Miti e leggende sul gufo

gufo grigioIl gufo ha sempre avuto nella storia (ma lo stesso discorso può valere anche per la civetta con cui non va confuso –> la civetta) una valenza simbolica che chiamerò duale, vale a dire sia positiva che negativa.

In particolare, nell’antichità (parlo del tempo dei Greci e dei Romani) il vederlo, era considerato segno di malasorte e di cattivo presagio, per quanto sia stato anche incarnazione di saggezza, oltre che di intelligenza (dagli etologi è considerato infatti il rapace notturno tra i più intelligenti dei suoi simili). La civetta era il simbolo sacro di Atena per i Greci (e stemma medesimo della città di Atene) e di Minerva per i Romani che chiamavano Minerva Glaucopide, cioè ‘dagli occhi di civetta’; entrambe erano le dee della sapienza),

È stato inoltre ritenuto icona della ‘vigilanza’ (nel senso di attenzione cioè per il mondo circostante, come sarà spiegato tra breve) oltre che di chiaroveggenza (probabilmente per lo sguardo acuto e penetrante) ma anche di scaltrezza, pazienza, intuizione, accortezza, telepatia e giustizia e persino di fortuna per le sue capacità di poter ‘coesistere’ tra due mondi (quello dei vivi e dei morti). È anche considerato simbolo di timidezza, per la vita appartata che questo rapace, poco incline alla vita sociale, conduce (salvo ovviamente nel periodo dell’accoppiamento).

La sua capacità di ruotare la testa di 270° per assicurarsi un’ampia visuale di campo, per non essere capace di muovere gli occhi (non è invece vero che il gufo possa ruotare il collo di 360°, perché forse probabilmente gli si sviterebbe il capo) e l’ampiezza degli occhi per meglio vedere nell’oscurità hanno accentuato questo simbolismo di insight e di protezione (il gufo veglia quando gli altri dormono); del resto chi può agevolmente guardare in ogni direzione può anche prestare massima attenzione a quanto accade attorno a lui acquisendo così piena consapevolezza dei pericoli esterni ma anche delle problematiche interiori verso le quali sviluppa una propria visione personale con capacità di introspezione; questa abilità rivela però anche contiguità con i segreti della vita e della morte, appresi nel buio della notte e nei territori dei defunti.

mimetismoInoltre il gufo (in comune con tutti gli altri rapaci notturni) ha un accentuato potere di mimetismo (come si può notare nella foto qui a lato, tanto che il piumaggio può variare a seconda della stagione e dei suoi relativi colori); questo significa che può trovarsi appollaiato su un albero senza che ce se ne possa accorgere. La sua, quindi, può essere una presenza discreta e non invadente, come quella di un sorvegliante o di un custode.

Tra gli Egizi il gufo simboleggiava il freddo, la notte e la morte (l’anima al decesso era addirittura raffigurata come un gufo), ma anche la conoscenza (da qui l’essere a volte ritratto con occhiali e libri). Alcuni ritengono che l’ipostasi del dio Horus fosse una civetta e non un falco. In Persia il gufo era l’Angelo della Morte.

Nel simbolismo tedesco e scandinavo rappresenta lo spirito libero della foresta, mentre nella iconoclastia cristiana, siccome il gufo rifugge la luce, è stato considerato emissario del Male e quindi del diavolo. In alcuni dipinti, questo volatile è ritratto anche accanto a eremiti, come simbolo della solitudine e della analisi spirituale (come già si era più sopra ricordato, in relazione alla timidezza), condizione questa che agevola la valutazione del sé, la meditazione, l’ascesi e la presa di coscienza dei propri limiti e delle proprie virtù.

Certo è che si tratta di un rapace fiero e feroce e, sotto questo profilo, può incutere timore e rispetto (soprattutto il gufo reale, di notevole stazza, ma si deve anche considerare che, per il dimorfismo sessuale, cioè per la diversità delle femmine dai gufi maschi, le prime sono più grandi del 25%) in particolare per il suo coraggio e la capacità di affrontare l’oscurità e quindi le avversità e le insidie nascoste nelle tenebre. Come si sa, infatti, il gufo è un animale in prevalenza notturno e, proprio per questo, per avere maggiori capacità predatorie e maggior possibilità di successo (è dotato di vista e udito acutissimi), vola nel più assoluto silenzio ed è spesso letale per le sue vittime. La silenziosità è data dalla presenza di una specie di ‘velluto’ sopra alle piume e alla ‘frangiatura’ delle remiganti primarie. Ciò contribuisce a eliminare i vortici d’aria che si creano attorno alle piume. Recenti studi svolti in Cina hanno approfondito queste tematiche (per saperne di più leggi questo articolo –> i segreti del volo silente dei gufi).

Per capire con quanta silenziosità voli un rapace notturno consiglio di vedere il seguente (impressionante) video della BBC che compara i voli di un piccione, di un falco pellegrino e di un barbagianni –> video del volo comparato di un barbagianni.

Il fatto che il gufo (come tutti gli Strigidi, come l’allocco, la civetta, l’assiolo, e i Titonidi, come il barbagianni) sia un animale che predilige la notte comporta che non sia facile addestrarlo per uso falconeria (–> falconeria) e spiega anche perché, quando viene mostrato in sagre o in prove di volo, di giorno, ha sempre un’aria po’ assente e rallentata.

peluche-hibou-jellycat-orlandoI nativi americani ricorrevano al gufo come spirito guida perché aiutava loro a vedere nel buio della notte e a infondere coraggio nell’affrontare i nemici e le bestie feroci. Le piume di gufo venivano utilizzate nei copricapi per poter dialogare e dominare gli spiriti maligni. I Maya consideravano i gufi dei messaggeri del mondo ultraterreno e ritenevano simboleggiassero la fertilità. Gli aborigeni australiani credevano che i gufi fossero depositari di medicine miracolose. Anche nella tradizione celtica il gufo era un mediatore consapevole tra l’uomo e gli Inferi e ispirava saggezza, lungimiranza, segretezza, iniziazione, cambiamento e distacco, aiutando l’uomo nella transizione con l’aldilà.

Il gufo, soprattutto nel medioevo, è stato invece simbolo di misticismo, di sciamanesimo, di occultismo, di magia, quale messaggero, come si è visto, tra il mondo dei vivi e il regno dei morti e quale profondo conoscitore dei segreti della notte, tant’è che sovente, in fiabe e racconti, è indicato (come è successo del resto anche per i gatti neri) come compagno di streghe e maghi (chi non ricorda l’Anacleto del mago Merlino nel film ‘La spada nella roccia’? Oppure l’Uffa in Winnie the Pooh).

Sotto forma di amuleto, di oggetto apotropaico (–> apotropaico), protegge invece dalla cecità (non solo fisica ma anche mentale nel senso di non sapersi accorgere di quanto sta accadendo sotto i propri occhi), dalla fobia per l’oscurità e dall’eccessivo attaccamento verso la materialità della vita; protegge anche dall’inganno, dalla falsa apparenza delle persone, dalle illusioni, aiutando a scoprire le verità nascoste, anche dentro di sé aiutando la crescita spirituale.

L’amuleto ha, in questo senso quindi, una funzione simile a quella che potrebbe avere un preparato omeopatico. Combattere le avversità con un qualcosa (su cui si è in grado di esercitare il controllo) che di avversità se ne intende, sconfiggere la malasorte con qualcosa che la disavventura può determinarla.

Anche la letteratura (persino colta) ci ha messo del suo per tramandarne la nomea di menagramo o di oggetto ai confini con le tenebre del Male (si pensi a Shakespeare nel Giulio Cesare che ritiene che il gufo sia segno di cattivo presagio) e persino il cinema (parimenti colto) ha fatto la sua parte (si riporta qui sotto un famoso fotogramma del film di Alfred Hitchcock Psycho, 1960, dove si possono notare i gufi impagliati alle pareti della casa di Norman Bates –> Psycho) sicché questa convinzione non ha fatto fatica a radicarsi definitivamente nell’immaginario collettivo.

Non ci si può sorprendere quindi che, normalmente, si pensi al gufo, quando va bene, a un portatore di sfortuna (da qui, nel linguaggio comune, ‘gufare’ o ‘fare il gufo’ quando ci si riferisce a persone che sono ‘l’uccello di malaugurio’ portando iella o rivelandosi anche solo cupe, malinconiche e poco socievoli) anche se si fa strada, come si è visto, la valenza contraria.

Questa distorta visione della realtà ha purtroppo come effetto negativo e deplorevole il poco rispetto se non il maltrattamento di questi splendidi animali.
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3 pensieri su “Miti e leggende sul gufo

  1. Mi voglio complimentare davvero per le tante notizie e curiosità, che non conoscevo, su questo rapace, che poi in realtà è utile, attaccando topi, piccole volpi ed insetti nocivi.
    Nonostante la parziale brutta fama, quindi mi piacerebbe avere una buona pattuglia di gufi in giardino per tenere a bada topi che si trovano spesso in giro, abitando in campagna!!!

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