Il mondo delle falene non finisce mai di stupire. Ecco altri esemplari degni di nota per le loro caratteristiche peculiari e la loro bellezza.
La falena tigre (Bertholdia trigona, famiglia Arctiidae), per esempio, è un lepidottero che vive nel deserto dell’Arizona, e ha sviluppato un interessante sistema di difesa nei confronti del suo mortale nemico, un pipistrello di taglia media, l’Eptesicus fuscus (serotino bruno).
Come si sa, il pipistrello individua le sue prede (tra cui le farfalle, appunto) attraverso un sistema di emissione di fasci di suoni ad alta frequenza (ultrasuoni) con cui scandaglia lo spazio che gli è intorno.
L’apparato è così sofisticato (costituito dal lavoro in sincrono della laringe e dell’orecchio) da essere in grado di percepire la presenza anche di una piccola preda, anche distante, per potersene cibare.
All’approssimarsi del pericolo, la falena tigre, come risulta anche da prove di laboratorio, emette a sua volta, per mezzo dei propri ‘timbali’ vocali, degli ‘scatti’ a ultrasuoni (se ne sono contati fino a 450 al secondo) capaci di interferire sulla capacità di geolocalizzazione del pipistrello, permettendo così la fuga del lepidottero dopo aver disorientato il predatore.
- Per saperne di più –> falena tigre.
Un’altra falena degna di nota è la falena-barboncino (poodle moth) fotografata la prima volta nel 2009 dal dott. Arthur Anker in visita fotografica al Gran Sabana National Park in Venezuela.
Questo insetto è rivestito da una specie di ‘pelliccia’ bianca (che lo fa assomigliare appunto a un barboncino) che, secondo il dott. Karl Shuker, che ne ha studiato successivamente la morfologia, sarebbe imparentato con la falena Diaphora mendica, che però vive comunemente in Russia e in Gran Bretagna.
La ‘pelliccia’, a voler essere precisi, è formata però da setole e non da peli e ha la funzione non di tener caldo l’insetto (che, come si sa, è a sangue freddo sicché non saprebbe cosa farsene di una vera e propria pelliccia in Venezuela, per giunta) ma di far percepire maggiormente alla farfalla gli odori e consentire la difesa da altri predatori.
Della falena barboncino si sa ancora molto poco (tanto da essere sfuggita a tutt’oggi a una classificazione formale) ritenendo infatti attualmente gli studiosi che si tratti di una nuova specie di lepidottero.
- Per saperne di più –> falena-barboncino.
Un’altra farfalla curiosa è la Biston betularia che ha spiccate caratteristiche mimetiche di tipo criptico (per approfondire il fenomeno del mimetismo –> La falena in tuta mimetica).
Si tratta della farfalla punteggiata delle betulle che, con l’avvento della rivoluzione industriale in Inghilterra (nel 1850 circa) e al corrispondente imbrunirsi della corteccia degli alberi su cui in prevalenza si posava, ha mutato la sua livrea da bianca a scura.
Le ali di questa stessa farfalla sono poi diventate (con il tempo) nuovamente bianche dopo che, sempre in Inghilterra, furono introdotte severe norme di antinquinamento che hanno permesso alle cortecce delle betulle di riacquistare il loro colore naturale.
- Per saperne di più –> farfalla punteggiata delle betulle.
La falena (nostrana) Saturnia pyri (della famiglia Saturniidae), chiamata così perché i bruchi prediligono in prevalenza gli alberi del pero (anche se poi non disdegnano il melo, il noce, l’albicocco e il ciliegio) è la più grande falena europea (la sua apertura alare arriva infatti sino a 16 centimetri).
Ha una livrea elegante in cui spiccano in particolare quattro macchie ocellari sia sulle ali superiori che su quelle inferiori idonee a disorientare gli aggressori (mimetismo fanerico).
Il maschio adulto è fornito di due antenne pettiniformi in grado di captare i feromoni della femmina anche a 2 km di distanza. Non è raro, per le dimensioni di questo lepidottero e per il suo andamento a zig-zag (e le sue abitudini serotine) di scambiare la Saturnia pyri per un pipistrello.
- Per saperne di più –> Saturnia pyri.
Da ultimo (ma la carrellata sulle falene potrebbe continuare) va citata la falena cobra, Atlas Attacus (della famiglia Saturniidae) che ha un’apertura alare sino a 30 centimetri, attestandosi come il lepidottero più grande in assoluto (la più piccola è invece la falena pigmeo della famiglia delle Nepticulidae, con un’apertura alare di 8 millimetri –> falena pigmeo).
Un appassionato (italiano) di questi lepidotteri, che vive vicino a Venezia, partendo da bozzoli acquistati a una fiera, ha curato la nascita (nel maggio 2015) di quella che sembra essere la falena tropicale più grande al mondo (l’allevamento in cattività non presenta grosse difficoltà).
Il suo nome deriva dalla livrea molto sgargiante (e non da una sua presunta aggressività) che ricorda come immagine il pericoloso rettile (le ali superiori sono munite di spettacolari ‘finestre’ trasparenti, tipico esempio, anche qui, di mimetismo fanerico).
Il bozzolo in cui la larva si rinchiude per trasformarsi in crisalide è costituito da un filato (piuttosto resistente) da cui si ricava la seta di Zagara (per la seta prodotta dal filugello o baco da seta –> La falena della seta).
Da adulto, la falena cobra vive per poco tempo e ha la bocca addirittura atrofizzata (sicché consuma le sue riserve alimentari di quando era bruco) pensando solo a riprodursi.
- Per saperne di più –> falena cobra.
Per una esaustiva carrellata sulle falene degne di nota, vedi da ultimo questo bel video –> 21 Most Incredible Moth Species (in inglese).
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