Cala una pioggia insistente, a tratti leggera per non mollare l’abbraccio sulla terra che ormai la respinge; colpisce le foglie pallide che persistono sui rami sempre più radi; picchietta le tegole incupite di rosso rugginoso prima di incanalarsi furibonda nel buio delle grondaie.
La luce, a ben vedere, sembra ovunque e in nessun luogo, l’alba è inespressa, il tramonto è spento. La gente è assorta ancor di più nei propri pensieri raccolta com’è sotto gli ombrelli che si spalancano come funghi lungo le strade desolate.
Il clochard del sagrato della pieve si è ritirato chissà dove, il ragazzo biondo che di solito picchia selvaggiamente le latte vuote di vernice, la spalla appoggiata allo stipite d’un negozio serrato, sbircia l’opacità del cielo e scuote la testa; i tavolini rimasti all’aperto sono relitti abbandonati da un esercito disordinato in fuga.
Ogni tanto qualche passero riga ancora l’aria volando di sghimbescio, mentre le taccole ammutolite si rintanano nei varchi che il tempo ha modellato tra le pietre sgretolate dei palazzi antichi.
Pare non dover finire mai questa malinconia sotto le nubi cariche di risentimento; dalle bolle d’acqua delle pozzanghere d’acquerello nascono solo blande ubbìe e vien voglia di gridare che torni subito il sole per vincere la paura che d’ora in poi possa essere sempre così.
Ma in mezzo al campo la figura di un uomo rimane immobile sotto quell’acqua impietosa.
È comparso tra le zolle scure e profonde non appena la notte ha levato le sue mani buie dalla piana assopita.
Si erge ritto, impassibile, noncurante di quanto accade. Respira l’aria pulita tra l’erba stillante di pioggia, raccoglie i pochi colori che ondeggiano sotto le prime luci del mattino e fa bottino dei suoni che unicamente la campagna sa donare a quell’ora.
La pioggia schietta colpisce il suo vestito generando un suono incongruo nella mescola degli altri rumori, gli riga il volto tanto da far credere che egli pianga. Ma non piange affatto. È anzi felice nel suo intimo d’essere tra tutte quelle cose tanto care un’ultima volta. E poi, solo quando ha ritenuto di averne a sufficienza, di aver fatto il pieno di vita prima dell’eternità che lo attende, socchiude gli occhi.
E pian piano, nel vapore leggero di una foschia incerta, svanisce.
vuoto
Cette statue est très réaliste 👍
Molto novembrina, molto attuale. Un saluto.
Univers
In queste giornate piovose … Poesia!
Complimenti!
Per il testo che trovo dolce, evocativo e lascia aperto uno spiraglio per fantasticare sul finale, e per l’inserimento tra gli Over 😉
È vero, ci entrato in un giorno
Un acquerello…
Ma a te la pioggia piace? Mi incuriosisce saperlo…
Molto, soprattutto sentirla scendere (ma stando all’asciutto e magari tra le coperte)
Ah…all’asciutto …🤗
🤗certo che sull’asciutto potrebbe pure non infastidire…
Il titolo però non lo vedo adatto! 😊
Mi sembra meglio “Il saluto”…
Bel pezzo…bagnato al punto tale che per rispondere ho aspettato che spiovesse…Ahahah…nel senso che mi sono immedesimata tanto era ben descritto il tutto…buona notte!
🏊♂️
un post in tema con tempo uggioso e piovoso di queste settimane
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Novembre colpisce ancora…a ritmo di pioggia e poesia. Bello!
Capisco. Il clima pessimo di questi giorni ti stava intristendo, quindi per risollevare il morale hai scritto un’altra storia di fantasmi. Ben fatto. Uno dei segreti per vivere meglio è proprio prendere le cose con spirito!
😊
Ho apprezzato molto, davvero un piacere leggere. Grazie, Bianca.
Appena ho iniziato a leggere immediatamente è venuta fuori la parola poesia.
Contento del tuo passaggio da me, grazie assai.
Testo magnifico 😍 complimenti vivissimi.
Bel pezzo, di grande atmosfera!
Il tuo modo di descrivere le scene mi rammenta le lunghe sequenze di paesaggi di un film di Herzog, tipo “Nosferatu” con Klaus Kinski. Ancora una volta, hai scritto una storia sospesa tra realtà e sogno. Bravo!
Herzog è uno dei miei registi preferiti
Sapiente descrizione del paesaggio inondato dalla pioggia. Questa nella prima parte viene vista come portatrice di malinconia e prostrazione, nella seconda di sollievo e purificazione.
Sì è proprio così, Anna Maria: il (brevissimo) racconto è costruito su questo contrasto che è sia soggettivo che oggettivo perché la pioggia e il suo contesto sono percepiti da due ottiche del tutto differenti: da parte di chi vive la propria routine di vita e da parte di chi la vita la sta perdendo.
E la bellezza della pioggia è apprezzata pienamente solo da chi la sta perdendo la vita.
Non ero certa che fosse questo il senso…
Molto bella.
ha fatto appena in tempo, ha giusto smesso di piovere
bello
Bello, diverso dal solito!! 🙂
Incantevole…
Bellissime immagini, grazie.