Il sicario (seconda parte)

[RIASSUNTO della puntata precedente: Un agente segreto, consapevole 
di aver goffamente fallito nella sua ultima missione, tanto da essersi 
fatto scoprire, si accorge che, da un paio di giorni, si è installato 
sotto casa sua un uomo dall'apparenza non minacciosa e forse per questo 
ancora più pericolosa. Tutto fa pensare che possa essere un sicario 
mandatogli da qualcuno per eliminarlo]
Leggi la puntata precedente --> Il sicario (prima parte)

Dormì poco e male. Il sapersi braccato fin dentro il suo appartamento lo angustiava. Il telefono squillò ancora nella mattina, per ben due volte a distanza di qualche secondo. Quello sembrava essere l’unico interessamento dell’Organizzazione per il suo enorme problema. Non potevano pensare che gli fosse successo qualcosa? Che era in trappola? Bella roba, pensò, dopo tanti anni di onorato servizio, ora lo lasciavano lì a far la fine del topo… Se solo avesse potuto rispondere…
Passò una giornata d’inferno. Rimase ancora senza mangiare. Il sicario si trovava sempre nell’incavo del portone difronte a casa sua. Da dietro le tendine vedeva che ogni tanto se ne usciva un poco allo scoperto per guardare in su nella sua direzione.
Doveva fare qualcosa, non poteva andare avanti così. Verso mezzanotte maturò l’dea che avrebbe dovuto semplicemente eliminarlo. Questo gli avrebbe permesso di allontanarsi per un po’ e aspettare che la situazione si chiarisse.
Ci pensò ancora su. Ci pensò molto: poteva essere davvero rischioso.
Alle due, accertatosi che il sicario era ancora lì immobile come un messaggero di morte, andò nel suo armadio e tirò fuori la valigetta nera. Dentro, i diversi pezzi in cui era suddiviso il suo fucile speciale a infrarossi. Prese la scaletta interna dietro alla cabina dei comandi dell’ascensore e salì sul terrazzo. Dopo aver infilato i guanti, montò l’arma, con grande cura e mani esperte. Da ultimo montò il telescopio e il dispositivo ad infrarossi. Si avvicinò alla balaustra e provò ad inquadrare la sua vittima nel mirino. Da quell’altezza Jack poteva vedere molto bene il suo uomo. Anche se era appoggiato allo stipite del portone, poteva intravvedere tutta la testa e parte del busto. Poi posò l’arma. Chiuse gli occhi come per soppesare i pro e i contro. Sì, quella poteva essere la soluzione migliore anche se ovviamente non definitiva. Avvitò il silenziatore. Ora il fucile sembrava immenso più simile ad una lancia antica che a un fucile micidiale. Accese il mirino ad infrarossi e la lucina rossa andò a posarsi proprio sul cappello dell’uomo. Tirò fuori dalla tasca il proiettile blindato; caricò l’arma lentamente ma con decisione. L’uomo si mosse. La lucina ad infrarossi andò a sbattere sul portone dietro all’uomo. Poi questi ritornò sulla sua posizione di prima. Il sicario portò la sigaretta alla bocca. Fu l’ultima volta, perché Jack trasse a sé dolcemente il grilletto, senza strappare, come aveva fatto tante volte, con indubbia maestria. L’uomo si accasciò su sé stesso come un fantoccio. Un bel lavoro, non c’era nulla da dire. Il bersaglio non fece neppure alcun rumore, sembrava che gli avessero tolto la corrente e fosse rimasto inattivo, lì sul posto. In fretta Jack smontò l’arma, il mirino e il silenziatore. Tornò nel suo appartamento dove ripose la valigetta con l’arma dopo averla smontata. In un attimo fu in strada e con la sua macchina si mise a ridosso del corpo senza vita dell’uomo che aveva appena ucciso. Come pensava, non vi erano tracce di sangue. La pallottola UKS ad alta velocità che aveva adoperato consentiva la coagulazione immediata del sangue al foro d’entrata e, allo stesso tempo, una piccola, ma devastante esplosione all’interno del corpo. Era letale, ma non distruttiva. Con pochi gesti mise il corpo nel portabagagli. Imboccò la strada verso sud poi deviò, dopo qualche miglio, per la Foresta. Entrò nella Casupola 5F. Le vittime le portava sempre lì. L’Organizzazione s’incaricava poi di ritirarle per eliminare ogni traccia. Poco fuori dalla porta girò la sedia a sdraio verso il muro: era il segnale convenuto quello che c’era un ‘pacco da smaltire’. Forse ci avrebbero pensato loro ancora una volta. O forse no. Dopotutto ora non gli importava più nulla.

Continua la prossima domenica --> Il sicario (terza e ultima parte)  

6 pensieri su “Il sicario (seconda parte)

  1. bernard25 – Bonjour La vie est un beau voyage ... ... ... Avec ses joies et ses aléas... ... ... Sur mon chemin j'ai eu la chance de te rencontrer ... ... ... Et d'être ton ami ... ... ... C'est pourquoi aujourd'hui je te souhaite ... ... ... Une superbe journée ... ... ... Ici le temps n'est pas super Pluie et repluie ,venteux,frais J'espère que toi tu as un brin de soleil et que tu puisses en profiter Bisousss ... ... ... Bernard ... ... ... http://img4.hostingpics.net/pics/234030nol.png
    bernard25 il scrive:

    Bonjour un petit passage par chez toi
    Agréable Journée
    A Toi qui marches sur la route de ta destinée ! Ce jour est comme un pas de plus que tu fais vers toi-même.
    Tire de ces prochaines 24 heures une leçon de vie, un enseignement de l’existence pour devenir le meilleur de Toi-même
    Bise amicale Bernard
    Avec beaucoup d’avance je te souhaite d’agréable fêtes de fin d’année en famille
    AMOUR SINCERITE BONHEUR ARGENT ET LE PLUS IMPORTANT LA SANTE
    https://i.postimg.cc/Sxc7fzRK/bonjour.jpg

  2. fulvialuna1 – Cammino sempre a due metri da terra, la mia testa vive tra nuvole e venti, tra leggende e figure mitologiche, tra storia e arte....Come dice mio fratello, dovrei vivere in una torre, sulla montagna più alta del mondo; dovrei vivere tra libri, pennelli, tele, colori, stoffe.... Amo le alte vette, ma non disdegno il resto della natura, amo gli animali e il cuore me lo ha rubato un lupo. Amo tantissimo gli uomini che per me sono un mondo incredibile, ma le donne sono la mia forza,; non posso vivere senza bambini e senza le storie che raccontano gli anziani. Amo cucinare, cucire, dipingere, leggere, scrivere diari, scrivere su foglietti che viaggiano nella mia casa come avessero le gambe; mi piace il cinema, il calcio, le moto. Mi piace occuparmi della mia casa e del mio giardino...ma non sono Biancaneve e nemmeno Cenerentola, sono Paola, che per una serie di incredibili storie posso essere anche Penelope e anche Fulvialuna. Il mio sogno più grande è la pace nel mondo, questo mondo in cui cammino sempre a due metri da terra, ma quando ci appoggio i piedi resto ben salda ed è difficile spostarmi, tanto che il mio motto è "...il posto che mi piace si chiama mondo..."
    fulvialuna1 il scrive:

    E attendo….

  3. Birbo Bicirossa – Ciao, voglio avvisarti che proseguendo troverai due blog di pessima satira e dubbio umorismo. Un consiglio, non seguirmi credendo che contraccambierò, perché di solito non lo faccio. 😁🤪😉
    Birbo Bicirossa il scrive:

    Ok, allora attendiamo la prossima puntata. Nel mentre ti segnalo : “con aveva fatto tante volte, con indubbia maestria.”

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