi tremolarono due lacrime grosse come palline di Natale. Guardò per aria quasi le parole dovessero scorrergli su un display appeso al soffitto.
«È che avrei voluto anch’io come regalo di Natale una bambina… » disse a un certo punto l’uomo, sospirando «e invece ho saputo che non potrò mai averne una…»
Il dr. Sbarbaro per un po’ sorresse quello sguardo spaurito e perso, poi pensò alla sua casa vuota, ai Natale trascorsi in ufficio e a quel desiderio, spesso ricacciato nel profondo dell’animo, di diventare anche lui padre, magari proprio di una bella bambina. Momo parve leggergli nella mente.
«Che dice, dottore» fece riaccendendo un sorriso sulle sue labbra carnose e strizzando un occhio. «E se facessimo metà per uno?»

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9 pensieri su “Un regalo a metà

  1. Fino a quando il killer Babbo Natale non ha confessato di aver tanto desiderato una bimba come regalo per Natale, ho pensato ad un misogino, invece ha spinto ad uccidere non un sentimento di odio ..ma il troppo amore…
    ………….Grande come sempre!!!

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