La Botte di Contrizione

Il ragazzo si reggeva a fatica sulla sartia dell’albero maestro. La sponda della murata di babordo, su cui era salito con i piedi nudi, era scivolosa e convessa. E non da ultimo il coltellaccio di Lacoruña gli bucava la schiena ogni volta che il rollio del brigantino lo sospingeva all’indietro.
«SALTA, SALTA» gridavano in coro gli altri marinai. Un magnariso che si era fatto prendere dall’entusiasmo aveva sparato per aria con il suo schioppo arrugginito. Pessima idea. Perché avrebbe sicuramente attirato l’attenzione del Capitano. E così fu.
«Lacoruña!» tuonò Lui, poco dopo, non appena comparve sul ponte superiore. Capitan Morsenigo de’ Loredan, nonostante i capelli bianchi fluenti e un velo di barba bianca, era ancora giovanile. Lo sguardo severo e penetrante e quel suo modo di sporgere il busto in davanti quando parlava, come se ti volesse aggredire, gli conferiva, unitamente alla sua stazza imponente, un’autorevole presenza. Lacoruña, dal canto suo, complice il vento forte e la risata sonora e sgangherata, non l’aveva sentito.
Il Capitano si inoltrò sul ponte e gridò di nuovo.
«Sottufficiale Pedro Lacoruña, cosa sta facendo?»
L’uomo, sorpreso da quella voce potente, fece un passo indietro alzando istintivamente le spalle e, mettendosi sulla difensiva, cercò di nascondere il coltello. Poi, dandosi un contegno:
«Mio Capitano, questo furfantello ha fatto visita alla mia dispensa personale e si è mangiato la razione di un giorno di carne essiccata.»
Ci fu un attimo di silenzio. Il vento scuoteva gli stralli come se volesse strapparli via.
«È vero, mozzo, quello che dice il sottufficiale?»
«Sì, Signor Capitano» confessò subito Alvise urlando per superare il rumore delle onde che schiaffeggiavano la fiancata del veliero «avevo fame…»
«Ma hai rubato, figliolo… ed è una mancanza grave quando si è in navigazione.»
«Lo so, Signor Capitano, ma mi rubano a mia volta il cibo e io ho fame…»
Il Capitano si girò verso il mare aperto. Increspò la fronte di rughe; come se gli fosse tornato in mente un ricordo che pensava di aver dimenticato.
«Purtroppo dovrai essere punito secondo le regole del “Valente”…» disse dopo un po’.
«SALTA!, SALTA!» ripresero a gridare in coro gli altri marinai.
«ZITTI! State zitti tutti, marinai… sarai tu stesso invece, mozzo, a scegliere la tua punizione!» sentenziò, con voce stentorea, Morsenigo. «Dunque… puoi tuffarti in mare da lì dove sei adesso e, in apnea, fare il giro sott’acqua dello scafo…»
I marinai ascoltavano attenti. Alcuni ridacchiavano, ma essendo stranieri era probabile che non avessero capito appieno. Il Bepy sputò di lato. Lo faceva sempre quando era nervoso.
«Oppure… puoi venire trascinato dal brigantino con una gomena legata alle mani… e in una mezz’ora appena te la potrai cavare…» enumerò il Capitano aiutandosi con le dita della mano destra da cui mancava la porzione distale del mignolo «…oppure, ancora, rimarrai chiuso nella Botte di Contrizione sul ponte inferiore, per una settimana intera.»
Alvise cercò di riflettere velocemente. Gli avevano raccontato del “giro di carena”: se non stai attento, affoghi; i polmoni ti bruciano come se dovessero prendere fuoco e puoi svenire nel momento del doppiaggio della chiglia. E il brigantino ha murate profonde, pensò. Lo “strascico a mare”, poi, era altrettanto pericoloso, se non di più. Se ti riusciva di sopravvivere e non era detto che il brigantino navigasse adagio, si poteva bere tanta di quell’acqua salmastra da contorcersi le budella per giorni; senza contare che in quel tratto di mare era pieno gli squali.
«La botte!» urlò il mozzo per farsi sentire da tutti. «Scelgo, la botte! Signor Capitano.»
«Va bene, scendi» gli fece un marinaio che gli si era avvicinato. Il Capitano rientrò con passo lento in cabina.
E mentre Alvise si spogliava dei suoi vestiti, altri facevano rotolare la botte.
«Ci starà scomodissimo, per una settimana, là dentro» disse il Raspo all’amico.
«Già! Ma non si deve riposare…» fece l’altro sogghignando.
«In che senso? E poi come farà a respirare, una volta che metteranno il coperchio? Ah no… meno male… vedo che c’è un’apertura da un lato…» fece il Raspo accostandosi alle doghe.
«Quel buco non serve per la bocca…» disse l’amico e gli strizzò l’occhio.
E, subito dopo che il mozzo fu fatto entrare nella botte, il Raspo capì quale parte anatomica sarebbe stata esposta.
«Bene!» fece ridendo sguaiatamente Lacoruña. «Sono il danneggiato e comincio io per primo…»
E si tirò giù le brache.

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