La Nana Ellittica

«Sono il Comandante Darken, Viktor Darken…» disse con un certo orgoglio collocandosi davanti alla scrivania e abbozzando nello stesso istante un morbido sull’attenti. «Sono appena sbarcato.»
La stanza era molto angusta come non ci si sarebbe mai aspettato da una Stazione spaziale di Dogana. Il giovane Funzionario, dall’aria rilassata e compiaciuta, gli indicò la sedia davanti a lui senza fiatare. Poi prelevò dal supporto uno scanner a pistola e lo puntò sulla fronte dell’Ufficiale. Una linea violetta baluginò rapida nell’aria.
«Qui abbiamo un problema» fece il Funzionario con un volto privo di espressività.
«Un problema?»
«Un problema!»
«Che genere di problema?» fece Darken alzando il tono della voce.
«Il suo ID di nanochip frontale è incompleto.»
«In che senso?» incalzò preoccupato.
«Lei ha per caso superato la Cintura di Kwaals
«Certo, vengo dalla Nana Ellittica del Cane Maggiore.»
«Ecco, appunto… i nanochip di vecchia generazione come il suo… che, vedo,…» disse corrugando la fronte nel controllare meglio i dati sul monitor «… che vedo risale a una cinquantina di anni fa… non sopportano l’altissima densità della Materia Oscura propria della Cintura di Kwaals e vanno in avaria. Risultato: 16 dati alfanumerici su 32 del suo ID sono illeggibili.»
«Ma come è possibile? Ha controllato anche l’ID del nanochip femorale?»
«Quello addirittura è del tutto fuori uso. Lei però avrà con sé il Certificato Primario di Impianto…»
«Non l’ho mai ritirato… ci ha pensato mia moglie, però.»
«Mi spiace, allora non posso farla entrare nel Mondo Interno.»
«Scherza? Se il nanochip è guasto, lo ripari. Chieda informazioni alla Sede madre; contatti mia moglie…» fece alterato il Comandante.
«Non funziona così, e poi i nanochip del suo tipo non sono, da tempo, riparabili. Inoltre, per ragioni ovvie di sicurezza, non sono neppure espiantabili per una loro eventuale sostituzione. Come lei ben sa, il nanochip vitae viene impiantato nella “fontanella” del cranio alla nascita, ma con il tempo sviluppa una fitta rete di filamenti organici che avvolgono gran parte del cervello. Estrarre ora il nanochip significa anche estrarre molto tessuto cerebrale persino profondo; nel migliore dei casi lei diventerebbe un vegetale.» Il Funzionario disse tutto questo con un’espressione apatica come se avesse appena letto un manuale di manutenzione di un vecchio ÜZZER 9000.
Darken era ammutolito.
«Inoltre, il Mondo Interno non può fornirmi dati se non fornisco l’ID corretto» proseguì il giovane nel suo resoconto «il suo nome e cognome non bastano se non per informazioni parziali e non ufficiali. Allo stato è come se lei non esistesse.»
«Ma sono diciotto anni che non vedo la mia famiglia e ho un fiorente ranchfood nello Stato di Overwood che devo rilevare…» disse il Comandante con la voce che gli si stava incrinando.
«Dunque, dunque… ho una zia a Overwood» fece a sorpresa il Funzionario continuando a digitare senza mutare espressione. «Ecco… qui, sotto il nome di “Darken, Viktor”, nel Database Alternativo risultano tre persone a suo carico di contribuzione fiscale: “Judith, Martha e Jamaika”.»
«Sì, mia moglie e i miei due figli.»
«Ecco, sono migrati circa dieci anni fa in direzione di NGC 300.»
«Ma è dall’altra parte della Galassia!»
«Esatto… e quanto al Ranchfood Tomahawk di Darken & Darken nello Stato di Overwood, vedo qui… già… è stato venduto… sì, esatto, è stato venduto… ecco, appunto dieci anni fa… il che mi torna…»
«Venduto? La mia famiglia è partita? Ma non è possibile!»
«Non so che dire… non ne sapeva niente?» fece il Funzionario dimostrando per l’eventuale risposta un interesse pari a zero micron.
«È che sulla Nana Ellittica del Cane Maggiore la ricezione è pessima, non ci siamo più sentiti e…» si giustificò il Comandante.
«In conclusione… come le ho già detto, non posso rilasciarle il Visto di Entrata; dovrà abbandonare questa Stazione di Dogana entro 24 ore da adesso» disse firmando e timbrando un fogliettino che consegnò all’Ufficiale. «La prossima destinazione esterna la scelga pure lei… adesso però i Verificatori devono ancora controllare il suo bagaglio… si accomodi pure nella Stanza di Verifica qui accanto, per cortesia: devono essere completate le formalità di reimbarco… Grazie per la sua visita su Varco XVI. Arrivederci…» fece il Funzionario con tono di commiato facendo capire che il Controllo preliminare era concluso.
Darken si alzò lentamente dalla sedia scomoda. La sua esistenza nell’ultimo quarto d’ora si era ribaltata completamente. Nella mente aveva solo il vuoto e nell’animo forti sentimenti contrastanti. Raggiunse la Sala Verifica. Il suo bagaglio era già lì, sul pavimento in trioprene. Ma non c’era nessuno.
Di lì a poco la porta di aprì.
Entrarono tre persone.
«Sorpresaaaaa!» gridarono tutte all’unisono.
«Judith, Martha e Jam! ma allora… voi… non siete…» balbettò incredulo il Comandante guardandole. Poi, piano piano, emettendo uno strano suono rauco, si accasciò a terra preso da violente convulsioni.
«E ora che gli prende?» chiese il Funzionario che nel frattempo era sopraggiunto. «Ma soffre di qualche malattia, suo marito?»
«Non ne ho idea!» rispose Judith pallida. «Sono diciotto anni che non lo vedo.»

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