Le spine del Santo

«Per raggiungere la cripta passeremo da questa parte» annunciò il frate che quel giorno aveva il compito di fare da guida a un gruppetto di turisti. «Perché il corridoio principale è interdetto per i lavori di ristrutturazione al monastero.» E pronunciò quelle parole come se dovessero costituire la migliore notizia della giornata, rafforzando il messaggio con l’allargare in modo ecumenico le braccia quasi volesse abbracciare tutti i presenti.
A parte alcuni giapponesi attentissimi che, pur capendo poco, fotografavano qualunque cosa avessero a tiro, anche i sandali del frate, c’era una famigliola italiana, composta oltre che da un uomo basso, dal cranio lucido e con una montatura degli occhiali scura e pesante, anche da quella che doveva essere la moglie, una donna più bassa e più inquartata di lui, che si stava visibilmente annoiando, e da un figlio allampanato, tutto capelli, sui quattordici anni che non distoglieva lo sguardo dal cellulare. Ogni tanto la madre correggeva i passi del figlio per impedire che centrasse qualche pilastro o inciampasse in qualcuno più disattento di lui. Completavano il gruppo alcuni spagnoli irrequieti che si erano aggregati all’ultimo momento e una signorina dall’aria triste e sussiegosa, incartata in un impermeabile beige d’antan, e di incerta nazionalità.
«Cosa sono queste piante?» domandò l’uomo calvo spostando gli occhiali sul naso.
Il frate-guida se ne ristette. Sembrava felice di quella domanda. Si voltò radioso.
«Dunque,» fece intrecciando le dite delle mani sulla pancia. «Dovete sapere che queste rose, che normalmente sono fuori dal circuito di visita e che oggi noi invece vediamo eccezionalmente, raccontano di uno dei tanti miracoli del Santo.»
I giapponesi, che avevano compreso che l’attenzione si era concentrata sulle piante che erano a terra, avevano preso a fotografarle senza sosta, compresa la signora che appariva la più anziana e legnosa del loro gruppo e che, per l’occasione, aveva scostato appena l’ombrello che aveva aperto per ripararsi dei raggi di un sole sbucato a tradimento all’uscita dalla porta laterale della basilica.
«Miracolo?» ripeté incredula la moglie che teneva la borsa come fosse stata una busta della spesa.
«Sì, proprio un miracolo» confermò il frate dondolandosi sulle punte dei piedi. «Si narra infatti che il Santo stesse una sera ritirandosi nella sua cella per pregare, quando all’improvviso inciampò e, perso l’equilibrio, cadde all’indietro sopra a questo roseto. Il Signore, affinché lui non si pungesse con le spine acuminate delle rose, le tolse immediatamente da tutte le piante e così il Santo poté rialzarsi illeso; da allora, queste rose sono rimaste così, inspiegabilmente senza spine, visto che questa qualità ne è munita e anche di grosse e robuste.»
Tutti i presenti (tranne il ragazzo ovviamente) verificarono che in effetti le rose erano senza spine. Seguirono varie esclamazioni di stupore, declinate a secondo della lingua. I giapponesi fecero loro anche un inchino mentre gli spagnoli si diedero di gomito.
«Ma è bizzarra questa storia!» obiettò a quel punto la signorina triste che tradì un forte accento cockney.
«Non c’è nulla di bizzarro in un miracolo!» ribatté il frate con esperienza e senza abbandonare il sorriso. E, detto questo, riprese a ricondurre il gruppetto alla cripta. Poi, come se si fosse ricordato all’improvviso di qualcosa, si arrestò. Si rigirò e disse:
«E ovviamente è inutile che tentiate di prendere una talea da queste rose per provare a ripiantarla in un vaso a casa vostra; si tratta di piante, come vi ho detto, molto speciali. Ci hanno provato in tanti, anche luminari di scienza, ma vanamente. La rosa, tolta da questa terra benedetta, ritorna ad avere le sue spine, come è naturale che sia. E ora, per favore, seguitemi in silenzio, perché dobbiamo girare di qua passando dalla sacrestia. E fate attenzione ai gradini.»
Nel frattempo, la moglie, che stava conservando nel palmo di una mano il rametto di una rosa che era riuscita a strappare al volo, si accorse che le dita le sanguinavano: diverse spine le si erano appena conficcate nella carne.

22 pensieri su “Le spine del Santo

  1. Marco Torracchi – Mio padre, quando abbandonai l'università, mi svelò che il mestiere adatto a me era addetto alle miniere d'oro del Brasile, che non era proprio il massimo della comodità. Come caspita sia successo, non lo so, ma adesso mi trovo a vendere automobili e siccome di novelle ne raccontiamo a quintali, scrivere più che un hobby è diventato un corso di formazione.
    Marco Torracchi il scrive:

    Così l’impara a seguire le regole!!!
    Dovremmo trovare qualcosa di simile a Montecitorio…

  2. Felicitări pentru cele sus postate ! 🙂
    O TOAMNĂ lungă și frumoasă ! 🙂

  3. Austin Dove – Mi chiamo Antonio, sono un cinefilo e mi piace parlare di vari argomenti!^^ Cercami anche su: Instagram (austindove_blog98), Facebook (L'angolo della Colomba) e Twitter (@elfhik)! Ciao!^^
    Austin Dove il scrive:

    “A parte alcuni giapponesi attentissimi che, pur capendo poco, fotografavano qualunque cosa avessero a tiro, anche i sandali del frate” LOL

    bello il finale, che metto fuori discussione la possibilità di una ben più banale selezione artificiale

  4. Birbo Bicirossa – Ciao, voglio avvisarti che proseguendo troverai due blog di pessima satira e dubbio umorismo. Un consiglio, non seguirmi credendo che contraccambierò, perché di solito non lo faccio. 😁🤪😉
    Birbo Bicirossa il scrive:

    Ed ecco un nuovo miracolo. L’incredula è stata giustamente punita.
    😇
    Bentornato Briciola, forse troverai un po’ di disordine in dispensa, perché in tua assenza ho letto e inzuppato nel latte quasi tutta l’annata 2004.

    • Grazie. Ma perché proprio l’annata del 2004?
      Ah, se non hai trovato il caffè è perché pra è sulla mensola in alto vicino al sale.

      • Birbo Bicirossa – Ciao, voglio avvisarti che proseguendo troverai due blog di pessima satira e dubbio umorismo. Un consiglio, non seguirmi credendo che contraccambierò, perché di solito non lo faccio. 😁🤪😉
        Birbo Bicirossa il scrive:

        Metodo scientifico, ho scelto un vecchio post a caso e adesso procedo a ritroso: 2008, 2007, 2006 eccetera. Comunque sei un criminale per aver sepolto e reso quasi introvabili tante piccole perle.
        😏

  5. il frate… si è mai chiesto… se la rosa è “davvero” se stessa… senza le sue spine?
    forse… il vero miracolo… quello definito “spinoso” è amarle così come sono…

  6. Achille Schiavone – Creo questa nuova dimensione in silenzio. Entro in questa stanza lentamente in punta di piedi. Cosa mi aspetta ... non lo so. Affronterò questa mia avventura come fosse il viaggio di un’anima errante in cerca di risposte nascoste lì dove peregrine domande hanno trovato rifugio, approdo. A farmi compagnia silenti pensieri che urleranno in questo spazio su cui scrivo; a spasso le mie emozioni mi condurranno fin dove il mio cuore saprà arrivare.
    Achille Schiavone il scrive:

    👏🏻👏🏻👏🏻
    Buona domenica

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