Un triste sognatore (seconda e ultima parte)

[RIASSUNTO DELLA PUNTATA PRECEDENTE: Paul è contento della sua
vita dorata che trascorre negli agi e in compagnia di una 
bellissima ragazza. Tutto va per il meglio fino a quando non scopre, 
a causa di un lieve malessere, che la realtà che sta vivendo è molto 
diversa da quella che credeva: lui esiste solo perché è il frutto del 
sogno di una persona frustrata dalla propria esistenza]

Paul non si poteva arrendere a tutto questo, non avrebbe mai permesso di sparire definitivamente chiuso in qualche cassetto mnemonico di chissà quale oscuro individuo e perdere quanto di più bello aveva potuto conoscere.
Cominciò così ad indagare cercando di capire chi fosse la persona che lo aveva creato e che ora aveva decretato la sua fine. Scoprì che si trattava di un grigio impiegato che lavorava in una dimenticata e squallida biblioteca alla periferia di una megalopoli del Sud del Paese. Una persona dalla vita monotona e incolore che evadeva dalla sua esistenza privo di qualsivoglia svago immaginandosene un’altra piena di soddisfazioni e di esperienze fantastiche. Ma ora, anche in quella tediosa vita, qualcosa era cambiato. Paul scoprì infatti che il triste sognatore aveva vinto un premio favoloso a un concorso nazionale. La fortuna lo aveva aiutato e adesso tutto ciò che aveva solo sognato avrebbe potuto viverlo in prima persona. E’ per questo che Paul di lì a poco non sarebbe più servito a nulla, come si doveva più sognare un qualcosa che finalmente si sarebbe potuto realizzare! Doveva allora far presto, doveva trovare una rapida soluzione per salvare il suo mondo e quanto più gli era caro. Gli venne così in mente che il suo mesto sognatore avrebbe potuto ritornare a desiderare di essere ricco se solo avesse perso ogni cosa e fosse tornato a essere quello di prima.
Fu così allora che, in uno dei più sbiaditi sogni in cui aveva potuto prender corpo, Paul riuscì a convincere il sognatore che dalla brace rimasta accesa nel camino di casa sua si era staccata una scintilla che aveva incendiato il tappeto per poi estendere le fiamme ai quadri e ai mobili della sua nuova e sfarzosa villa. Preso dal panico, il sognatore, pensando che il sogno fosse reale, si buttò a capofitto dalla scala del soppalco dove dormiva e, complice il buio, mise un piede in fallo cadendo malamente e ferendosi seriamente.
Paul poté così ritenersi soddisfatto. Il sognatore, a seguito della caduta rimase paralizzato dalla cintola in giù, cosicché i soldi che finalmente aveva vinto non gli sarebbero serviti se non per avere dei domestici e infermieri che lo avrebbero accudito e aiutato a prendersi cura di lui mandando avanti la casa. Avrebbe però anche dovuto rinunciare a poter vivere una nuova esistenza come la intendeva lui vale a dire viaggiando, facendo sport, andando a ballare in feste sontuose, circondarsi di donne bellissime. Il sognatore, piano piano, riprese i suoi vecchi sogni rimettendo Paul nel suo ufficio, circondandolo, ancora una volta, di tutte le belle cose che mai avrebbe potuto più avere compresa la compagnia della splendida Colette.
Paul si ritrovò a ricuperare il braccio perso e ogni altra parte del corpo che gli era sparita. Anche la giovane mulatta aveva preso di nuovo posto accanto a lui, così come i suoi conti in banca erano diventati floridi. Ogni cosa era tornata al suo posto.
Per festeggiare Paul passò da una parte all’altra del mondo, visitò casino, alberghi e ristoranti stupendi. Si comprò persino uno yacht di quaranta metri con interni lussuosi ed equipaggio esperto.
Così accadde che, una sera, Paul si trovasse proprio a bordo del suo nuovo yacht ancorato appena fuori un porticciolo su di un’isola sperduta nel mare dei Caraibi. Si trovava sul ponte principale a godersi il suo aperitivo alla brezza serale di quell’angolo di paradiso quando sentì un rumore dietro di sé.
«Sei tu Colette?» chiese Paul girandosi sorridente.
No, non era Colette. Era solo un’ombra, l’ombra di un uomo con un giaccone blu ed un passamontagna scuro a coprirgli il volto.
«Lei chi è? Che ci fa sulla mia barca?» chiese quasi balbettando Paul.
«È stato un gioco piuttosto sporco quello che hai messo su, non è vero, Paul?»
Lui rimase in silenzio. Qualcosa nel suo piano non doveva aver funzionato.
«Vedi, mio caro» fece l’uomo non uscendo dall’ombra che lo proteggeva «non si può mai sapere cosa può passare nell’intuito di un uomo. La mente, come si sa, può essere anche ottusa, poco intelligente persino distratta. Ma l’intuito, eh sì l’intuito, quello non conosce strade rette, ubbidisce a regole non scritte, irrazionali, percorre via impensabili, capisce e arriva là dove la mente razionale si ferma. Una cosa meravigliosa e delicata, ma anche capricciosa e testarda perché può, da una parte, decidere di sognare per potersi stordire e non pensare, ma può anche ritenere che non ne valga più la pena di rifugiarsi in effimeri e vacui sogni se la vita non è più degna di esser vissuta.
«Non vorrà per caso suicidarsi il nostro sognatore?» fece allarmato Paul stringendo il bicchiere che era lì lì per rompersi tra le sue dita.
«No, suicidarsi no, questo davvero glielo impedirò».
«E allora cosa è successo, cosa vuoi?»
«Sono venuto a dirti che il nostro amico è diventato, grazie alla tua bella trovata, di pessimo umore. È depresso e agitato, in poche parole dorme poco e male. Pensa a tutto quello che avrebbe potuto avere e che non avrà mai come in una ossessione. Insomma, come dirtelo caro Paul, quando si addormenta ha iniziato ad avere dei terribili incubi».
«Incubi?!?»
«Sì, incubi!»
«Ma è normale avere ogni tanto degli incubi…»
«Il tuo problema è che il suo incubo sono io; il nostro sognatore in altre parole non ha più bisogno di te. Non c’è più spazio per sogni dorati e donne fatali. E poi come tu sai ci sono incubi innocui e incubi orribili, incubi questi ultimi cioè che possono uccidere i sogni, buoni o cattivi che siano. Io sono insomma la sua nuova realtà onirica, fatta di rivalse, vendette e rivincite sulla vita amara e ingiusta che gli è capitata grazie a te.»
Dicendo così l’uomo tirò fuori dalla tasca qualcosa che Paul non capì bene cosa potesse essere. Poi un raggio di luna si posò sulla canna della pistola riflettendosi proprio nell’occhio sbarrato di Paul. Seguirono tre colpi in rapida successione che trapassarono il corpo di Paul frantumando al loro passaggio persino il bicchiere di cocktail che esplose in una fantasia di mille colori e questo proprio mentre l’uomo come un masso precipitava all’indietro nell’acqua sottostante. Seguì un tonfo sordo, come se venisse da lontano, subito coperto dal risveglio dell’uomo che sognava e che, sorridendo, come non aveva fatto ormai da molto tempo, chiese per favore al domestico un bicchiere di champagne.

7 pensieri su “Un triste sognatore (seconda e ultima parte)

  1. Insomma il sogno è stato creato e distrutto…cosa ci sta di peggio?
    Forse il motivo è che se i sogni sono dettati dalla necessità sono BISOGNI…
    Troppo denso di significato questo pezzo…
    BUONA NOTTE

  2. blog do pflkwy – Sobre notícias e política com um viés nacionalista, onde os bravos nunca ousaram percorrer e que não espere deste o obsequioso silêncio dos covardes, amortecendo consciências, desarmando resistências que só no fátuo da retórica da ideia, da moral e da ética é que se venera seu oponente evitando a sedição!
    blog do pflkwy il scrive:

    O sono é energético na recuperação do ser.

  3. Paul dove piangere se stesso, perché ha tirato troppa la corda e alla fine è stato punito dal suo stesso sogno, liberando l’uomo dal suo incubo di non aver avuto la fortuna di raggiungere il suo sogno.

  4. Birbo Bicirossa – Ciao, voglio avvisarti che proseguendo troverai due blog di pessima satira e dubbio umorismo. Un consiglio, non seguirmi credendo che contraccambierò, perché di solito non lo faccio. 😁🤪😉
    Birbo Bicirossa il scrive:

    Ottima storia e un finale per me del tutto imprevedibile, lo ammetto. Credevo che Paul fosse arrivato al bivio tra due direzioni, cioè che potesse cercare di rendersi più interessante, per continuare a farsi sognare, oppure che tentasse di salvarsi diventando a sua volta un sognatore, quindi dando vita a sua volta a un sogno che dipendesse da lui.

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