Sugar

Si precipitò in strada: l’auto, una berlina nera senza i segni di istituto, era ferma ad aspettarlo.
«Allora cosa abbiamo?» si sentì dire che ancora non aveva chiuso la portiera.
«Dunque… Dottore…»
«Chiamami Bob…» lo interruppe l’uomo e subito dopo si allungò verso l’autista toccandogli la spalla. La macchina partì a forte velocità. Karl cercò di trovare una posizione comoda sul sedile e pensò che se il Sistema aveva inviato il loro Funzionario politico migliore era segno che la situazione stava precipitando.
«Sì… dunque… Bob…» esordì schiarendosi la voce.
«Come mai c’è una concentrazione elevata di questi… uhm “cosi” nella sua area? Da dove sono sbucati?» tagliò corto il Funzionario.
«Li chiamano “Chuar”, Dottore… Bob… e non sono affatto comparsi dal nulla…»
«No? Non sono, come dire, alieni?»
«No, affatto… sembra che siano il prodotto pasticciato di una inseminazione artificiale finita male.»
«Pasticciato?»
«Sì, pare che abbiano usato un DNA alterato che non doveva essere messo in circolazione…»
«Come è possibile una cosa simile?»
«Basta ordinare su Internet uno zigote non sanitariamente verificato e impiantarlo su donna consenziente desiderosa di un figlio senza tanti certificati… Hanno anche rintracciato da dove è stato spedito il plico ed è risultato provenire da un luogo sperduto ai confini tra la Cina e il Tagikistan. Solo che al posto di un laboratorio o di un ospedale hanno trovato una rivendita di souvenir.»
La macchina stava sfrecciando nel traffico evitando all’ultimo momento passanti e altri veicoli. Il lampeggiante posizionato sul tetto spargeva improbabili bagliori bluette tra le vie del centro.
«E questi… questi Chuar sono davvero tanto strani come si dice?»
«Giudichi lei…»
La vettura aveva rallentato per poi fermarsi circondata da altri veicoli che l’avevano fermata in una morsa inestricabile. Trascinando una gamba si stava avvicinando lentamente un essere basso e grasso, dal colorito tendente al fucsia pallido: la faccia era sproporzionata rispetto al resto del corpo ed era pressoché riempita da occhi grandi e spauriti e da un sorriso disarmante. Il tipo si fermò proprio davanti al finestrino di Bob. Disse qualcosa ciondolando la testa e, senza abbandonare il suo ampio sorriso, diede una leccata al finestrino lasciando una lunga scia di saliva che colò alla base piano piano.
«Cos’è questo schifo?» chiese Bob disgustato volgendosi verso Karl.
«Lo so… sono fastidiosi, invadenti, brutti e sporchi e sono ormai dappertutto… ma non fanno male a nessuno!»
«È una indecenza. Bisogna allontanarli, rinchiuderli da qualche parte, rimandarli da dove sono venuti.»
«È proprio questo il problema, Bob, sono nati nel nostro Paese… sono cittadini regolari come me e te; non si sa però dove vivano, né cosa mangino. Si sa ancora pochissimo di loro, ma di certo non costituiscono alcun aggravio di spesa per la collettività… Non ricevono sussidi, né contributi, né si ammalano mai… »
«E cosa vogliono?»
«Nulla… pare che desiderino solo considerazione e affetto… Quel che dicono in continuazione è “sugar”, zucchero, anche se loro lo pronunciano “chuar”, appunto, così come li hanno chiamati: ma vogliono una carezza, un sorriso, una buona parola… lo “zuccherino”… si accontentano solo di questo.»
«Ma danno fastidio… sono un insulto al decoro, al vivere civile, al…» si sfogò il Funzionario scuro in volto.
«È quel che pensano in molti… alcuni di questi Chuar sono stati picchiati a morte, altri, peggio, sono stati persino uccisi… ma tutto quello che è successo è che si sono moltiplicati… non si sa come, ma lo hanno fatto. Pare che l’unico modo per contenerne il numero sia assecondarli. Dar loro cioè quel che vogliono.»
Detto questo Karl tirò giù il finestrino e accarezzò due Chuar che si erano avvicinati a loro volta dalla sua parte, dondolando. Quando ritrasse la mano era grondante di saliva maleodorante.
«Dottore… Bob… bisogna farsene una ragione e soprattutto farci l’abitudine…»

dietro il racconto
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13 pensieri su “Sugar

  1. Bel pezzo…acuta la parte in cui ci sta infastidimento pure per ciò che non danneggia…la dolcezza e la carineria senza pretese e senza implicazioni di comodo forse non servono alla società? Il brano riflette a mio parere questa impressione …o forse è una mia visione unilaterale…cmq sagace narrazione alla tua maniera!
    CIAO

      • Un messaggio? Ahi ahi…
        😕
        Scusa Briciola, ma i Chuar non sono stati giudicati economicamente produttivi, perché quando raccolgono i pomodori li rovinano leccandoli. Inoltre è risultato che non chiedono l’elemosina, non si prostituiscono, non spacciano e non rubano. Quindi il circo a tre piste dell’accoglienza interessata ha deciso di non traghettarli nel mondo reale, e perciò resteranno confinati nella tua fantasia.

  2. Che dire ? Chissà cosa mai ci riserberà il futuro. Peccato che sbavino ed al contatto puzzino (ma succede anche con alcuni cani, che amiamo ugualmente).
    Allora W i Chuar.

  3. È difficile commentare un racconto del genere, e dicendo questo ti faccio un grande complimento. Posso solo aggiungere che a metà strada tra i continenti “accogliamo tutti” e “non accogliamo nessuno” esiste l’isola “del buonsenso”, che purtroppo è praticamente deserta!

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